Dillo alla psicologa: lettere in Redazione

Salve dottoressa,

da poco ho subìto un’operazione chirurgica che mi ha molto segnato, non tanto a livello fisico ma piuttosto a livello spirituale e morale. Tutto questo a causa di un aborto spontaneo che ha causato dentro di me un travaglio molto profondo e anche un senso di colpa crescente ed ora, forse anche a ragione della mia giovane età, mi sento spiazzata di fronte ad una voglia innata di maternità che non avevo mai avuto in precedenza. Non so come comportarmi in questa situazione così nuova e disorientante e spero di poter ricevere un aiuto. Grazie in anticipo. Lettera firmata

Salve, lei ha sicuramente attraversato un momento molto difficile e delicato della sua vita. Non lo riporta, dunque posso solo immaginare, quanto sia giovane la sua età. Ciò, di certo non contrasta con un “normale” istinto materno, insito in ogni donna, sin dall’infanzia (basti pensare ai giochi con le bambole!), che viene fuori fortemente in questo momento in cui sente di aver perso qualcosa di molto importante! Io credo che lei debba imparare a vivere questo momento che, seppur brutto, fa e farà sempre parte della sua vita: la sofferenza è una svolta, è un passaggio obbligato che le consente di crescere, di guardare, oggi, alla vita con occhi diversi, e al futuro con prospettive nuove. Parlare aiuta a chiarirsi le idee, sfogarsi aiuta a non accumulare rabbia e aggressività. Io spero che al suo fianco ci siano delle persone in grado di sostenerla, ma mi sento comunque di consigliarle una terapia di sostegno psicologico che possa aiutarla a dare un nome alle sue emozioni, di certo dirompenti, e ad accettarle perché, purtroppo, non possono essere cancellate ma solo vissute, ovviamente in un modo funzionale al suo stato.

Rosaria Barone

13 pensieri su “Dillo alla psicologa: lettere in Redazione

  1. Se questa è una risposta atta ad “aiutare” devo dire che qualunque uomo o donna presi per strada avrebbero forse fatto meglio. Gentile Psicologa, quando si “sta male” a seguito di eventi gravi, una bella letterina di risposta che tenta di “spiegare” perché si sta male non aiuta. L’unica cosa decente che dice è che il caso necessita di un supporto. Per il resto, la sua “indifferenza”, Dottoressa, la si vede già dal saluto in risposta all’interlocutrice.
    L. R.

  2. salve, io sono stata in cura da una psicologa per lo stesso problema. io credo che non si possa aiutare una persona in poche righe, le parole servono cmq a poco e certamente il consiglio migliore che la dott.ssa ha dato è quello di essere seguita e supportata. infondo, spiegare, mi diceva la mia psicologa, vuol dire anche sdrammatizzare e “normalizzare” l’evento. quindi non vedo così sbagliata questa risposta.
    anna

  3. Non sono assolutamente in sintonia con i commenti fatti… mi dite cosa dovrebbe dire o fare una psicologa sulla base di una lettera di poche righe… io nella risposta vedo che effettivamente c’è un consiglio, un modo, un conforto a non abbattersi, unica cosa che può dare un sostegno in un momento del genere. Come si fa poi a parlare di freddezza??? Immagino che siate persone che leggono le letterine di risposta di Federico Moccia. Mi piace questa rubrica e credo che effettivamente possa essere di aiuto alle persone. Saluti.

  4. L’empatia è uno capacità di cui poche persone sono dotate ed è quello che si evidenzia nella risposta:non è una risposta empatica.Essa è ciò che riesci a trasmettere oltre le parole. Certo è anche vero quello che viene sopra affermato:davanti a poche righe non è che ci si possa aspettare molto…Ma l’impressione per me è quella descritta da Lucia Russo: quella risposta l’avrei saputa dare anch’io. Saluti.

  5. Caro Hannibal,
    semplice! fare con serietà il suo lavoro ed evitare rubriche.
    Lucia

  6. Scusatemi ma veramente non riesco a cogliere quello che dite.

    @civetta: non so a te… ma a me il pezzo sembra che abbia empatia…il riferimento alla maternità, alle bambole etc… lo trovo veramente di buon cuore e penso che la dott.ssa abbia centrato l’obiettivo.

    @lucia russo: credo che tu abbia qualcosa contro la psicologia in genere. che significa “fare con serietà il suo lavoro”… ??? Di questi giorni in TV c’è quotidianamente la Dott.ssa Bruzzone e nessuno le ha mai detto che non fa bene il suo lavoro perchè va in tv. Inoltre fior fiore di dottori, psichiatri, psicologi, psicoterapeuti tengono rubriche del genere e nessuno si scandalizza.Sono tutti poco seri?

    Il problema principale, secondo me, è che in Italia ognuno vuole fare il mestiere degli altri…senza averne nè i titoli nè i requisiti.

