Povera Lampedusa!

di Rita Occidente Lupo

Una frontiera in mezzo al mare, che rigurgita d’immigrati. Tesa tra il suolo italico e quello straniero, bombardato da quanti cercano un nuovo cielo, sfrattati dalla carestia e dalla guerra. Dalla fame e dal caos. Tra mille incertezze, i rischi delle carrette del mare, le epidemie prodromiche probabili. L’Italia, non regge più. Da carta assorbente, ha tamponato a lungo una situazione d’accoglienza, che gli stessi centri ora rigettano. Alle già insistenti oltre 2000 presenze, gli sbarcati in poche ore, senza pietà. Un’emorragia di presenze, flussi tunisini che non chiedono altro che ricovero per sottrarsi alla morte. Semmai mettendo in conto anche di poterla incontrare proprio eludendola, per i rischi che gli sbarchi comportano: specie per i minori! Lampedusa lancia il suo Sos: il sindaco, in nome d’un tricolore che sembra voltargli le spalle nel momento del bisogno, tamburella Maroni. Il quale, al di là del pressing sulle autorità africane, non fa granchè. Sollecita, chiede, marca il governo tunisino per uno stop ai flussi. Ma, nell’impazzata generale, al Ministro sfugge che “il si salvi chi può” ha sempre animato il panico, soprattutto della disperazione. Che le logiche rigurgitano, quando c’è in gioco la vita. Ed a Tunisi, l’allarme italiano, i fermi burocratici, gli stop istituzionali, poco importano: l’unico grido corale, fuggire il terrore, mettersi in salvo anche a costo di… essere rispediti al mittente e di ritornare nell’inferno! Anche la solidarietà italiana ha la sua soglia: il limite di sopravvivenza autoctona!