Pontecagnano-Faiano: “L’esempio dei giusti” dibattito su Giorgio Perlasca

Bilancio positivo per l’incontro-dibattito “L’esempio dei giusti – La storia maestra di vita” che si è svolto sabato mattina, 27 novembre c.a., presso la Scuola Elementare “G. Perlasca” di via Toscana. L’appuntamento, fortemente voluto dall’Amministrazione con il Sindaco Ernesto Sica l’Assessore alla Pubblica Istruzione Lucia Zoccoli, è stato organizzato in collaborazione con il 1° Circolo Didattico di Pontecagnano Faiano ed il comitato “Giovanni Palatucci” di Campagna  ed ha visto una nutrita partecipazione di alunni. Erano presenti, infatti, anche  delegazioni dell’Istituto comprensivo “A. Moscati” di Faiano, con il Dirigente scolastico Vincenzo Bianchini, della Scuola Media Picentia ed una delegazione guidata dal maestro Chiaromonte nel 2002 coordinò le attività di ricerca e portò avanti la proposta di intitolazione della struttura scolastica in questione a Perlasca riuscendo a vincere il concorso. Per l’occasione è stata allestita una mostra a tema. L’incontro ha visto gli interventi di Angela Malangone, Scolastico 1° Circolo Didattico, 
 Lucia Zoccoli, alla Pubblica Istruzione, e del Sindaco 
 Ernesto Sica con le conclusioni che sono state affidate a Franco Perlasca, della Fondazione “Giorgio Perlasca” e figlio del funzionario italiano che salvò la vita a migliaia di ebrei. «Quello di oggi è un momento importante per cogliere il forte significato di uomini che si sono spinti con impegno e fede per salvare la vita di altre persone senza chiedere nemmeno un riconoscimento in cambio» detto l’Assessore Zoccoli ricordando la figura di Perlasca come vero esempio di vita per tutti i bambini. Impegno che è stato ricordato con grande convinzione e condivisione anche dal Sindaco Sica in un clima di attenzione e commozione. L’incontro si è avviato verso la fine con un positivo dibattito con i bambini che hanno posto diverse domande, in particolare a Franco Perlasca. Quella di Giorgio Perlasca è la straordinaria vicenda di un uomo che, pressoché da solo, nell’inverno del 1944-1945 a Budapest riuscì a salvare dallo sterminio nazista migliaia di ungheresi di religione ebraica inventandosi un ruolo, quello di Console spagnolo, lui che non era né diplomatico né spagnolo. Tornato in Italia dopo la guerra la sua vicenda non la raccontò a nessuno, nemmeno in famiglia, semplicemente perché riteneva d’aver fatto il proprio dovere, nulla di più e nulla di meno. Se non fosse stato per alcune donne ebree ungheresi da lui salvate in quel terribile inverno di Budapest la sua storia sarebbe andata dispersa.