  7. Se uno scrive su questa rubrica ha bisogno di aiuto. Siamo buoni tutti a dare questi consigli.

  8. Ma Hannibal, … oggetto di lavoro di uno psicologo è il cliente/paziente che, oltre al suo linguaggio verbale esprime molte più informazioni con altri linguaggi. Mi scusi se non sono esperta nel citare. Qui l’esperta basa le risposte su un fatto (grave)descritto e sull’uso del linguaggio scritto. Credo che metodologicamente non sia serio fornire interpretazioni del disagio di un soggetto.Prsonalmente, nei panni della psicologa, lo trovo anche pericoloso. Ecco perché ho affermato che la psicologa in oggetto farebbe meglio a lavorare in modo metodologicamente corretto. Anche questa è, a mio avviso, condizione necessaria ma non sufficiente. Lei Hannibal parla con disinvoltura di “empatia” di cui ho una vaga idea. Ma saprebbe definire l’empatia in termini operativi?
    Grazie per le sue osservazioni e cari saluti a tutti i commentatori
    Lucia

  9. Cara Lucia, l’empatia é la capacità di sentire l’altro, di mettersi nei suoi panni… Tutto ciò é possibile per uno psicologo durante delle sedute di psicoterapia e non certo attraverso poche righe. Io credo che il senso di questa rubrica sia quello di avvicinare le persone alla psicologia e a fornirgli qualora sia possibile una dritta, un aiuto, un appoggio… Pertanto mi sembra fuori luogo “giudicare” un professionista…senza averne le giuste competenze…anche perché come già detto in precedenza trovo la nuova rubrica un’opportunità per chi non sa a chi rivolgersi…la saluto.

  10. salve a tutti,
    credo, dopo aver letto le vostre opinioni, di dover dire la mia!
    Allora, vorrei innanzitutto citare l’ultimo commento di Lucia: “altri linguaggi” dice… Lucia da sola si è data una giusta risposta… Uno psicologo, nell’ambito di una psicoterapia, in cui è chiamato a prendersi carico del paziente, mette in atto “altri linguaggi” che non sono parole, ma sono sguardi, sono gesti, sono posizioni anche solo delle mani che infondono calore ed empatia…
    Non sono qui a fare una lezione di Psicologia ma credo, visto il dibattito, che sia necessario contestualizzare sia la lettera che la sua risposta: nel contesto di questa rubrica non vengo chiamata ad operare una psicoterapia (che in genere non si risolve prima dei 2 anni, figuriamoci se si può solo sperare o pensare di risolvere un problema con 2 righe su un giornale!!!) che, come ho spiegato pocanzi non è fatta solo di parole, ma anche di toni e soprattutto di silenzi, cosa impossibile in un colloquio “SCRITTO”, qui, mi viene chiesto di indirizzare, o meglio, questa rubrica si pone l’obiettivo di far conoscere la psicologia, aiutando chi ha un problema a farvi fronte anche prendendo il coraggio di andare da uno psicologo!
    Anna ha detto bene: quando si ha un disagio si ha l’impressione di essere soli, di essere gli unici al mondo ad avere quel problema impossibile… spiegare significa proprio normalizzare, rendere il problema maggiormente accessibile… come si dice: mal comune mezzo gaudio, no?
    Inoltre, Lucia, non vedo dove siano le mie interpretazioni! e, circa la mancanza di empatia: credo che sia un concetto talmente altro da non poter trapelare attraverso il linguaggio scritto… si tratta di sensazioni, di emozioni, sentimenti interiori che la maggior parte delle persone fatica a riconoscere di se stessi, figuriamoci negli altri! Credo di essermi messa nei panni della scrittrice, che se vorrà potrà dirci cosa l’è parso della risposta, se si è sentita capita… ma non è questo quello che a me interessa: il mio scopo, nella mia risposta, era di dare a questa giovane donna, con un vissuto più grande di lei, l’idea che esiste una possibilità di venirne fuori, ma che la sofferenza va vissuta (uno psicologo, seppur in carne ed ossa, non toglie la sofferenza dei suoi assistiti, dà loro materialmente la propria mano, gliela stringe e gli fa capire che è disposto a stare con lui nella sua sofferenza)e che deve imparare a poggiarsi su coloro che la amano, perchè in questi casi, si tende spesso alla chiusura e nn si vedono tutte le porte aperte che si hanno intorno…
    come questa ragazza, tantissime vivono delle situazioni complicate e spesso non sanno a chi rivolgersi, non sanno che esiste la possibilità di una psicoterapia, di un supporto psicologico, o magari lo sanno, ma non sanno come fare, spesso ne hanno paura… a questo serve questa rubrica, a far conoscere una possibilità. Questo lo trova metodologicamente scorretto?

  11. Non capisco perchè polemicizzare su un argomento così delicato, le critiche in questo caso non servono a nulla.
    Cara L.R. se ti reputi all’altezza prova tu a dare “buoni consigli” anzichè criticare il lavoro degli altri.
    Credo che questa sia una rubrica nata per aiutare chi si sente di esporre i propri problemi sul web e non denigrare
    i consigli degli altri.
    E poi, più è dettagliata la “lettera” più precisi e mirati possono essere i consigli….
    Se fossi io a trovarmi in una situazione di travaglio interno e spirituale, come quello
    esposto dalla giovane ragazza,nessuna opinione scritta potrebbe aiutarmi
    veramente, ma solo una terapia con un psicologo.

  12. Sapere accettare una critica è, prima di tutto, segno di professionalità. Dalle sue osservazioni comprendo anche che non può non concordare con alcune mie osservazioni e questo, dottoressa, le fa onore.
    Cordialità
    Lucia

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