Minacce per il nostro Paese, Napolitano: basta con le violenze

Valentina Manzo

Dopo le pressioni e le critiche di molti alleati europei per la sua passività sulla rivolta libica, il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi si prepara oggi a telefonare al leader libico Muhammar Gheddafi. Berlusconi proverà a chiedere al colonnello di cessare al più presto le violenze contro il suo popolo e di avviare un dialogo politico con chi è sceso in piazza in questi giorni contro il regime. Secondo fonti diplomatiche il colonnello ha già fatto sapere al governo italiano “di essere pronto a resistere e combattere contro questa insurrezione”: la reazione iniziale del premier di sabato scorso (“non lo chiamo per non disturbarlo”) era stata interpretata unanimemente in europa come un tentativo italiano di coprire l’azione repressiva libica, mentre secondo fonti di Palazzo Chigi si trattava di una reazione istintiva nel momento in cui Berlusconi non aveva ancora compreso la gravità della rivolta libica. Una nota del Quirinale afferma che il Quirinale sta seguendo con attenzione le drammatiche notizie provenienti dalla Libia che riferiscono di un già pesante bilancio di vittime fra la popolazione civile. Il Capo dello Stato sottolinea come alle legittime richieste di riforme e di maggiore democrazia che giungono dalla popolazione libica vada data una risposta nel quadro di un dialogo fra le differenti componenti della società civile libica e le autorità del Paese che miri a garantire il diritto di libera espressione della volontà popolare. Il Consiglio di sicurezza dell’Onu si è riunito oggi per discutere della crisi libica. Quella di stanotte è stata la prima apparizione televisiva di Gheddafi da quando è scoppiata la rivolta in Libia. Suo figlio Seif al Islam ieri notte aveva invece parlato in diretta per 45 minuti, promettendo riforme, denunciando un complotto internazionale contro la Libia e ammonendo che il regime intende resistere fino all’ultimo uomo e all’ultima donna. Mentre precisava che era stato dato solo l’ordine di bombardare i depositi di armi e non di sparare sulla folla. Il segretario delle Nazioni Unite Ban Ki-moon ha annunciato che il Consiglio di sicurezza dell’Onu si riunirà oggi per discutere della crisi in Libia, precisando di aver parlato con il colonnello Gheddafi per 40 minuti esortandolo a rispettare pienamente i diritti dell’uomo, la libertà di assemblea e di parola e a porre fine alla violenza contro i dimostranti. In Italia il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi si è detto molto preoccupato per quanto sta accadendo in Libia parlando di “inaccettabile violenza” e stasera è in agenda un vertice interministeriale (tra i ministri degli Interni, degli Esteri, della Difesa e dello Sviluppo economico) a Palazzo Chigi. Un aereo C-130 dell’Aeronautica sta per partire dall’Italia per rimpatriare i nostri connazionali. L’annuncio è del ministro della Difesa, Ignazio La Russa, in visita ufficiale negli Emirati Arabi Uniti: “Il C-130 – ha detto – decollerà in mattinata e riporterà a casa entro oggi i primi italiani da Bengasi”. Nei Paesi Arabi in rivolta il re del Bahrain Hamad Ben Issa Al-Khalifa ieri in serata ha aperto ordinando la liberazione dei prigionieri sciiti, una delle richieste chiave dell’opposizione che ha indetto per oggi una nuova grande manifestazione nella capitale Manama. Sempre ieri in serata il regno del Bahrein aveva ufficializzato la rinuncia al Gran premio di Formula 1, che il 13 marzo avrebbe dovuto aprire la stagione automobilistica. Intanto il leader dell’opposizione Hassan Machaima ha annunciato da Londra l’intenzione di tornare domani nel Paese.