Riceviamo e Pubblichiamo: eutanasia cattolica

Lettera aperta al Vescovo della Diocesi di Orvieto – Todi

Spettabile   Mons.  Giovanni  Scanavino, il mio nome è Alberto Senatore, di fede cristiana, ho 46 anni, sono sposato e sono padre di due figli. Le scrivo riguardo l’omelia funebre da Lei celebrata giovedì 2 dicembre 2010 nel duomo di Orvieto, in occasione del funerale di Luca Seidita,  il giovane diacono venuto a mancare in un modo così tragico lunedì 29 novembre.  A riguardo esprimo le mie sentite condoglianze. Comprendo che officiare il funerale del giovane aiutante non è stato facile e che Lei nel tentativo di  consolare i parenti , abbia voluto utilizzare delle parole che infondessero fede e speranza; fermo restando però, che le parole siano opportunamente calibrate.  Capisco che anche per un ministro esperto come Lei trovare le giuste parole non è cosa facile, ma arrivare al punto di avallare un suicidio, questo sinceramente mi sembra assurdo e fuori luogo. Ho letto sul quotidiano  la Nazione  il sunto della sua omelia, probabilmente al redattore dell’articolo deve essere sfuggito qualcosa, perché io ne sono rimasto sconvolto. Non riuscivo a credere a ciò che era scritto!  L’articolo riportava una sua dichiarazione, che mi ha scioccato: “Luca andrà incontro a Cristo che è come la roccia, la nostra salvezza”. Con questa frase, Lei ha lasciato intendere che Luca andrà in Paradiso. Ma se questo è il credo della chiesa cattolica, allora anche Giuda Iscariota, che morì suicida,  è andato incontro a Cristo, quindi anche Giuda è in Paradiso con Gesù. A parte l’assoluta infondatezza teologica della Sua affermazione, che è addirittura contraria all’ideologia cristiana, in quanto Dio condanna categoricamente il suicidio, Le scrivo per comunicarle un mio timore circa le possibili conseguenze di tale affermazione. Mi rendo conto che celebrare il funerale di chi ha volontariamente deciso di porre fine alla sua vita non è né facile né semplice, ma arrivare al punto di  “ premiare un suicida con il Paradiso ” oltre ad essere un’affermazione anticristiana, mi sembra socialmente e culturalmente anche  “ molto pericolosa ”.La Sua affermazione evidenzia anche un chiaro paradosso dottrinale. Da una parte la chiesa cattolica combatte  e punisce  l’eutanasia, esempi emblematici come i casi di Eluana Englaro e di Piergiorgio Welby, dall’altra parte approva coloro che si tolgono la vita. Non solo li approva, addirittura li premia con l’entrata in Paradiso. Dio non voglia che la sua affermazione a qualcuno possa sembrare un incentivo al suicidio e le sue parole abbiano eliminato  “ l’unico freno per i credenti cattolici ”:  la paura di commettere un peccato contro Dio, che in qualche modo, trattiene chi nella disperazione arriva a pensare al suicidio. Il mio timore è che questa Sua dichiarazione possa diventare “ la stura alle acque del suicidio ”; praticamente una specie di eutanasia autorizzata e benedetta dalla Chiesa Cattolica. Certo della Sua buona fede penso sarebbe opportuno  un chiarimento della Sua affermazione,  affinché questo spiacevole imprevisto non danneggi ulteriormente la Sua persona e la Chiesa che lei rappresenta.  In attesa di una pronta risposta, cordialmente La saluto.

 

Alberto Senatore

 

 

 

 

 

 

 

2 pensieri su “Riceviamo e Pubblichiamo: eutanasia cattolica

  1. Trovarsi in una condizione di dover celebrare un rito funebre in cui il celebrante deve dar conforto alla famiglia del defunto e nello stesso momento rimanere saldo nei principi di vita che sono delineati da Dio attraverso la Sua Parola non è una posizione troppo felice,ma nonostante ciò e doveroso dire le cose per quelle che sono, dire la verità a volte non è semplice ma comunque rimane un dovere,specialmente per coloro che occupano ruoli in cui l’impegno deve essere di maggiore dimostrazione. Diffondere una notizia in cui un suicidio volontario possa apparire come un passaggio dalla morte al paradiso per godere la vita eterna risulta un prodotto ingannevole per persone depresse che stanno sull’orlo del suicidio. Anche se la verità potrebbe risultare dura in alcune situazioni è l’unica arma che con il tempo risulta efficace, perchè la mezogna produce un altra menzogna quindi non si smetterà mai di dire bugie illudendo la buona fede delle persone inganandole.

  2. Ultimamente sembra che ci stiamo abituando a posizioni completamente opposte ai vari livelli della chiesa. Ora il celebrante agisce quasi autonomamente sui principi da condividere durante le celebrazioni a prescindere dala posizione della chiesa, e sembra che lo faccia proprio in funzione del suo legame, della sua conoscenza della persona, o del defunto in questo caso. Gesù ha detto che se amiamo madre e padre più di lui non possiamo essere suoi discepoli. Solo se un uomo della chiesa ama Gesù più di ogni altra cosa può avere il coraggio di dire la vertà, ovvero che il suicidio è un peccato ed è condannato con la punizione eterna e non con il “benvenuto a casa” da parte di Gesù.

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