Mercato San Severino:“Scene da un matrimonio” di Bergman

Anna Maria Noia

Per la prima volta al teatro comunale di Mercato S. Severino, nell’unica data in provincia di Salerno, giovedì prossimo (ore 21) sarà rappresentata – nell’ambito della rassegna teatrale per l’anno in corso – una delle poche piece teatrali concernenti il capolavoro del regista cinematografico Ingmar Bergman: “Scene da un matrimonio”.Il copione, da molto tempo non portato in scena – soprattutto nella versione teatrale – vedrà protagonista il celebre Daniele Pecci, “consacrato” dalla fiction televisiva “Orgoglio”, che lo ha visto recitare insieme ad altri validi interpreti quali Elena Sofia Ricci e Cristiana Capotondi  indossando i panni del contadino Pietro Pironi; tuttavia Pecci ha alle spalle una lunga gavetta appunto in teatro, a partire dagli anni ’90, essendo dunque un artista “completo” che vanta un curriculum artistico di tutto rispetto e non solo a livello cinematografico. In “Scene da un matrimonio” questo attore sarà affiancato da Federica Di Martino, sua coprotagonista, nonché dal Teatro Stabile d’Abruzzo, al suo primo allestimento dopo il terribile terremoto verificatosi negli anni scorsi. Il tutto per la regia di Alessandro D’Alatri. La trama investe un testo stimolante e ricco di situazioni particolari e soprattutto attuali, moderne, come afferma anche il regista nelle note a disposizione della stampa. Dice infatti D’Alatri: “E’ un testo che invita a una proposta nei confronti del pubblico attraverso una rilettura dei comportamenti in chiave contemporanea e contestualizzata alla nostra cultura.” “Molti giovani – afferma – non conoscono l’opera e forse nemmeno il film, ma sono sicuramente un target estremamente sensibile alla tematica.”Momento centrale della rappresentazione è il rapporto tra un uomo e una donna, rivelati nel loro menage di coppia e calati nella quotidianità della convivenza.Tra le diverse scene del film si parla di Marianne e Johan, una coppia con due bambine solo apparentemente felice, che invece trattiene in sé tutte le “tensioni” di un rapporto di coppia, specie se noioso. Riguardo la versione teatrale che verrà proposta giovedì, attraverso scenografie (sobrie) ad hoc e con musiche introdotte all’uopo, il regista punta ad ottenere un testo senz’altro “differente” da quello originale, ma nel contempo sperimentare – attraverso le battute dei due interpreti – l’influenza da parte del “mondo esterno” sulla coppia. Alessandro D’Alatri intende modificare, rispetto all’opera di Bergman, il ruolo di Pecci: un professore universitario, una “parte” che non ha più la stessa valenza di quando è stata scritta l’opera. Nonostante i cambiamenti succitati, però, i due protagonisti restano in quella sorta di “limbo sociale” già descritto da Ingmar Bergman: una media borghesia colta e progressista imprigionata nella propria ideologia “politically correct”. Nell’ambito di una intervista in esclusiva a noi rilasciata – la prima rispetto ad altri quotidiani ed organi di stampa – Daniele Pecci ha espresso sue opinioni ad alcune domande a lui porte. Come le sembra recitare in una commedia così famosa, oltretutto poco rappresentata in Italia, soprattutto in una versione non cinematografica? “E’ un grande privilegio, è bello: il mio personaggio in particolare è unico nel suo genere, tratteggiato in un modo da essere vicino alla sensibilità del pubblico.” Lei è conosciuto soprattutto dalle spettatrici per la partecipazione ad “Orgoglio”, nel 2004, ma è nato con il teatro, in cui ha fatto una lunga gavetta: quale è secondo lei la differenza principale tra cinema e tv e teatro? Quale mondo è per lei più “insidioso” e difficile? “Vi è molta differenza: l’impostazione teatrale è di un certo tipo, al cinema invece è diversa. Sono comunque due facce della stessa medaglia. Secondo me è più difficile il teatro, perché si recita dal vivo, o perché si può essere soli sul palco, perché non vi è la  mediazione della telecamera. In teatro l’attore se la deve vedere più direttamente col pubblico, la tecnica cinematografica è diversa, è tutt’altro.” Come concilia la carriera di attore con quella di persona “della porta accanto”? “Sono un professionista che ama il suo lavoro, ma sono sempre me stesso sia sul lavoro che a casa, nei rapporti sociali come sul palcoscenico.” Quale impressione il recitare con il Teatro Stabile di Abruzzo, “uscito” appena fuori dal terremoto? “E’ stata una bella avventura, un privilegio ma anche una grande responsabilità; ho sulle spalle l’onere di aver dovuto recitare con un impegno maggiore per dare modo agli Abruzzesi e in particolare agli Aquilani di rinascere e di far risollevare le sorti del loro teatro.” Cosa le piace maggiormente del personaggio da lei impersonato? “Certamente la sua umanità, ha i tratti tipici dell’uomo affabile, della persona vicina alla gente. In venti repliche gli spettatori si sono molto ritrovati nei ruoli da me ricoperti, rivedendo un già vissuto, un già sembrato.”Appuntamento dunque a giovedì prossimo con Pecci e il Teatro Stabile d’Abruzzo.