Circoli Ambiente: falso mito referendum nucleare 1987, trasformò Italia in unico Paese dipendente da fossili

 “Il referendum del 1987 non ha abrogato il nucleare: il primo quesito, infatti, abrogò la norma che consentiva al Cipe di decidere sulla localizzazione delle centrali in caso di inerzia degli enti locali; il secondo, il compenso ai comuni che ospitano centrali nucleari o a carbone; il terzo la norma che consentiva all’ENEL di partecipare ad accordi internazionali per la costruzione e la gestione di centrali nucleari all’estero. Il risultato del 1987 fu ottenuto da chi, irresponsabilmente, cavalcò l’onda del disastro di Chernobyl per trasformare l’Italia nell’unico Paese, tra quelli industrialmente avanzati, a totale dipendenza energetica dalle fonti energetiche fossili”. È quanto afferma il Presidente dei Circoli dell’Ambiente, Alfonso Fimiani, che così commenta la decisione della Consulta di ammettere il nuovo referendum sul nucleare proposto dall’IDV e controbatte a chi accusa il Governo di non aver rispettato la volontà espressa ben 24 anni or sono. “In ogni caso, il risultato di un referendum abrogativo, secondo la stragrande maggioranza dei più importanti costituzionalisti italiani, non ha valore oltre i 5 anni dalla sua approvazione. Secondo altra grande fetta della dottrina, le risultanze di un referendum abrogativo decadrebbero con la fine della corrente legislatura. È per questa motivazione formale – conclude Fimiani – oltre alle ovvie ragioni sostanziali, per le quali il nucleare, energia pulita, economica e sicura, si è reso oltremodo necessario, che i provvedimenti dell’attuale Governo sono assolutamente legittimi ed, anzi, necessari e condivisi dagli Italiani, come verrà sicuramente dimostrato dal voto”.