Italia: quale futuro?
Nelle tante diversità umane della Terra, c’è anche la nostra identità italiana. Una identità virtuosa per etica, valori condivisi, capacità di futuro, spirito di conoscenza, per creatività ed ideazione, per capacità organizzativa e del vivere bene con gli altri, offrendosi e offrendo i valori dell’appartenenza per un cammino d’insieme partendo dal passato, guardando il presente ed attivamente proiettandosi nel futuro. La gente del nostro Paese ha sempre cercato di vivere seguendo “virtute e conoscenza”. Oggi, purtroppo, non è così; abbiamo dimenticato il nostro passato ed il nostro intelligente impegno di seguire l’importante insegnamento della “virtute e conoscenza”. Siamo, purtroppo, un popolo in crisi; un popolo interessato più ad apparire che ad essere.Indifferenti all’essere parmenideo, all’etica condivisa, ai saperi, ci compiaciamo di vivere alla giornata, dando più importanza allo stomaco che al proprio pensiero, al proprio essere. Che tristezza, pensare ad un’Italia così! È difficile poter vivere; è, soprattutto, difficile immaginarne il futuro. Senza catastrofismo, non si può, comunque, nelle condizioni in cui si è ridotta a vivere la società del nostro Paese, pensare positivo e credere in un futuro possibile. Questi pensieri tristi e preoccupanti mi vengono alla mente leggendo un editoriale del Corriere della Sera. È giovedì 30 dicembre 2010. L’autore è il giornalista Ernesto Galli Della Loggia, studioso e pensatore equilibrato, seriamente impegnato e non certamente catastrofista di professione. Il titolo con cui rivolge la sua attenzione alla malasocietà del nostro Paese, è “Un disperato qualunquismo”. Nel discorso ben articolato di Ernesto Galli Della Loggia, discorso che condivido in tutte le sue parti, c’è una grande sofferenza (è anche la mia sofferenza) per come vive oggi l’Italia. Purtroppo è così; proprio non vanno bene le cose per il nostro Paese, un Paese sempre più confuso ed appiattito su se stesso. Le cause sono tante; dalla qualità della direzione, al senso sempre più diffuso di indifferenza umana da parte della gente che si compiace di vivere pensando sempre più a se stessa e senza minimamente preoccuparsi per quello che è il bene comune, da costruire con un cammino d’insieme. Un primo dato su cui si sofferma Galli Della Loggia è di ordine economico; nel 2010 il reddito pro capite è stato inferiore a quello del 2000. Il panorama del paese è sconfortante; basta guardarsi intorno per accorgersi dello stato comatoso in cui vive la nostra gente, sempre più indifferente a tutto. In condizione da vero e proprio allarme rosso è il Sud ed in particolare la Campania, dove serpeggia un forte malessere umano e sociale per le consolidate situazioni di violenze istituzionalizzate sulla gente sempre più popolo-plebe disposto a vivere da suddito in cambio di favori ricevuti. E così tanto familisticamente è cresciuta la sudditanza e la dipendenza da cancellare ormai ogni possibile prospettiva di sviluppo. Ma continuando la lettura dell’editoriale di Galli Della Loggia, vediamo i punti di sofferenza che, giorno dopo giorno, creano nuovi problemi, resi ormai sempre più irrisolvibili; alla base di tanto disperato malessere, c’è un sistema di istruzione assolutamente inefficiente, soprattutto al Sud (dall’indagine OCSE emerge che la Scuola Italiana negli ultimi decenni ha prodotto un milione di asini). Oltre alla Scuola ed ai processi educativi e formativi purtroppo malamente innescati, come altra sofferenza storica è la burocrazia sia centrale che periferica; Galli Della Loggia la definisce pletorica ed inefficientissima. Con indifferenza da meridionale informato, riconosco anch’io che è proprio così. Continuando ad osservare i mali dell’Italia, c’è da sottolineare la crisi della giustizia; nel nostro Paese i cittadini, abbandonati a se stessi, non hanno alcuna garanzia sul piano del diritto che, purtroppo, diventa sempre più, un diritto negato, con scenari tristi e diffusi da falso giustizialismo. Il malfunzionamento della giustizia deve fare i conti, tra l’altro, con una delinquenza organizzata che altrove non ha eguali; mafia, camorra