Forza. Tutti insieme

Padre Oliviero Ferro

Quando hai scelto di dare una mano nel gruppo scout, forse ti sembrava una cosa semplice, che non richiedeva molto tempo. Ma poi, quando ti sei messo seduto intorno a un tavolo e hai visto tanti altre persone che la pensavano come te, qualche dubbio è cominciato ad entrare nella tua testa. Ti sei chiesto come mai queste persone si ritrovano in una sede, in una stanza a parlare di queste cose. Ma forse non hanno niente da fare? O vogliono ancora continuare a giocare, giocare il grande gioco dello scoutismo. Poi quando i capigruppo cominciano a dire: ”fratello, sorella, allora ci diamo da fare a preparare il Progetto del Capo”, la confusione diventava totale. Poi, uno vicino a te, ha cominciato a dirti di non preoccuparti. Sono le cose che capitano a quelli che vengono la prima volta, poi passa, se l’entusiasmo è tanto. Ma cos’è mai questo Progetto del Capo. E’ progetto (gli scout hanno il pallino della progettazione), cioè avere chiaro in testa che cosa si vuole fare e verificarlo, in momenti diversi. Serve per rendere attiva e qualificata la sua partecipazione alla vita della Comunita’ CAPI (ecco come si chiama quel famoso gruppo intorno al tavolo), concorrendo così alla realizzazione del Progetto educativo di Gruppo(di cui ne parleremo a breve). Con esso,ogni membro della Comunità Capi, alla luce delle scelte del Patto Associativo (anche di questo ne parleremo) e confrontandosi con gli obiettivi del Progetto Educativo, individua le proprie esigenze formative e gli obiettivi personali, per contribuire efficacemente alla realizzazione degli impegni di servizio, individuati dalla Comunità Capi. Praticamente,ogni capo (educatore) scrive su un foglio i suoi obiettivi, a breve e a lungo termine, per migliorare la sua competenza metodologica, la sua vita di fede, la sua responsabilità sociale e politica e la sua adeguatezza al compito e ruolo di educatore. Viene presentato agli altri capi e verificato, almeno una volta all’anno. La Comunità Capi è legata dal Patto Associativo. Cominciando il proprio servizio di Capo, si aderisce alla scelta Cristiana, Politica e Associativa (senza se e senza ma). E insieme si costruisce il Progetto Educativo di gruppo, con gli obiettivi da realizzare. Tutto questo scaturisce da una analisi del mondo giovanile, del contesto territoriale(sociale, religioso…) e dall’operato della Comunità Capi. Naturalmente, è chiaro che si diventa testimoni dei valori del Vangelo (personalmente e comunitariamente) e la condivisione di “intenti”(si lavora insieme per un unico scopo). Certo non è facile,ma è entusiasmante vedere dei capi che da tanti anni hanno ancora voglia di mettersi in gioco. Scout un giorno, scout per sempre. Ma chi ve lo fa fare? Direbbe qualcuno. E’ il desiderio di trasmettere e condividere con altri delle scoperte che abbiamo fatto, che hanno segnato la nostra vita. Pensiamo che essere scout, avere il gusto di esplorare e conoscere, di fare le cose bene, di fare del nostro meglio,di rendere il mondo migliore di come l’abbiamo trovato è qualcosa di bello, di vero, di valido ancora oggi per tutti. Non sempre è facile fare delle scelte. Chi fa scoutismo non è uno che non ha niente da fare,ma che ha già delle responsabilità (famiglia,scuola, lavoro,impegni vari), ma che trova il tempo per costruire qualcosa di bello con altre persone (bambini, ragazzi, giovani e adulti) e non si stanca,perché continua a “giocare, a divertirsi”, a vedere il bene, anche se è nascosto. Per lui,come diceva Baden Powell,in ogni persona c’è almeno il 5% di buono e vuole farne uscire dell’altro. Per questo ha fiducia e lo fa insieme alla Comunità Capi, ad altri che, come lui, credono che “insieme si può”. Certo, si collabora con tante agenzie educative (famiglia, parrocchia, scuola). Non lavoriamo al posto di…, ma insieme ad altri per la costruzione dell’uomo completo, per rendere visibile il progetto di Dio in ogni uomo.