C’era una volta il papello

Angelo Cennamo

Ve lo ricordate lo scoop sul papello di Ciancimino, il santo graal della pax mafiosa seguita alle stragi del ’92? Tutti ne hanno parlato, da Santoro, che all’accordo Stato-mafia ha dedicato il meglio della sua stagione televisiva, alla grande stampa nazionale, sempre pronta a dare risalto alle dichiarazioni del figlio di don Vito e a quelle di Gaspare Spatuzza, il pentito che ha ritrovato la memoria grazie ad una prodigiosa conversione religiosa. Siamo all’indomani delle stragi dei giudici Falcone e Borsellino e degli attentati di Roma e di Firenze. La mafia, secondo il racconto dei due testimoni, decide di interrompere la sua escalation del terrore siglando un patto con lo Stato. E precisamente con chi? Spatuzza, e quindi Cinacimino, non hanno dubbi : con Berlusconi e Dell’Utri. Pare, infatti, che i fratelli Graviano, due boss palermitani, avrebbero raccontato allo stesso Spatuzza di avere il Paese nelle loro mani grazie al sostegno e ai favori di Forza Italia. Da subito, il racconto di Spatuzza presenta delle clamorose lacune : come potevano i Graviano trattare con Berlusconi ed il suo partito due anni prima che Forza Italia si presentasse per la prima volta alle elezioni? Ma agli inquirenti questo non importa, e per la grande stampa la non coincidenza tra le date delle stragi e quella della discesa in campo del cavaliere è solo un dettaglio. Eppure i Graviano smentiscono le dichiarazioni del pentito devoto. Ma pure questo particolare risulta di poco conto : potevano mai avallare i due boss le dichiarazioni di un ravveduto? L’inchiesta, intanto, prosegue. Ad indagare non è solo la procura di Palermo, ma anche la commissione parlamentare antimafia. Ed è proprio in questa sede che viene sentito Giovanni Conso, il guardasigilli nel governo Ciampi del ’93. La deposizione dell’ex ministro di grazia e giustizia è clamorosa. Conso riferisce che a seguito di quelle stragi, in piena autonomia, senza cioè che glielo avesse chiesto o imposto il ministro degli interni ( Mancino) o il capo del governo ( Ciampi), e senza essersi preventivamente consultato con il presidente della commissione antimafia ( Violante), decise di revocare il 41-bis, ovvero il carcere duro ad alcune centinaia di boss mafiosi. Lo stesso provvedimento, per altri boss, fu richiesto addirittura dalla magistratura. La decisione Conso la motiva con lo scopo di allentare la morsa della criminalità organizzata sulle istituzioni democratiche. Obiettivo che fu effettivamente raggiunto, dal momento che da allora la mafia cessò di colpire magistrati e politici.  Ciò detto, ci sorgono alcuni interrogativi inquietanti. Primo : se l’accordo tra lo Stato e la mafia c’è stato per davvero, fu concluso sotto il governo Ciampi? E da chi? Si può escludere  che la decisione adottata dall’allora ministro Conso sia stata condizionata da ambienti malavitosi? E ancora : Ciancimino, alla luce di questa deposizione, lo si può ritenere ancora un teste credibile? O, come dice Ingroia, va giudicato caso per caso ( come dire che in certi casi vale la pena sentirlo in altri no, ma chi li stabilisce questi casi non è dato saperlo). Ma a tali quesiti ne aggiungerei un ultimo : come mai la nuova versione dei fatti non incuriosisce più di tanto certi media? Forse perchè Berlusconi e Dell’Utri ne risulterebbero estranei?   

 

 

Un pensiero su “C’era una volta il papello

  1. Perfetto! La risposta è già contenuta nella domanda… Così come è intervenuta la censura sulla notizia clamorosa del “copia-incolla” (le aggiunte apportate da Ciancimino jr.)su alcune lettere di Vito Ciancimino. E adesso avanti un altro, De Gennaro…
    E’ veramente poca cosa uno Stato che si riduce a pendere dalle labbra di un mafioso da strapazzo.

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