Spropositi di fine anno

                          Antonio Pirpan

 L’anno scorso al ristorante, durante il cenone di San Silvestro, rovesciai il mio bicchiere di vino e mia moglie che mi sedeva accanto cosparse di sale la macchia sulla tovaglia. Un po’ per scaramanzia, un po’ perché mi sembrava un gesto di buon augurio, gettai dietro di me una bella presa di quel sale, centrando proprio negli occhi il cameriere che stava per servirmi il pollo farcito  che sembrava un monumento al buon gusto. Istintivamente, il poveretto si portò le mani al volto lasciando cadere per terra il vassoio. Fu allora che il cane accovacciato vicino all’ingresso, che nessuno fino a quel momento aveva notato, scattò come un fulmine e aggredì con tanta avidità il galletto che un osso gli rimase in gola e rischiò di soffocarlo. Il cameriere, con gli occhi lacrimanti, si avvicinò e gli ficcò una mano in bocca per liberarlo, e il cane gli morse selvaggiamente un dito. Mi sentivo colpevole e angosciato, ma ebbi la presenza di spirito di girarmi verso i commensali terrorizzati e di dire con calma: “Tutto a posto”. Sarò stato molto convincente perché gli animi si sono rasserenati e la festa è andata avanti fino a notte alta. Il giorno dopo vidi esposto davanti al ristorante un cartello con la scritta “Cercasi cameriere”.