L’etica pubblica può essere diversa da quella privata?

Fulvio Sguerso

Porre una simile domanda, oggi, in un Paese dove la “questione morale” è all’ordine del giorno da almeno trent’anni  – cioè da quando fu così definita da Enrico Berlinguer la profonda, grave e diffusa crisi valoriale  che metteva in pericolo la stessa tenuta delle istituzioni democratiche e repubblicane – può suonare retorica o paradossale. Eppure è un interrogativo ricorrente nella storia del pensiero occidentale, un interrogativo che, tra l’altro, non riguarda solo la cerchia ristretta degli accademici e dei filosofi di professione ma, come è (o dovrebbe essere) a tutti evidente, ogni cittadino  in quanto tale. Ora nessuno dubita che anche gli uomini politici siano cittadini, anzi, in un certo senso, addirittura più  degli altri, dal momento che sono demandati ad esercitare poteri e funzioni “ministeriali”, cioè al servizio della comunità intera a cui appartengono e a cui, almeno nei regimi democratici, devono (o dovrebbero) rispondere. Non dovrebbe quindi sussistere nessuna differenza tra  la morale del comune cittadino e quello del cittadino-politico; nondimeno la questione non è così semplice: tralasciamo qui le serrate e minuziose discussioni sulle virtù necessarie al buon funzionamento della polis ideale nella Repubblica platonica, e quelle consone alla vita ordinata (e possibilmente felice) nella polis reale secondo Aristotele, e così le disquisizioni scolastiche medievali segnate e orientate dalla consapevolezza del peccato originale e dalla conseguente etica della salvezza individuale e collettiva, e veniamo al disincantato fondatore della moderna “virtù” politica: Niccolò Machiavelli. Il Segretario Fiorentino si pone anzitutto nella prospettiva del fine che si vuol raggiungere: se il fine è l’instaurazione di un “principato” nuovo, allora occorrono determinate virtù, se invece si tratta di salvaguardare la durata di uno Stato già costituito, allora ci vorranno altre virtù. Nel primo caso saranno virtù di un Principe, nel secondo soprattutto del popolo; in ogni caso si tratta di virtù “politiche”, cioè riguardanti la sfera pubblica e la vita sociale, misurate in base alla maggiore o minore efficacia per la buona riuscita dell’agire politico. In questa prospettiva, chi intende fondare un nuovo Stato può (e in determinate circostanze deve) mettere da parte quegli scrupoli morali o religiosi che ne ostacolerebbero o impedirebbero la realizzazione, di modo che anche azioni delittuose, se utili allo scopo, diventano virtuose. E in fondo, se un fine è buono, tutte le azioni che  consentono al Principe di raggiungerlo sono lecite; comprese la simulazione e l’inganno, tecniche abbondantemente usate, allora come ora, anche da chi non ha mai letto il De Principatibus. Ma basta l’efficacia pratica, e per di più a breve termine,  di un comportamento a giustificarlo e a renderlo legittimo?  Ogni prassi vincente è per questo anche giusta? E’ difficile deciderlo in astratto, fuori dal contesto storico o personale in cui si agisce. Certamente il  criterio dell’efficacia era inaccettabile per Kant: “Tutte le azioni relative ai diritti degli altri uomini – scriveva nel suo progetto Per la pace perpetua – la cui massima non può essere resa pubblica senza vanificare lo scopo delle azioni medesime, sono ingiuste”. Per lui il criterio non era il risultato ma il dovere in quanto dovere, che è legge universale iscritta nel cuore di ogni uomo. Almeno così pensava. E  dei comportamenti privati di un uomo pubblico, che cosa dobbiamo pensarne? A rigore non siamo tenuti a pensarne proprio niente, riguardano la sua sfera privata e intima, e sarebbe indiscrezione e indebita ingerenza voler curiosare nella sua cucina (e non parliamo nemmeno della sua camera da letto!). Ma quando questi comportamenti tracimano, per così dire, dalla sfera privata a quella pubblica, e non appaiono utili né a fondare un nuovo Stato né a far durare quello in cui già ci troviamo, ma anzi compromettono il buon nome dell’uomo pubblico che dovrebbe, fino a prova contraria, rappresentare un modello di virtù per i suoi concittadini, compromettendo anche il buon nome del  Paese esposto, a causa di quei comportamenti,  al ludibrio del mondo intero, forse, allora siamo pur costretti a pensarne qualcosa. O siamo ormai così ipnotizzati da pensare solo quello che ci suggerisce l’ipnotizzatore? Costui ci vorrebbe far credere che tutto quel che fa, così nel pubblico, alla luce del giorno, come nel privato, nelle segrete stanze, lo fa a fin di bene. Per che cosa, altrimenti?  Non aiuta forse i bisognosi e le bisognose che incontra sul suo cammino e che si rivolgono a lui, notoriamente così tenero di cuore, come a un taumaturgo? Li (e le) aiuta a modo suo, certo, ma pretenderemmo forse che li (e le) aiutasse a modo nostro? Via, siamo seri! Nessuno può donare quello che non ha, e se lui non può fare a meno di cacciarsi nei guai per aiutare una povera ragazza a salvarsi dal marciapiede (o da Lele Mora), vorremmo forse impedirglielo? In questo caso la massima che ha seguito nel  suo comportamento privato può valere pari pari per il suo comportamento pubblico. O no?

