Carfagna: verità o procurato allarme?

Aldo Bianchini

In questi giorni abbiamo tutti assistito, e non senza stupore, all’accusa di “procurato allarme” che la Procura della Repubblica ha scaraventato sulle spalle di un ragazzo, Enrico Tironi, reo di aver testimoniato di aver visto Yara Gambirasio, parlottare sorridendo con due individui, prima della sua scomparsa. Il reato di procurato allarme, se dimostrato, non è un reato da poco e prefigura scenari tempestosi per l’imputato che dovesse essere riconosciuto colpevole. Da cittadino, prima ancora che da giornalista, mi sono chiesto quando e perché scatta un’accusa così grave. Scatta quando il presunto testimone di un fatto accompagna il suo racconto con un’infinità tale di particolari da rischiare di essere scambiato per “un mitomane”, lo ha spiegato con dovizia di particolari Michele Giuttari, ex grande poliziotto e scrittore di vaglia. Ma anche questo non basta per una simile accusa che scatta definitivamente quando il mitomane mette in moto una serie di azioni a tutela dell’ordine pubblico da parte delle Forze dell’Ordine e della Magistratura. Per entrare nell’argomento che più mi preme ho portato l’esempio di un ragazzotto della bergamasca che nelle sue dichiarazioni (palesemente credibili) può anche essere stato trascinato dalla voglia di esibirsi in tv. Eppure ha messo in fibrillazione Magistrati, Carabinieri e Polizia di Stato unitamente alle coscienze di milioni di italiani. Quando, invece, sulla scena piomba addirittura un ministro della repubblica la gravità delle sue affermazioni dovrebbero essere considerate molto più pericolose di quelle di un ragazzotto. Perché nella fattispecie si parla di P/3, di camorra, di casalesi e di un giro vorticoso di mazzette, almeno nell’immaginario collettivo. Tutte cose da mettere in discussione,se non proprio in ginocchio, il governo centrale di un Paese, altro che “ostacolo alle indagini” per la falsa attivazione di poche ricerche come a Brembate. Ma c’è di più. Dopo le dichiarazioni, televisivo-radiofoniche e sulla carta stampata di mezzo mondo, del ministro Mara Carfagna si sono attivati ben cinque magistrati tra sostituti procuratori della repubblica e capo della stessa Procura della Repubblica di Napoli: Giuseppe Narducci, Alessandro Milita, Henry John Woodcock e Francesco Curcio, oltre al capo Giovandomenico Lepre. Sembrerebbe, inoltre, che la Carfagna sia stata ascoltata in merito a due filoni d’indagine nella qualità di “persona informata sui fatti”. Fibrillazione in tutti gli ambienti politici nazionali ed internazionali, il premier dall’estero si preoccupa di capire cosa stia accadendo, le opposizioni che si scatenano, tutto sembra poter esplodere da un momento all’altro. Ma tutto finisce nelle stanze della Procura della Repubblica. E’ stata una bolla di sapone o ci sono elementi seri e segreti? In tutta sincerità spero proprio che la ministra abbia riferito qualcosa di credibile ai magistrati che, ovviamente devono effettuare i dovuti riscontri probatori. In caso contrario credo, con altrettanta sincerità, che la cosa non può finire come una fumata bianca. Come abbiamo appreso, in pochi giorni, che il teste Tironi non aveva procurato alcun allarme, così spero che in poco tempo la magistratura dica che cosa ha raccontato la Carfagna, se ha raccontato. Soltanto dopo potremo capire se ha detto la verità, se ha raccontato balle o se ha procurato un allarme nella logica di una spicciola mitomania. Soltanto dopo potremo capire quante e quali sono le facce della giustizia che, comunque, nel caso di un ministro della repubblica non potrà non tener conto che nella fattispecie le aggravanti sono certamente superiori alle attenuanti generiche che pur devono essere concesse a tutti i cittadini, quelli normali però, come Tironi.

Un pensiero su “Carfagna: verità o procurato allarme?

  1. La vicenda giudiziaria di Cosentino si sta prestando a molte strumentalizzazioni politiche Che la delinquenza organizzata svolga un ruolo nefasto in Campania che ne comprime tutte le potenzialità di sviluppo e che debba essere combattuta con tutte le armi di cui lo stato democratico dispone siamo tutti daccordo. Ma non credo che per i perversi rapporti tra politica e camorra l’On Cosentino debba pagare, prima di essere giudicato, per tutta la classe dirigente politica campana. Le ramificazioni e lo stretto intreccio tra camorra interessi economici ed amministrazioni locali coinvolge quasi tutta la classe politica dirigente compresa quella di centrosinistra che ha governato ininterrottamente la Campania negli ultimo 10 anni Tutti i partiti dovrebbero fare un grande sforzo di rinnovamento per selezionare meglio la classe politica dirigente evitando che la camorra possa penetrare prima nei partiti e poi nelle istituzioni. E’ un’opera difficile ma necessaria da compiere senza clamori e strumentalizzazioni con una riorganizzazzione delle forze politiche fondata sulla partecipazione democratica dei cittadini che vogliano cambiare.Non basta infatti l’azione della magistratura ne servono le strumentalizzazioni interessate come quella del manifesto del Pd di Amendola e Landolfi che pensano di fare politica facendo i giustizialisti a senso unico per sostenese il diritto del Sindaco Salerno nella lotta dell’espletamento della gara per il termovalorizzator ingaggiata con il Presidente della Provincia Cirielli.
    Quanto al fatto che i magisatrati che indagano su Cosentino abbiamo voluto sentire la Carfagna e Bocchino come persone informate dei fatti lo ritengo un fatto giusto per le dichiarazioni da questi resi sull’imputato che non sarà certo uno stinco di santo ma ha il diritto di difendersi come ogni cittadino nelle sedi giudiziarie.

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