Salerno: Mons. Moretti, tutto cambia, nulla cambia

Aldo Bianchini

E’ molto tempo che nei miei articoli non torno più sulla spinosa realtà della curia salernitana. La causa è semplice, ho ritenuto doveroso e opportuno osservare l’evoluzione delle cose per due motivi. Il primo è il rispetto dovuto all’intelligenza di voi lettori, intelligenza inondata di bollettini ufficiali del sito diocesano e raccolti pari pari dalle testate giornalistiche locali e regionali. Il secondo è che insieme a voi occorre leggere cosa c’è dietro i proclami che hanno sapore di desiderio più che di operativa fattività di una chiesa che volesse davvero essere un cristallo trasparente. Cosa è accaduto dopo il 12 settembre 2010 data nella quale ha fatto il suo ingresso in diocesi Mons. Moretti? Verrebbe da esclamare: niente! Purtroppo non è così, è successo peggio del “niente”. Esiste qualcosa peggio del niente? Si cari amici, accade quando si vogliono far vedere grandi cambiamenti che non ci sono, si fanno appelli a guardare avanti solo per non risolvere quello che c’è nel presente, quando si praticano operazioni di livellamento di un terreno sconnesso cercando di nascondere buche nelle quali con certezza matematica ed empirica si cadrà nuovamente. Ma a questi finti ribaltoni siamo abituati, solo che chi li opera finge di non saperlo e arriva perfino a tradirsi quando scrive di idolatria di onnipotenza a pagina 37 dell’ultimo documento “Dal Vangelo alla vita, dalla vita al Vangelo”, traccia per la pastorale futura. Preso dai tormentoni del momento anche lui fa leva sulla facile e scontata demagogia della corruzione, ovviamente quella dagli altri, cioè al di fuori della chiesa, e non guarda a quegli uomini di chiesa, quasi sempre di alto rango o che in alto mirano, che spacciano l’interesse privato per bene collettivo, coltivano il culto della propria immagine con statue, portali e mosaici e mai si schierano dalla parte della verità senza  “se” e senza  “ma”. Sarà il gioco dei ruoli che in definitiva tutti accomuna. Il ruolo del politico! Ed è proprio a questo stile che il nuovo capo della curia (ormai non più tanto nuovo) ci richiama con il suo formale disinteresse per un passato che fa finta di non gradire e che invece  richiederebbe coraggio per essere affrontato. È il caso del richiamo, presente sempre nel suo ultimo documento, ad un sinodo diocesano di cui non si è avvertita nemmeno l’ombra quando veniva celebrato. Strano modo di ricorrere al popolo partendo da un documento che al popolo è stato fatto “firmare” senza che ne conoscesse i contenuti. Certamente belli, ma frutto del tavolino piuttosto che della coralità dei fedeli. Abile politico Mons. Moretti o ingenuo pastore?  Sa sfruttare le voci “libere” da calcoli terreni e profondamente “legate” alla logica della chiesa, quella vera? Abile politico o ingenuo è colui che formalizza il cambiamento di importanti organismi della chiesa come il Consiglio Presbiterale o il Collegio dei Consultori senza prima cambiare gli incarichi di coloro che per essi entrano di diritto in tali organismi, cioè l’assoluta maggioranza? Un passo avanti è stato fatto certamente. Se Mons. Pierro ci ricordava tempi di staliniana memoria, Mons. Moretti ci aiuta a rivivere momenti legati alle tecniche di compromesso camaleontico della politica della prima e seconda repubblica, nel più classico stile ciellino cui è tanto legato. L’unico vero e repentino cambiamento l’ha fatto per le casse della curia sostituendo don Enzo Rizzo con don Giuseppe Guariglia. E’ questo l’unico punto di differenziazione con Pierro tra l’altro spinto dall’età rispettabile di don Enzo Rizzo che comunque ha piazzato nella segreteria il suo uomo di fiducia don Felice Moliterno. Ci troviamo realmente di fronte al cambiamento pari al peggio del niente, anzi se avevamo un arcivescovo libero indipendente e padrone di se stesso, oggi con Moretti ci ritroviamo un arcivescovo probabilmente ingessato e prigioniero delle logiche di potere della vecchia curia salernitana. Alla prossima.