18 pensieri su “L’etica pubblica può essere diversa da quella privata?

  1. A proposito della sfera privata e intima ,ci sarebbe molto da dire in questo Paese, dove c’è sempre più gente ed istituzioni che riguardo alla sfera privata e intima delle persone hanno sempre da esprimere giudizi assoluti e perentori per poi tacere o giustificare o contestualizzare, quando questi dovrebbero essere indirizzati ad alti rappresentanti dello Stato: convenienza?, complicità? connivenza?,un peso e due misure? Chissà! Sicuramente in questo Paese troppi cittadini si sentono di essere trattati come figli di un Dio minore.E già questo non ci fa onore come nazione. Se poi passiamo a riflettere sull’altro punto: comportamento privato di un uomo pubblico, mi trovo perfettamente in sintonia col prof. Sguerso.Chi riveste una funzione pubblica, istituzionale o addirittura di governo,dovrebbe avere la responsabilità nonchè la consapevolezza di svolgere un doppio ruolo:una funzione sì amministrativa, ma anche una funzione normativa, quasi nel senso genitoriale del termine, sicuramente non nel senso di “papi”.Egli diventa cioè modello di comportamento per i giovani, ma direi per tutti. Si fa veicolo di una mentalità, di una cultura, che,se negativa, sarà poi molto difficile sdradicare, il cui danno può durare per generazioni, proprio come le scorie tossiche o radioattive,(mi si perdoni il paradosso), specie poi se essa si appella agli istinti più bassi dell’essere umano. Quindi è del tutto esecrabile l’uomo con responsabilità politiche che adotta un modello di comportamento completamente deflagrante rispetto ad un sistema di valori fin lì riconosciuto e condiviso da tutti e lo è ancor più se esso possa addirittura far parte di una strategia machiavellica . Ecco perchè un politico che detta le norme di comportamento, non può scindere la sua sfera privata da quella pubblica,specie se poi SI VA OLTRE LA SOGLIA DI OGNI DECENZA!

  2. Il suo commento, gentile Civetta, mi fa ben sperare in un Paese futuro più civile, onesto e degno di quanto non sia il Paese attuale, “intossicato” come lei giustamente dice, dai mali esempi che vengono proprio da chi dovrebbe educare ai valori più alti non certo ai disvalori più bassi. Assistiamo infatti al nefasto connubio tra “gli istinti più bassi” e l’egemonia sottoculturale oggi dominante e funzionale al consenso disinformato che purtroppo molti nostri concittadini tributano a chi li vorrebbe sempre più “istintivi” e disinformati (o de-formati).