e ‘ndrangheta rappresentano, dove esercitano il loro potere criminale, il vero potere. Come forza dell’antistato competono e sempre più spesso vincono sullo Stato, espropriandone i poteri a garanzia della democrazia, dello sviluppo e della persona umana. Dice ancora Galli Della Loggia che, le nostre grandi città hanno periferie assolutamente invivibili, dove succede di tutto e di più, soprattutto di notte, con protagonisti invisibili, quelli della notte, un popolo senza volto e senza voce che, in grande sofferenza, vive all’ombra dell’esistenza umana dignitosamente vissuta e come tale meritevole di essere alla base del civile rapporto uomo-uomo. Non a torto Galli Della Loggia scrive che, le nostre grandi città hanno le periferie più brutte del mondo; sono assolutamente invivibili ed hanno collegamenti da Terzo Mondo. Ma l’elenco del profondo malessere non finisce qui. L’Italia, è sempre Galli Della Loggia che scrive, ha la rete degli acquedotti che è un vero e proprio colabrodo; il territorio, ovunque scivola sempre più a valle, travolgendo uomini e cose. Oltre al patrimonio umano e territoriale è in crisi anche la cultura immateriale; profondo è il malessere dei musei, delle biblioteche e dei siti archeologici. Così facendo, l’Italia, per colpa della sua gente e soprattutto per colpa di chi la governa e, dall’alto del potere proprio di chi decide, fa scelte personali e di parte, sempre più discutibili, in nome del popolo sovrano, al punto da essere ormai un paese in declino. Solo un grande miracolo può salvarla. Ma, pur volendo credere al miracolo, non è possibile pensarlo come un toccasana dei mali del nostro Paese, un Paese dalle condizioni economiche catastrofiche, dove domina la corruzione nei concorsi e negli appalti e dove le tasse e l’evasione fiscale sono tra le più alte d’Europa.Abbiamo, tra l’altro, come ben sottolinea Galli Della Loggia, un grandissimo debito pubblico; il pagamento degli interessi, si mangia il nostro futuro, non permettendoci di intraprendere una qualunque possibile politica di sviluppo. Le reali gravi condizioni socio/economiche fanno considerare l’Italia un Paese ad alto rischio per cui non si fanno investimenti e/o se vengono fatti investimenti stranieri è solo per mettere le mani sul meglio del nostro apparato economico/produttivo. In modo inarrestabile, cresce il processo di deindustrializzazione; conseguenza purtroppo naturale, è anche la crescita inarrestabile della disoccupazione, soprattutto giovanile. Condivido con Galli Della Loggia che non si tratta di mali di origine recente. Purtroppo appartengono soprattutto al passato; è il passato che ci presenta il conto che oggi siamo costretti a pagare a caro prezzo. Non ci resta che piangere! Non ci resta che fare tesoro delle nostre doglianze e riflettere, per evitare altri errori che hanno come inevitabile conseguenza, una crescente crisi del nostro futuro, fortemente legato al presente ed a tutto quello che noi siamo e che noi sappiamo fare anche per quelli che verranno. La crisi del nostro Paese risale soprattutto alle scelte compiute negli anni ’70 ed ’80, quando si misero in atto strategie e rinvii che oggi rappresentano quel cappio al collo che ci sta lentamente strangolando, portando il paese ad una sua morte lenta e fatalisticamente vissuta da più; come tale inevitabile. L’Italia in declino non ha alcuna idea di sé e tanto meno ha idea del suo futuro possibile. Che fare? Come tentare di uscirne? Dicendo prima di tutto la verità alla gente e con questa, rigenerando le coscienze ammalate di qualunquismo. Il nostro Paese, individualmente e nel suo insieme sociale, senza falsi fingimenti ed astuzie varie, che non portano da nessuna parte, deve sapersi rispecchiare nella verità; deve ricercare la verità ed educarci alla verità, come valore di appartenenza, largamente condiviso. Dobbiamo capire l’importanza di giocare a carte scoperte; dobbiamo giocare e far giocare a carte scoperte i poteri forti che hanno in mano le sorti di questo nostro malandato Paese, sempre più sedotto ed abbandonato. È questo il viatico per salvarsi dal disastro che, diversamente è inevitabile.
