Giustizia: la guerra di Santoro

Tutti attoniti per l’addio alla toga. Contro Luciano Santoro anche il CSM. Solidarietà da parte di Alfredo Greco. Spunta una lettera dell’ex procuratore Apicella.

 Aldo Bianchini

Luciano Santoro, presidente del Tribunale di Sala Consilina, ha “buttato” la toga sulla panchina prima del tempo, almeno di quattro anni. Sarebbe stato più giusto dire “ha lasciato la toga” ma a Lui piacciono i toni forti, sono nel suo dna fin dalla nascita. Sul fatto sono intervenuti alcuni quotidiani ed anche il magistrato Alfredo Greco che lo ha definito “giudice coraggioso”. Insomma si è parlato molto dello strappo violento tra l’ordinamento giudiziario e il presidente del tribunale di Sala, spesso però si è parlato a vuoto limitandosi solo ad un aspetto della vicenda che ha finito per travolgerlo. A Santoro potrà anche essere detto di tutto, tranne che non sia stato sempre e comunque un perfetto esecutore della legge, prima di tutto e di ogni cosa. Si è parlato molto del provvedimento del CSM ( n. P-25343/2010 del 22.11.2010) con il quale è stata scritta, praticamente, la parola fine alla sua splendida carriera iniziata verso la fine degli anni ’60. In pratica la contestazione principale mossa a Santoro dal CSM riguarda la vicenda giudiziaria nell’ambito della quale “a partire dal 19.01.2004 il predetto poneva in essere indebite interferenze nell’ambito di processi di primario interesse economico-politico per la Città (Salerno!!)), adottando iniziative strumentali nei confronti dell’attività dei colleghi, con insistenti richieste di informazioni ed indebiti accessi agli atti dei fascicoli, anche mediante forzatura del blocco all’accesso del RE.GE.”. All’epoca dei fatti Luciano Santoro era “procuratore aggiunto” di Salerno e la vicenda giudiziaria era quella per la quale il pm Gabriella Nuzzi chiese per ben tre volte l’arresto del sindaco Vincenzo De Luca, vicenda finita con due rinvii a giudizio per il sindaco. Ebbene da più parti si sottolineano gli aspetti quasi da spy-story di cui si sarebbe reso protagonista Santoro e non vengono analizzate le ragioni che portarono a quelle scelte da parte del “magistrato coraggioso”. In una prossima puntata cercherò di esaminare anche le altre contestazioni mosse dal CSM, tutte afferenti la gestione del Tribunale di Sala Consilina che ai miei occhi appaiono irrilevanti. Ora intendo mettere a fuoco quella vicenda che ha avuto un peso notevole anche sugli sviluppi successivi della “giustizia a Salerno” finendo, così come è finita, con il licenziamento del procuratore capo Apicella e l’allontanamento dei sostituti Nuzzi e Verasani dopo lo scontro con la Procura Generale di Catanzaro per le inchieste Why Not e Toghe Lucane. Il nocciolo della questione è tutta nella domanda: “Santoro agì legittimamente o no?”; per il CSM fu comportamento illegittimo. Insomma passare per spia in danno dei colleghi  non sarà stata una cosa facilmente digeribile per Santoro. Ma veniamo ai fatti, Egli era procuratore aggiunto con delega specifica al settore PA (pubblica amministrazione) e che la Nuzzi stava svolgendo alcune inchieste proprio sulla PA. Da qui a spiare la collega, entrando illegittimamente finanche nel suo computer, ce ne passa. Che cosa è successo in realtà? Qui spunta un documento riservatissimo che verosimilmente conoscono in pochissimi. E’ una lettera del procuratore capo Apicella (n. 668 prot. e n. 17 org. del 19 aprile 2000) con la quale, parlando di speciali pass-words, vengono fissati diversi livelli di accesso in funzione delle diverse necessità conoscitive ed operative: “Uno – di massima estensione conoscitiva ed operativa, personalmente riservato: al procuratore ed ai procuratori aggiunti, ai funzionari responsabili dell’ufficio RE.GE. e dell’ufficio iscrizioni, a collaboratori di questi ultimi da indicarsi preventivamente da primo dirigente”. Insomma il procuratore capo assegna ai suoi due aggiunti (Russo e Santoro) il preciso compito di vigilare sulla corretta applicazione delle norme nella gestione delle delicatissime inchieste ricadenti nei rispettivi settori; quello di Santoro è la PA. Ma la lettera del procuratore Apicella è corretta e rispettosa delle leggi o no? Il CSM l’ha verosimilmente ritenuta illegittima e fuorviante. In ragione di quella lettera, però, Santoro chiese con forza di esercitare il suo ruolo di controllo e certamente non di spia. Inevitabile la spaccatura con la  Nuzzi con i ricorsi di quest’ultima e le successive inchieste sia del Tribunale di Napoli che del CSM. Da giornalista, ma anche da cittadino, mi corre necessariamente l’obbligo di interrogarmi su quale fosse realmente il “clima ambientale” che in quegli anni si viveva e si respirava in Procura; pessimo secondo il mio sindacabilissimo giudizio. C’era un procuratore che probabilmente cercava di barcamenarsi in mezzo a quella che qualche politico nazionale ha definito “guerra tra bande”. Peccato che la guerra non si combatteva su un fronte militare ma all’interno di una Procura della Repubblica. A proposito come finì l’inchiesta della Nuzzi?, le tre richieste di arresto per De Luca furono tutte rigettate dal Gip Gaetano Sgroia. Per buona pace di tutti. Alla prossima.