  3. Enrico Berlinguer, Platone, Aristotele, Macciavelli, Kant tutti citati per dire che Silvio Berlusconi è un farabutto.
    Egregio dott.Fulvio Sguerso mi “consenta”, bastava dire che a certi livelli non si può avere una doppia moralità.
    Perché lei, spero di non aver capito male, non vuole andare a curiosare non solo in camera da letto, ma neanche in cucina di una qualsiasi persona, più che mai se è un politico.
    Scommetto che ha timore di essere citato come un “moralista”.
    Eppure gli stati socialisti, come quelli teocratici sono sempre e comunque degli stati etici.
    Ora le voglio dare anche il mio parere.
    “Qualcuno” disse: “le idee camminano sulle gambe degli uomini”.
    Se quest’uomo è un poco di buono, sia se parliamo della sua sfera privata che di quella pubblica, da lui non si potrà avere nulla di positivo.
    Nel primo caso, anche se dicesse delle cose giuste, non sarebbe credibile mentre nel secondo caso sarebbe sbugiardato dai suoi interlocutori.
    Per questo motivo penso che ogni persona che ci vada a rappresentare, deve essere assolutamente integerrima, salvo chi ha dovuto lottare per affermare le proprie idee politiche.
    Entrando nello specifico penso che dopo il “68” ogni cosa è stata sovvertita, dapprima la Famiglia con il divorzio e l’aborto,e dopo l’intera società in primo luogo con l’abbattimento della meritocrazia in favore della raccomandazione, per non parlare della lotta all’integrità dell’uomo con la proliferazione di ogni tipo di droga, fino ad arrivare all’eugenia e quindi all’eutanasia.
    Dott. Sguerso si è accorto certamente che l’intera società è allo sfacelo, con il sopravanzare di ogni cultura RELATIVISTA?
    Non si ha più nessuna certezza, quindi perché il sig. Berlusconi sbaglia?
    Se sbaglia Lui, sbaglia Lele Mora e non perché porta delle prostitute a casa del Cav., ma perché è un omosessuale, come sbaglia Michele Castellana a cambiar sesso, oppure Morgan perché difende la DROGA ed il papà di Eluana che ha voluto “staccarhli la spina”.
    Ecco dott. Sguerso, il “Cavaliere”non è altro che il frutto delle politiche dissolutrici degli anni settanta e ottanta e quindi va condannato perché portatore di una idea di società libertaria e non solo perché se la fa con le minorenni.
    In bocca al lupo

  4. Vedo che lei, signor Lupo Solitario (a proposito: non ha mai letto “Il lupo della steppa” di H. Hesse? E’ una lettura molto istruttiva, anche dal punto di vista del “relativismo” e insegna molte cose sulla complessità dell’animo umano), legge attentamente i miei articoli, ma non sono sicuro – scusi la franchezza – che lei ne comprenda bene il senso.
    Vede, io non ho citato Berlinguer, Platone, Aristotele ecc, per dire che Berlusconi è un farabutto, ma proprio per non banalizzare il discorso sulla difesa o sull’accusa di quel’indifendibile personaggio mediatico-politico che offre tante occasioni ai lazzi e agli sberleffi dei comici e dei vignettisti- e che nondimeno ancora piace così com’è a tanti italiani – ormai ridotto a una maschera tragicomica degna più di pietà che di rabbia (politica). Il tema non era Berlusconi ma il degrado etico-politico del Paese. Quanto ai moralisti, sa, bisogna saper distinguere tra i veri e i falsi, e un criterio – e qui lei ha ragione – è la coerenza tra il dire e il fare, o meglio, tra il pensare e l’agire.
    Comunque grazie per il suo commento
    Grazie per il suo commento.

  5. Mi scusi dott. Sguerso, leggere il suo intervento mi ha dato la possibilità di parlare della società in cui viviamo e che ci offre come modelli da imitare solo i” berlusconi”.
    Infatti Berlusconi e/o Ventola, anche se in maniera differente sono il frutto delle battaglie Laiciste e Relativiste del XX° secolo.
    Infatti, anche se consideriamo “estemporanea” la dichiarazione di Berlusconi sugli omosessuali, paradossalmente, oggi sembra che i normali(secondo natura) siano i secondi e non a chi “piacciono”, solo, le donne.
    in bocca al lupo