Nel fare questo, dobbiamo, tra l’altro, saper capire che le cose del mondo sono profondamente cambiate ovunque, per cui, molto responsabilmente, anche da noi, bisogna saper ridurre sprechi e privilegi, per dare una mano solidale, a chi nel mondo sta anche peggio di noi e soffre più di noi, perché non ha mai conosciuto lo sviluppo umano-sociale ed economico ed è stato tenuto nelle retrovie del più nero sottosviluppo, facendogli mancare tutto, compreso il cibo per vivere. Il mondo è in forte movimento; è finita la stanzialità dei popoli che oggi si sono messi in cammino per chiedere, con forza, tutto quello che è stato loro sempre negato. Occorrono, per cambiare veramente, fatti concreti; occorrono comportamenti ed azioni responsabili. Nel nostro paese ed ovunque nel mondo che conta, non servono più a niente le dichiarazioni di principio, le belle parole, usate per “fottere” e “sfottere”, il prossimo sofferente. Nel nostro Paese, scrive Galli Della Loggia, in una società rassegnata a tutto e sempre più indifferente a tutto, domina una politica-potere, una politica-spettacolo divisa tra lo sciropposo ottimismo di Berlusconi e la volontà dei suoi oppositori che ciarlando e/o facendo spettacolo, credono di parlare al Paese, mentre di fatto, parlano sempre più, solo a se stessi. Il loro comportamento per niente credibile, non produce consensi, ma solo un crescente disprezzo da parte della gente, che si sente sempre più lontana dal teatrino dell’ormai traballante palcoscenico della politica-spettacolo. Sono più che attori, delle comparse, che interpretano malamente un copione ripetitivo a cui si sono fortemente affezionati. Non sanno parlare il linguaggio della verità e della chiarezza; non sanno pensare positivo e, indipendentemente dal proprio ruolo nello schieramento politico, non sanno produrre idee e proposte per risolvere i problemi del Paese e della gente. Solcano quotidianamente l’oceano del nulla; a fare cassa di risonanza è un sistema d’informazione altrettanto comatoso che sempre più, scrive per compiacersi e compiacere il potere, dimenticando o meglio completamente indifferente al ruolo del lettore, costretto a comperarsi ogni giorno pagine di bugie e di falsità che producono in chi legge, un disperato senso di qualunquismo ed un crescente rifiuto di un comunicare poco autentico dei quotidiani italiani. Mentre succede tutto questo, con grave danno per l’oggi ma soprattutto per il domani, la politica se ne sta in silenzio, evitando quella parola di verità che da tempo la gente si attende e che, se pronunciata con la dovuta autorevolezza e saggezza, può ridarci la forza di risorgere individualmente e come insieme sociale, capendo a fondo gli errori commessi, i sacrifici necessari e le tante possibili speranze che ancora possiamo avere come ex popolo virtuoso. Per il futuro del nostro paese c’è bisogno finalmente di un linguaggio politicamente nuovo tale da scoprire il silenzio omertoso che, per tanti lunghi anni, ha dominato le scene ed ha rappresentato l’anima di un potere sconvolgente, traditore e lontano dai cittadini, i veri protagonisti della rappresentanza politica. Ben ha fatto Galli Della Loggia, a darci crudelmente questo spaccato di società italiana così com’è; senza fingimenti e/o inopportuni imbellettamenti. Ma il Galli Della Loggia pensiero non si ferma ai problemi umani, sociali ed economici di esclusivo interesse del nostro Paese. Per tanta parte il suo pensiero è estendibile all’uomo del nostro tempo che rincorre l’apparire, i piaceri dello stomaco, il possesso delle cose, dimenticandosi completamente del proprio essere e della vita d’insieme con gli altri. Al centro dell’agire umano c’è sempre più l’Io mondo, che ingloba, assorbendole in se stesso, tutte le cose del mondo, all’alba di altre generazioni e di altri obiettivi che sono quelli della Terra-Stato e della società-mondo. Siamo fuori tempo massimo; l’uomo deve ritrovare se stesso, ricercando percorsi di vita nuovi, con al primo posto l’unità d’insieme. La nostra italianità, la nostra appartenenza, oltre a servire a noi tutti per meglio risolvere i gravi problemi in cui si trova il nostro Paese, serve soprattutto per affrontare insieme agli altri, in un contesto globale, i tanti problemi dell’uomo del mondo che, come dimostrano i primi segnali di una grande rivoluzione umana universalmente intesa, chiede ovunque quel diritto alla vita che a nessuno è dato negare. Anche nel nostro Paese, a promuovere con forza il rivendicazionismo umano dei diritti negati sono, prima di tutto, gli esclusi di sempre. Noi con la nostra identità, con la forza dei nostri saperi e della nostra cultura, dobbiamo essere intelligentemente al loro fianco e promuovere insieme, da protagonisti, il nuovo cammino umano che oggi si attendono tutti gli uomini della Terra, nessuno escluso. Non si può stare a guardare e/o a pensare ad altri tradimenti. Questo, sicuramente, è un fatto nuovo e per molti aspetti sconvolgente; è un fatto giusto ed opportuno che, da popolo in cammino verso un mondo nuovo, come italiani giusti e consapevoli del ruolo dell’uomo sulla Terra, dobbiamo contribuire a costruire, eliminando dalle nostre coscienze il senso dell’indifferenza che nell’uomo, provoca lentamente la morte di dentro. Un problema così rilevante per noi tutti e per il mondo che verrà, merita l’attenzione di tutti, anche dei tanti che facilmente preferiscono estraniarsi e considerare questi problemi di vita e di umanità come problemi degli altri e non anche nostri. Concludo manifestando la mia gratitudine a Galli Della Loggia ed invitando anche i miei pochi lettori a riflettere attentamente, non tralasciando di fare il proprio dovere di costruirsi e costruire un percorso d’insieme, facendo rete ed adoperandosi per quel bene comune del mondo che si chiama uomo della Terra.