Il realismo sognante di Sabrina Crudeli
L’arte come approccio alla vita: è ciò che viene in mente di fronte alle opere di Sabrina Crudeli giovane artista carrarese il cui universo pittorico si muove tra scenari quasi bucolici ed aiuole fiorite, tra mura e pietre corrose dal tempo e rose, rose …ed ancora rose. Affascinata dal fascino elusivo di una realtà fatta soprattutto di piccole cose, Sabrina riempie le sue tele di cieli sereni mossi da brezze leggere, di placide acque scorrenti tra arbusti verdeggianti, di ciottolosi vicoli che raccontano storie millenarie, di cavalli scalpitanti in corsa verso orizzonti lontani, di rose sontuose come dame seicentesche o pallide e delicate come eteree silfidi. Il colore fluisce lieve dal suo pennello, riempie la tela, crea profondità arcane, paesaggi sonnolenti immersi in un’aria di sogno, case e palazzi segnati dal tempo e, proprio per questo, più vivi. I freschi e teneri verdi, gli azzurri sognanti ed estatici, i tenui rosa morbidi e delicati, i rossi opulenti, le lievi sfumature di giallo e lilla, i terrosi marrone rivelano un interessante armonia cromatica ma, innanzitutto, la capacità di stabilire una forte empatia con l’aspetto più lirico della realtà circostante e di tradurre in immagini le emozioni, le sensazioni, i pensieri. Tutte le sue creazioni sono frammenti di un mondo intimo, profondo, espressioni di un sentire autentico, brandelli di vita che si concretizzano in forme autentiche, reali come le rocce delle sue montagne e, contemporaneamente, incorporee come le nubi che velano il sole in un giorno d’estate. Sono segni lievi, come corolle di rose di macchia, suggestivi, come antichi campanili svettanti verso l’infinito, silenti, come le strade assolate dei suoi borghi, impalpabili come il vento che muove le fronde degli alberi centenari. Ma sono, principalmente, il mezzo attraverso cui l’artista cerca e scopre l’essenza più vera ed autentica della natura, stabilisce legami con le cose, le persone e, soprattutto, si riappropria di se stessa. In questo incessante trascolorare dal reale all’irreale, dal vissuto al sognato e viceversa, in questo mondo in continua evoluzione in cui oggetti quotidiani sfumano in immateriali ed inusitate presenze, l’artista ritrova il suo essere donna in senso pieno e totale ma anche un senso di appartenenza universale, la capacità di accettare pienamente e consapevolmente la vita. L’arte diventa così la strada maestra per la sua ricerca di stabilità, per una crescita non soltanto artistica e culturale ma, più profondamente ed eticamente, umana.
Un sentito e sincero ringraziamento alla Dottoressa Maria Pina Cirillo per questa analisi artistica ricca e approfondita nei dettagli tecnici e cromatici che descrivono con cura e minuzia l’opera della giovane artista ma nello stesso tempo rivelano le doti e capacità di un critico attento e impegnato.
Grazie Dottoressa per le bellissime parole. Ho apprezzato tantissimo questa minuziosa critica che trovo perfettamente pertinente al mio modo d’essere e di sentire.