  6. Mi sembra, mio affezionato lettore-Lupo solitario, che lei veda più nero di me l’orizzonte sociale che ci circonda. E’ vero che senza il degrado socio-culturale dilagante fenomeni come il berlusconismo e la xenofobia leghista non avrebbero assunto le attuali, preoccupanti dimensioni, ma se nel cerchio del nostro orizzonte nazionale non ci fossero alternative al “materialismo ateo-devoto” propagandato dalle Tv commerciali berlusconiane (e da quella pubblica berlusconizzata, salvo il “resistente” Santoro e il timido Fabio Fazio)non avrebbe senso nemmeno il nostro discorso critico nei confronti dello stato di cose presenti. Il commento della gentile lettrice Civetta fa ben sperare in un futuro migliore.
    Quanto al “secondo natura” e al “contro natura” lei è convinto che non esista una omosessualità naturale? Pensa forse che gli omosessuali siano esseri artificiali? Quanto a Vendola, lei sa, vero, che è un credente cattolico e devoto di Padre Pio?
    E poi, anzi, prima di tutto, un vero cristiano non vede mai tutto nero intorno a sé, un vero cristiano ha fiducia nel Signore e spera sempre nel bene. Abbia più fede.
    Un cordiale saluto.

  7. Più che di NORMALITA o ANORMALITA’che sono concetti più o meno contestualizzabili,quì si vuole porre l’accento sul concetto UNICO di ETICA; unico perchè NON ESISTE un’ETICA PUBBLICA e una PRIVATA: esiste l’ETICA o la sua ASSENZA nei comportamenti umani.Essa stabilisce il confine al’interno del quale un individuo “può gestire adeguatamente la propria LIBERTA’ nel rispetto degli altri” e, aggiungerei, nel rispetto del ruolo che ricopre.Tutti i grandi valori sono unici e MAI plurali; lo stesso concetto di LIBERTA’ non può essere trattato al plurale, così come si usa fare oggi. La LIBERTA’ è UNICA e RELATIVA: UNICA nella sua essenza, RELATIVA perchè va rappportata sempre alla libertà degli altri,perchè va collegata ad altri valori quali: RISPETTO, RESPONSABILITA’,CONSAPEVOLEZZA, DEMOCRAZIA, GIUSTIZIA, DIRITTI, DOVERI ecc…senza i quali il concetto di LIBERTA’ scade nel concetto DELLE LIBERTA’, cioè la libertà del singolo di fare quello che più gli piace anche se fosse a scapito degli altri o al di fuori di ogni sistema normativo o etico.Questa è la LIBERTA’ della GIUNGLA o della FORESTA non certo quella di unn Paese civile.
    Perciò quando si parla di VITA PUBBLICA o PRIVATA si fa una falsa distinzione perchè l’etica (o la legge in generale) non fa distinzioni: se uno compie un reato, esso rimane tale , che sia nella sfera pubblca o nella sfera privata. A maggior ragione il comportamento di un politico DEVE avere, e mai perdere di vista, la sua dimensione etica , perchè egi rappresenta l’esempio per i suoi concittadini.Il suo è un ALTO COMPITO MORALE e di RESPONSABILITA’ VERSO TUTTTI GLI ALTRI, se chiaramente mette al primo posto il BENE DELLA SUA NAZIONE e NON GLI INTERESSI E GLI AFFARI CHE LO RIGUARDANO!!!!!!! Era questo, credo, il senso dell’articolo del PROF. Sguerso. Sig. Lupo.

  8. Signora Civetta, lei , questa sera, e solo questa sera è stata precisa ed esaustiva.
    Sottoscrivo quanto ha detto;escludo solo la parola “democrazia”. Secondo me non collima con “libertà”, poichè la democrazia, almeno come è oggi interpretata, è solo una dittatura delle maggioranze.
    Questo se non sbaglio lo ha constatato Jacob Talmon in ” le origini della democrazia totalitaria”, ed. il mulino, Bo. 1967 e Raymond Aron in “Teoria dei regimi i politici” della stessa casa editrice, edito nel 1973).
    La Libertà è un bene prezioso, ma RELATIVO.
    Per quanto ha scritto il dott. Sguerso, penso di aver chiarito ciò che ho voluto trarre dal suo intervento.
    Le sue ultime osservazioni, sono ciò che volevo far emergere nel denunciare lo sfascio di questa Vs. Democrazia.

