Il Codacons e la centrale di Atena

La sezione del Copdacons del Vallo di Diano spiega le ragioni del ricorso al Tar

 Aldo Bianchini

Francesco Cammardella e Roberto de Luca, del Codacons del Vallo di Diano, intervengono sulla vicenda della centrale a biomassa di Atena Lucana per rifare la storia di quanto realmente accaduto. Il Codacons afferma che la vicenda aveva subito uno stop forzato da parte delle indagini giudiziarie della  Procura di Santa Maria Capua Vetere, indagini che “avrebbero fatto emergere” nell’aprile del 2009 un sistema di diffusa illegalità, con precipuo riguardo alle autorizzazioni per costruire impianti produttivi di fonti energetiche alternative. Conseguentemente il Comune di Atena Lucana revocò il “parere positivo” al progetto senza entrare nel merito di una scelta di politica ambientale che, secondo il Codacons, aveva visto la netta emarginazione delle popolazioni locali, non coinvolte preventivamente nella discussione relativa all’opportunità di costruire un impianto del genere. Oggi il Codacons ricorda come all’epoca non ci fu nessuna presa di posizione da parte dei gruppi politici di opposizione sia nell’ambito del comune di Atena Lucana che in altri contesti più ampi. Eccezion fatta per l’assessore regionale al ramo che dimostrò un certo interesse verso il problema. All’epoca, dice il comunicato, “non eravamo a conoscenza della circostanza che la magistratura stesse indagando al proposito, cosicchè, allorquando l’autorità giudiziaria bloccò la costruzione dell’impianto a biomassa di Pignataro Maggiore, a cascata anche quello di Atena Lucana subì un fermo, perché i soggetti incriminati per la realizzazione del primo erano gli stessi che avrebbero costruito nel Vallo di Diano la centrale a biomassa”. La sorpresa arriva diciotto mesi dopo, quando  “la Natural Energy, società autorizzata alla costruzione dell’impianto energetico, anche con l’utilizzo di fondi pubblici, si è vista concedere dal suindicato settore la riapertura dei termini per l’ultimazione dei lavori, peraltro mai iniziati. Una “strana” pubblicazione del decreto autorizzativo, a ridosso del periodo natalizio, ha determinato la necessità di procedere a tappe forzate nella fase di preparazione del ricorso, che il Codacons e Cittadinanzattiva hanno presentato al TAR lo scorso 9 febbraio”. Per la cronaca ci tocca ricordare che il fermo subito dalla centrale di Atena non fu determinato da “improbabili infiltrazioni malavitose” ma da un eccesso di potenzialità della centrale stessa e che una volta rientrata nella norma è stato possibile riemettere da parte della Regione il “decreto autorizzativo” per la riapertura dei termini di gara. Ma il Codacons insiste e affonda   “… i nostri prossimi impegni saranno un’audizione in Commissione regionale Ambiente, che ci vedrà nuovamente impegnati a rivendicare il protagonismo degli abitanti del Vallo di Diano su scelte di primaria importanza per il futuro del comprensorio”. Seguiremo,ovviamente con molta attenzione, le prossime mosse sia del Codacons che degli Enti locali e regionali interessati al problema della Centrale di Atena Lucana.