Fare previsioni non giova a nessuno, perchè si sbaglia!

Giuseppe Lembo

In questi giorni di euforia collettiva per l’arrivo del nuovo anno, a sentire i più, sembra che il 2011 ci porti un nuovo miracolo italiano. Si dice da più parti che, il peggio è passato e che, con fiducia possiamo guardare al futuro, visto ottimisticamente, come futuro di belle promesse per tutti. Se si tratta di un augurio è giusto che venga fatto e che, in qualche modo, possa anche contagiare i tanti che hanno bisogno anche delle sole promesse e delle speranze di cambiamento per sentirsi positivi e positivamente affrontare le tante difficoltà della vita. Ciò detto, va però subito considerata e concretamente la vera realtà italiana. All’orizzonte, non c’è niente di nuovo se non la sola speranza di almanacchi, almanacchi nuovi, utili a credere e a far credere che il nuovo anno ci porti il nuovo miracolo italiano. Si tratta, purtroppo, di una speranza senza fondamenta certe; si tratta di una sola speranza che sa più di miracolo che di certezze. In Italia nel 2011, rispetto all’eredità del 2010 potrà cambiare poco o niente; più niente che poco. All’orizzonte non c’è niente di nuovo; il sereno sarebbe un miracolo che le tante nubi minacciose di temporali non ci fanno intravedere come possibile. Lasciamo ai maghi ed all’astrologia le più rosee interpretazioni di felicità, di benessere e di mondi nuovi. Nella realtà dobbiamo essere convinti che i miracoli sono eventi assolutamente sovrannaturali, auspicabili, ma non sempre possibili. Il corso che determina la vita dell’uomo è dovuto soprattutto ai comportamenti umani ed agli stili di vita di ciascuno che influiscono positivamente e/o negativamente a seconda della virtuosità umana in essi contenuta. Osservando gli uni e gli altri non si intravedono eccessivi elementi di positività; prevale, purtroppo, su tutto, un profondo malessere che, da lunga data, influisce negativamente sulla vita del nostro Paese e non ci permette di essere positivi, mancando quelle certezze di futuro possibile, il frutto di tanta saggezza di un forte virtuosismo collettivo e di una direzione sapiente che, purtroppo, oggi non c’è. Che fare? Abbandonarsi alla rassegnazione ed allo sconforto del non c’è niente da fare oppure agire e reagire come singoli e come collettività d’insieme, interessati ad essere attivamente protagonisti del mondo, partendo, prima di tutto, dai propri spazi vitali? Il vero miracolo italiano si pone in questi termini e solo in questi termini; diversamente, c’è il niente, quel niente che è alla base dei nostri mali e dei tanti irrisolvibili mali dell’umanità. Personalmente non credo agli entusiasmi facili come ci viene fatto intravedere dall’ottimismo dell’apparire di Silvio Berlusconi e nella diffusa capacità del fare comune da parte dell’intera classe politica che governa il nostro Paese. Tra l’altro, c’è una importante componente, assolutamente estranea ai comportamenti politico/sociali ed economici dell’Italia; è la componente mondo, dalle caratteristiche sempre più globali e dal ruolo condizionante di tutto e per tutti. Se l’Italia se la ride non può certamente piangere il resto del mondo, le cui parti sono strettamente legate tra di loro; si tratta di una condizione che lega universalmente la condizione umana e la rende sempre più inscindibile. Il nuovo è globale e non può essere limitato e di favore per pochi; pure i cambiamenti non possono essere limitati a delle sole parti; riguardano l’insieme dell’umanità. Non è l’evento di inizio di un nuovo anno che bisogna caricare di attese miracolistiche; non serve a niente, proprio a niente. Affidandosi a previsioni di maghi ed astronomi, non si va da nessuna parte. Gli eventi umani, così come vengono, hanno per protagonisti gli uomini; si tratta di eventi positivi se le azioni degli uomini sono virtuose, sagge e sanno creare quell’insieme sociale che alla base contiene elementi di utilità umana per sé e per gli altri. I grandi eventi del mondo, a parte quelli naturali e/o tecnologici, sono centrati essenzialmente sull’uomo, sui comportamenti umani che, pur non producendo miracoli, producono certamente scelte utili che possono determinare un diverso futuro in ciascuno di noi, incidendo con forza sul presente che, per il bene di tutti, necessita del fare sapiens, senza il quale non ci sono miracoli, ma solo un inevitabile sfascio umano e sociale. Nel mondo e soprattutto da noi, a ben guardarsi intorno non c’è nulla che ci possa portare all’ottimismo, se non solo di comodo, di un mondo migliore, di un’umanità nuova e solidale capace di amare la pace al posto della guerra, l’essere al posto dell’apparire, la solidarietà al posto degli egoismi, la mente al posto dell’insaziabilità degli stomaci. È da qui che bisogna partire per un mondo nuovo e migliore. Le pagine degli almanacchi devono portare la buona novella di un mondo nuovo attraverso questi messaggi; se non ci sarà questo, purtroppo le belle attese, restano comunque solo attese vuote e senza futuro, in quanto il prodotto di inutili chiacchiericci e di menti che non ragionano ma gridano, non si confrontano ma si attardano in stupide elucubrazioni solitarie, non adottano decisioni ispirate ad un fare sapiens, ma solo idiozie che producono comportamenti spesso disumani e senza alcuna prospettiva di futuro possibile per l’uomo alla ricerca di una umanità da rifondare per non farla morire, con effetti devastanti per tutto l’insieme globale delle tante “diversità” umane sul pianeta Terra.