    Il dott. Sguerso ha citato la fede che pervade il presidente della regione pugliese, volevo ricordare che anche “testa di catrame” ha chiesto (quasi ha cercato una raccomandazione) per potersi accostare ai SACRAMENTI.
    Tuttavia la Chiesa Cattolica condanna l’omosessualità come male ASSOLUTO, e la condanna come un peccato che grida vendetta agli occhi di DIO.
    Se si è “Cattolici” bisogna accettare quanto “Roma” legifera e rinunciare alla fede del “secondo me”.
    In bocca al lupo

  9. Si, ho imparato da piccolo che la mia libertà incomincia laddove finisce quella degli altri. Nella vita, credo, ci vuole rispetto reciproco e senza cadere nel trampolino delle offese. La civiltà c’insegna che anche l’ultimo soggetto vivente su questa Terra, può darci insegnamenti di vita. Basta avere il senso dell’ascolto e si potrà bene andare la, dove ci porta il cuore.

  10. Gentile Civetta, vedo che i suoi occhi di lettrice sono ben aperti e attenti. Ha giustamente notato che i tanti avvocati del Cav si affannano a distinguere tra la vita privata e la vita pubblica del loro assistito, dando per evidente e fuori discussione che la sua vita pubblica sia politicamente virtuosa, cioè tutta dedita al bene della comunità e al prestigio del nostro Paese nel mondo. Purtroppo è invece ormai evidente che non è (più)in grado di governare se stesso, figurarsi gli italiani! E ho detto purtroppo perché un Presidente del Consiglio in quelle condizioni è ormai un danno per tutti, così per gli amici come per gli avversari. Per questo è urgente una nuova fase politica o almeno un ricambio ai vertici dell’esecutivo. A questo stanno pensando anche i più avveduti tra i suoi ministri e i più lungimiranti tra i suoi parlamentari. Stiamo assistendo al drammatico declino di un uomo pubblico che non distingue più (se mai ha avuto sentore di simile distinzione)tra quello che crede essere il suo interesse particolare e l’interesse generale del Paese.

    E vengo al Lupo (che non deve essere poi tanto solitario come dice). Mi pare di averle già detto in una mia risposta di qualche mese fa che, secondo me, lei confonde la Chiesa di Dio con il Dio della Chiesa. Che cosa voglio dire? Semplicemente che il sabato (o la domenica) è per l’uomo, e non l’uomo per il sabato (o per la domenica). Questo, come sa, non lo dico io, ma il Vangelo.
    E penso anche che i fondamentalisti (cristiani o musulmani o atei-devoti) non siano nemmeno tanto simpatici al buon Dio. Sono un uomo di poca fede? Può darsi. Ma sicuramente non in malafede.

    Caro signor Alfredo, sono certo che lei ha compreso il mio pensiero e anche la mia speranza. E la ringrazio di cuore.

