Sassano: arrestato il medico ubriaco

Contenuta a stento la folla di parenti e amici che ha cercato di assaltare l’auto dei Carabinieri con a bordo il dottor D’Angelo

Aldo Bianchini

Senza appello i primi test sanitari effettuati poco dopo il disastroso incidente stradale che ha provocato la morte dei giovanissimi Nunzia Rinaldi (di Monte San Giacomo) e di Loreto Pippa (di Sassano). Dalle analisi del sangue e dalle altre prove effettuate, su ordine dei Carabinieri, immediatamente presso il plesso ospedaliero di Polla sarebbe emerso che il sanitario della guardia medica di Sassano, dottor Mario D’Angelo (di Salerno), al momento dell’incidente stradale era in preda ad un forte tasso alcolico con una notevole presenza di tracce di ansiolitici. Un miscuglio micidiale che potrebbe aver portato il medico in uno stato di assoluta incapacità di reagire alle sollecitazioni improvvise ed imprevedibili per l’imminente pericolo in quella maledetta curva (in loc. Porcile di Sassano e più precisamente in Via Ischia) che è posta alla fine di un rettilineo ed all’inizio di un altro o viceversa. Il medico, dunque, dopo gli esami eseguiti con grande professionalità ed assoluta indipendenza dai colleghi ospedalieri è stato preso in consegna dai militi dell’Arma che lo hanno sottratto all’aggressione di parenti ed amici. e subito destinato agli arresti domiciliari in casa a Salerno. In tanti dinnanzi al pronto soccorso di Polla invocavano a viva voce grande severità a carico del dottor D’Angelo reo, secondo i meglio informati, di presentarsi spesso in guardia medica in condizioni simili a quelle dell’ubriachezza e dello stordimento. Sono soltanto voci e, quindi, le prendiamo come tali; sono però voci molto ricorrenti nella comunità sassanese e la cosa potrebbe mettere in serio imbarazzo anche i dirigenti locali dell’Asl ai quali, probabilmente, il fenomeno lamentato dalla gente era già da tempo noto. Ma veniamo ai fatti, quelli concreti e reali. Il medico stava andando a prendere servizio nella guardia medica di Sassano e, dunque, al momento dell’incidente non aveva ancora iniziato il suo turno di lavoro; per questo fatto specifico nessuno potrà affermare che il medico era ubriaco sul posto di lavoro in quanto non aveva ancora preso servizio. Una posizione che molto verosimilmente la ASL dovrà valutare e vagliare bene per l’adozione dei provvedimenti che allo stato sembrano inevitabili. Altra storia per le responsabilità nel determinismo dell’incidente stradale che ha provocato la morte dei due giovanissimi Nunzia e Loreto. Sul luogo dell’incidente sembra non ci siano segni di frenata ed è presumibile che nessuno dei sinistrati si sia accorto del tragico impatto. La ragazza sarebbe morta sul colpo per le ferite gravissime alla testa mentre il ragazzo sarebbe sopravvissuto almeno per qualche minuto decedendo all’interno dell’ambulanza. Il medico è rimasto praticamente illeso. Impossibile capire al momento chi guidava l’auto dei ragazzi. Per quanto attiene i soccorsi va detto che sono stati immediati, addirittura i Carabinieri sono giunti sul posto nel giro di qualche minuto in quanto si trovavano, per puro caso, a circa due chilometri dal luogo dell’impatto mortale. Gli uomini del capitano Mastrogiacomo sono stati eccellenti e di grande professionalità. Ma ritorniamo alle responsabilità. Tra la folla di parenti molti chiedevano una punizione esemplare per il medico ma la legge, anche quella nuova, è molto chiara. Difficilmente, molto difficilmente, si potrà parlare di “dolo eventuale” (e quindi di volontarietà!!) e la responsabilità a carico rimarrà purtroppo sempre di “natura colposa” con tutte le eventuali aggravanti del caso. Insomma, come dire, che la pena scende rapidamente dai 25 anni per l’omicidio volontario ai quattro, o poco più, dell’omicidio colposo con una piccola impennata se verrà riconosciuta anche la “colpa cosciente”. Difatti in questo il nostro codice è stretto e stringente, uno che guida in stato di ebbrezza o sotto l’effetto di stupefacenti può essere indiziato di colpa cosciente e non di volontarietà. Al di là dell’odierna rivoluzionaria sentenza della Cassazione che ha riconosciuto la volontarietà a carico dell’automobilista che a Roma, viaggiando a cento all’ora, investi ed uccise in pieno centro due persone, la nostra legge disciplina i casi per generalità e non per specificità, siamo ancora molto lontani dal “diritto anglosassone”. Altra storia, invece, per i provvedimenti che l’ASL potrebbe e dovrebbe assumere a carico del medico che, seppure non ancora sul posto di lavoro, è stato comunque trovato in condizioni psicofisiche assolutamente non idonee al lavoro che doveva assumere da lì a qualche minuto rispetto all’orario del gravissimo incidente.