  11. Sig. Lupo, finalmente mi riconosce qualche piccolo apprezzamento e di questo la ringrazio, ma anche io le riconosco qualche momento di lucidità: sa, a volte la chiarezza di un messaggiio dipende anche dalla capacità di ascolto (comprensione)che si ha in quel determinato momento.Noto che tende a manifestare una certa durezza o rigidità di pensiero che però denota una fragilità di fondo. Lei parla in termini di Vostra democrazia, nostra , dittatura della maggioranza ed è poco chiaro su come la intende lei.La democrazia, concetto sempre in divenire e mai compiuto, questo si,è però strettamente legato ad un concetto di LIBERTA'(non LE libertà, quelle si vivono solo nella casa del Grande Fratello), che a sua volta si collega al riconoscimento dei diritti umani e civili per tutti!, cioè al riconoscimento del principio di CITTADINANZA. La dittatura della maggioranza è invece quella che stiamo vivendo oggi nel ns Paese, dove le pricipali cariche dello stato , in particolar modo il capo del governo e i suoi ministri si riconoscono e affermano essere non i rappresentanti di tutti e quindi di uno Stato , ma solo di una parte di esso: i loro elettori.Ciò non era mai accaduto prima! Giurano sulla Costituzione di svolgere il proprio ruolo in rappresentanza di tutti e in difesa della Carta costituzionale e poi ne fanno carta straccia ecc. Ormai ci siamo abituati a pensare all’incontrario di quello che si sente dire dai ns politici di turno e tutto il Paese è “capovolto” o meglio “sottosopra” e sinceramente comicio a sentire tutto il peso e il disagio di tale posizione. Non è una bella sensazione sentirsi IL SANGUE AL CERVELLO.Se si parla di Vs – Ns democrazia ci mettiamo subito su un piano di NON_ascolto. Quì si tratta di capire che tutti insieme si deve trovare la strada per uscire dal culo di sacco in cui ci troviamo ,che, come dice il prof. Sguerso , non fa bene a nessuno e smetterla di porre la questione in termini dualistici NOI – VOI, nostro – vostro. Così non saremo mai capaci di crescere perchè è un confronto tra sordi e facciamo solo il gioco dei ns politici il cui motto è DIVIDI ET IMMPERA.
    In qualche commento precedente ha affermato di essere per uno stato teocratico e anche a favore della pena di morte come rimedio assoluto per un male assoluto. Ma mi dica allora come fa a condividere il conceto di Libertà da me espresso. mi sembra una enorme contraddizione la sua, Infatti poi più avanti parla da GIUDICE SUPREMO esprimendo giudizi ASSOLUTI e negativi nei confronti di persone che neanche conosce e che lei ritiene anormali o appunto faceti parte del MALE ASSOLUTO. Sig.LUPO si ricordi di una cosa riguardo a noi: VISTI DA VICINO, NESSUNO é NORMALE! La sento spesso condannare l’omosessualtà ma non le ho mai sentito dire una sola parola contro la pedofilia. Come mai? Eppure la prima è un orientamento sessuale che esiste anche in natura e che fa parte della sfera prettamente privata di un individuo e a lei non arreca nessn danno.La seconda di danni ne fa e tanti che durano spesso per tutta la vita di chi la subisce. Cosa ha da dire su questo. Riguardo al VERBO ASSOLUTO della Chiesa cattolica Romana,credo di essermi già abbondandemente espressa in precedenza e lei mi ha già dato delle risposte, quindi soprassiedo! distinti saluti!

  12. !!!!!!!!!!!!!!!!La PEDOFILIA????????????????
    Ma lei sta dicendo che io, lupo solitario,ignoro questo problema, oppura possa essere in qualche modo acquiescente????????????????????

    Lei mi sta offendendo!

    Io,non gli consiglierei di mettersi una macina al collo e di gettarsi in mare, come disse Gesù ma, i pedofili, li IMPALEREI!
    C’è una tecnica “ottomana” che permette di passare l’intero corpo senza ledere organi vitali e di lasciarlo morire di sete.

    Avrei voluto trattare altri argomenti che ha citato…….ma
    Gentile Civetta, questa sera mi ha fatto arrabbiare veramente.
    e non le auguro, nemmeno,in bocca al lupo

  13. Di fronte alla sua reazione – a dir poco scomposta – alle pacate e civili argomentazioni della gentile Civetta, signor Lupo non solo solitario ma ora anche arrabbiato, non si sa cosa dire (o almeno io non lo saprei), perchè si ha l’mpressione che il suo mondo sia veramente troppo distante da quello abitato da persone dialoganti e rispettose le une delle altre. Ha detto bene la sincera e acuta civetta che tanto l’ha fatta, è proprio il caso di dire, imbestialire: lei tende a manifestare una certa durezza e rigidità di pensiero, che però denota una fragilità di fondo”.Ed effettivamente si ha l’impressione che lei abbia il timore di essere espropriato dai suoi valori, se messi a confronto con altri valori. Di fronte al diverso da sé, lei si chiude in difesa o, addirittura, come in questo caso, attacca. Ma che cosa attacca? Nella fattispecie idee e principi rispettosi dell’altrui autonomia, non certo dell’altrui violenza. Certo la libertà non può, anzi non deve, o meglio non devrebbe sconfinare nella licenza o, appunto, nella violenza, come nel caso della pedofilia, della violenza sessuale, degli abusi d’ogni genere, compreso quello di potere o d’autorità. Per questo c’è il codice penale. E tuttavia, visto che lei legge anche trattati di scienza politica, le suggerirei la lettura del saggio “Dei delitti e delle pene” di Cesare Beccaria. Non potrà che farle del bene.
    Stia sereno.

  14. Caro sig. Lupo., non mi sembra sia il caso di arrabbiarsi così tanto, nè di sentirsi offeso.Io le ho rivolto solo una domanda senza arrivare a nessuna conclusione di quelle di cui mi accusa.Immaginavo che lei la pensasse così come ha descritto. Però la sento attaccare sempre e solo gli omosessuali e mai i pedofili e perciò mi sono permessa di chiederle perchè.Se poi ho osato dirle che manifesta un atteggiamento di giudizio troppo rigido, che alla fine è segno di una certa insicurezza, la possa rassicurare che io sono una persona più fragile di lei.Ma tutti siamo fragili a questo mondo, altrimenti non saremmo esseri umani. La differenza sta nel fatto che c’è chi lo ammettte apertamente come me e chi, come lei, probabilmente, cerca di nascondere la sua insicurezza nella sicurezza del giudizio, o del pregiudizio , nel pensare senza il beneficio del dubbio, nel vedere il mondo in bianco e nero, nel suddividere le persone in buone e cattive ma così cattive da meritare una morte crudele, magari decretata per legge.Ecco per es.la descrizione che lei fa della tecnica di tortura ottomana, mi fa accapponare la pelle, mentre lei la descrive quasi con godimento: è solo questa la differenza fra la mia fragilità e la sua .Stia bene , amico Lupo e cordiali saluti.

  15. Caro “Lupo”,
    forse lei fa un po’ di confusione. Non fu Gesù a consigliare a chi da scandalo a mettersi una macina di pietra al collo ecc. ma un tal Matteo un bel po’ d’anni dopo. Gesù non mi risulta abbia lasciato nulla di scritto o sbaglio? Mi risulta invece sia stato tollerante nei confronti dei comuni peccatori: perse le staffe solo con i mercanti nel tempio e lì aveva ragione. Come avrebbe “visto” Gesù due omosessuali e un sordido pedofilo? Allo stesso modo? Scusi Lupo, non siamo in Iran ma in Italia. Un pedofilo? sia in Iran che nella cattolica Spagna che ammette una unione tra omosessuali (non chiamimamolo però “matrimonio”), un pedofilo è penalmente perseguito perché il male che ingenera non può essere perdonato e il danno che ingenera non può essere risarcito. Si preoccupi più di questo e non di chi non si sente attratto dal sesso opposto.

  16. Sono appena tornato dal lavoro, è stata una giornata dura, ed eccomi qui.
    Vi ho letto, come sempre, con interesse, tanto interesse che questa discussione potrebbe protrarsi all’infinito.
    Avete delle certezze: leggendomi vi siete fatti un opinione del mio essere e per questo motivo mi attribuite delle insicurezze,fragilità, frutto di pregiudizi e delle mie considerazioni di principio a cui mi appello.
    Non voglio scendere nel particolare.
    Ogni mia affermazione dovrebbe essere correlata da ampie considerazioni (cose non possibili in questa sede solo perché il tempo è sempre tiranno) e solo così quanto da me affermato avrebbe un senso compiuto.
    Ma il più delle volte, visto che queste pagine sono lette da tantissime persone, penso che delle affermazioni secche e che non diano dubbi d’interpretazione, sia la migliore cosa per far passare un’idea.
    Tuttavia può essere accettata o rigettata, ma certamente non interpretata: “si,si..no,no”.
    I principi sono assoluti, l’applicazione è relativa.
    Anche quanto sto scrivendo, deve essere interpretato, .
    Ho affermato che la massima pena, quella somministrata non per vendetta ma per GIUSTIZIA, è legittima.
    Per me è una questione di massima civiltà.
    Tuttavia nell’applicarla vado a considerare non cento, ma mille sfaccettature e solo dopo la farei eseguire.
    Sergio Romano,scrisse in un suo articolo, che negli Stati Uniti le lungaggini che si applicano prima dell’esecuzione di tale pena è un fatto di grande civiltà, poiché nel lasso di tempo che passa dalla sentenza all’esecuzione della pena, si possono appurare ogni eventualità non considerata durante il processo e quindi correggere un errore possibile.
    Tutto questo lo dico perché ogni vita è SACRA.
    Da Cattolico, per chi conosce le Sacre Scritture e non tende all’eresia accogliendo solo alcune sue parti, mi sentirei con la coscienza non tranquilla se mi opponessi a quanto da me affermato.
    Tutto questo quindi non è il “secondo me”, ma solo il frutto della Fede maturata.
    Altra cosa sono i “cattolici adulti”, quelli che si cuciono a dosso una fede su misura per giustificare le proprie debolezze.
    Dott. Sguerso, lei mi cita il saggio “Dei delitti e delle pene” di Cesare Beccaria.

    Sa, dottore, che quel saggio l’ho letto veramente?
    La invito però a non infierire sulla mia poca cultura umanistica.
    Certamente mi potrà dire che non ho capito un fico secco di quanto il Beccaria volesse dire ma….io l’ho interpretato in questo modo:
    LA VITA è SACRA, MA CI SONO ALCUNE OCCASIONI DOVE è INEVITABBILE LA SUA APPLICAZIONE.

    “La morte di un cittadino non può credersi necessaria che per due motivi. Il primo, quando anche privo di libertà egli abbia ancora tali relazioni e tal potenza che interessi la sicurezza della nazione; quando la sua esistenza possa produrre una rivoluzione pericolosa nella forma di governo stabilita. La morte di qualche cittadino divien dunque necessaria quando la nazione ricupera o perde la sua libertà, o nel tempo dell’anarchia, quando i disordini stessi tengon luogo di leggi; ma durante il tranquillo regno delle leggi, in una forma di governo per la quale i voti della nazione siano riuniti, ben munita al di fuori e al di dentro dalla forza e dalla opinione, forse piú efficace della forza medesima, dove il comando non è che presso il vero sovrano, dove le ricchezze comprano piaceri e non autorità, io non veggo necessità alcuna di distruggere un cittadino, se non quando la di lui morte fosse il vero ed unico freno per distogliere gli altri dal commettere delitti, secondo motivo per cui può credersi giusta e necessaria la pena di morte.”

    In altro luogo, il nostro afferma che alcune volte è più conveniente, per la società, una tortura a vita, che un solo istante che porta dalla vita alla morte.
    Immaginiamo le sofferenze, le torture le privazioni che subivano i reclusi nelle carceri del XVI° e XVII °secolo.

    “Non è il terribile ma passeggiero spettacolo della morte di uno scellerato, ma il lungo e stentato esempio di un uomo privo di libertà, che, divenuto bestia di servigio, ricompensa colle sue fatiche quella società che ha offesa, che è il freno piú forte contro i delitti.”

    Le lascio questi argomenti dott. Sguerso e spero non di convincere nessuno, ma solo di chiarire le mie”insicurezze” e le mie “fragilità”.
    In bocca al lupo

  17. Caro sig. Lupo, lei sicuramente sarà una persona onesta, integra e un gran lavoratore. Ciò le fa solo oonore!.La conoscenza attraverso questo mezzo è assolutamente afffidato a “impressioni” che si possono dedurre da poche parole.Perciò non si parla mai in termini di certezza di giudizio, lungi da me. Una persona è così ricca di sfaccettature e di interiorità che non si può dire di conoscerla mai veramente fino in fondo, figurarsi se non ci si conosce affatto come nel nosro caso. In questa sede ci siamo confrontati solo su alcune idee, che possono essere diverse, opposte , quello che si vuole , che per questo a volte si può usare anche toni un pò provocatori, ma sicuramente il tutto è limitato ad un confronto di qualche idea e come tale va considerato: niente di più! Il rispetto è d’obbligo reciprocamente!
    Le posso dire che ho condiviso e apprezzato per es. i suoi interventi sull’argomento SUD ..Quindi non posso che confermarle tutto il mio rispetto e mi auguro di “scontrarmi” ancora con lei. Cordiali saluti.

  18. Ringrazio il prof.Sguerso per le sue parole sempre sagge, misurate
    e rispettose dell’altrui pensiero,espresse con la pacatezza del tono (che a me non sempre riesce)che sempre lo distingue anche in una vivace contrapposizione di idee.Dunque è per me un prezioso riferimeto quale esempio di persona civile, rispettosa e corretta . Grazie e cari saluti!

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