Io, Io, Io

Giovanna Rezzoagli

Finita l’estate e ripresa la solita routine, beninteso per chi ha avuto modo di interromperla, ricominciano i più o meno inevitabili incontri sociali. Riunioni di lavoro, amici persi di vista, di tutto e di più. Ma il vero spauracchio, le più improrogabili quanto più temute (almeno dalla sottoscritta!) sono loro: le assemblee dei genitori a scuola e quelle condominiali. Un incubo sociale fatto e finito. Un tripudio di inevitabili manifestazioni delle caratteristiche più variegate dell’animo umano. E, diciamoci la verità, generalmente non sono le più nobili ad esternarsi. Riuscendo ad estraniarsi un poco dall’ineluttabile realtà di dover assolvere tali incombenze, ammesso e non concesso di sviluppare una sorta di impermeabile virtuale alle altrui peculiarità comportamentali, ci si può intimamente divertire ad osservare tutto e tutti, cogliendo anche qualche utile spunto di riflessione su noi stessi. Cosa che, alla fin fine, non ha mai fatto male a nessuno. Chi ha figli lo sa: ad ottobre si inizia con l’assemblea in cui si eleggono i rappresentanti che dovranno, appunto,  rappresentare i genitori nei consigli di classe. Alle scuole elementari, in genere, si sopravvive. Un volontario (al 99% una mamma) si recupera facilmente. Alle medie cominciano i primi mal di stomaco, iniziano i primi protagonismi, in genere tipici di chi “teme” le performances dei figli, in tutti i sensi. E’ in questo contesto che cominciano a spuntare le mamme ingioiellate e fresche di messa in piega, nonché i papà tutti sorrisi e cordialità. All’occhio, se si riconoscono a colpo sicuro quelli che aspirano a rappresentare, molto meno facile è intuire le reali spinte motivazionali che animano gli ardimentosi volontari. Ricordo, con un sorriso, la riunione di classe quando mio figlio frequentava la prima media: l’unico padre presente, con un misto di candore disarmante e sfacciataggine irritante, si candidò affermando che in questo modo poteva “arruffianarsi” bene con i docenti. Al liceo, un genitore cosa si aspetta? Difficile far previsioni, di certo si arriva al fatal momento con almeno una decina di anni di esperienza sulla schiena, tra asilo, elementari e medie, pertanto un minimo di spirito critico si dovrebbe pure averlo sviluppato e qualche clichè averlo introiettato, tantè… Anche in questo caso entri e subito individui chi agogna all’ambita carica. Impossibile non comprendere, anche non volendo. Il candidato si presenta scandendo cognome, nome e doppio nome del pargolo di cui è fiero genitore, snocciola i propri titoli (per fortuna non nobiliari, almeno quello), calca e ricalca sul fatto di “aver ricoperto in passato il ruolo di rappresentante ecc,ecc”. Io sono, io ho fatto, io ho svolto. Una sequela di “io” impressionante, tale da far sospettare di essere al cospetto dell’ispiratore del famoso spot che reclamizzava una nota compagnia telefonica attraverso lo slogan “Xxxxxxxxx: tutto intorno a te”. Animo umano, che si abbevera dei consensi altrui, sino allo spasmo. Altro contesto favoloso per osservare queste dinamiche: l’assemblea di condominio. L’elogio della litigiosità. A vario titolo, la sottoscritta ne deve digerire tre all’anno, o per amore o per forza. Anni fa, ne ero terrorizzata, specialmente quando dovevo presenziare a quella del condominio in cui abitiamo. Da che ho memoria vi ho visto partecipare un soggetto incredibile, casalinga super frustrata che conosce a memoria il codice civile, ma non sapendo esprimersi in italiano lo cita in genovese stretto, a te l’onere di tradurre. In questo contesto nessun  “io, io, io”, ma tantissimi “mi, mi, mi” (“io” in genovese, almeno credo). Da quando il condominio è diventato multietnico la situazione è migliorata, ma comunque ogni volta sembra di dover scendere sul ring, perfino l’amministratore mi ha confessato che si fa prendere dall’ansia. Sembra un racconto semi faceto, eppure corrisponde alla triste realtà. Triste realtà che vede le persone sempre più arrabbiate, più insofferenti, molto più aggressive. Nei contesti di gruppo i soggetti più insicuri tendono a compensare attraverso l’esibizione di comportamenti egocentrici. Animo umano, pieno di timori mal confessabili. Animo umano spesso fragile e pieno di contraddizioni, tanto affascinante quanto, altrettanto spesso, facilmente prevedibile. Quando un soggetto, qualunque ruolo abbia, comunica a suon di “io”, tende sovente a dimenticare che tutti noi si nasce e si muore allo stesso modo. Ciò che ci distingue è il come viviamo l’intermezzo.

 

2 pensieri su “Io, Io, Io

  1. Francamente ignoro quando sia nato il cosiddetto “Consiglio di classa”, ma agli albori degli anni ‘ottanta anchio fui chiamato a rappresentare, in qualità di genitore, tale consiglio. Dovetti accettare tale ruolo solo per la insistenza dei miei figli e di mia moglie, e mi è capitato di vestire tale ruolo per più di una volta.
    Non so adesso, ma a quell’epoca a me sembrava che fosse quasi una farsa , una presa in giro: Certamente è un segno di civiltà e di democrazia, ma credo anche che moltissime volte venga sostenuto per puro regolamento scolastico e, spesso, svuotandone il contenuto, visto che , alla fine, i genitori hanno quasi sempre ben poco da dire. La scuola elementare che ricordo di persona era ben altra cosa: rigore infinito da parte dei maestri e i genitori venivano chiamati a scuola per avere giudizi veri sui propri figli. Quindi, anche i genitori se ne assumevano la piena e doverosa responsabilità morale se i loro figli non apprendevano le lezioni scolastiche . Penso che tale forma di potere da parte degli insegnanti illuminava e incoraggiava a rispettare il percorso con la piena partecipazione dei tre soggetti: Alunni- insegnanti e genitori.
    Ma come dice la nostra simpaticissima Giovanna Rezzoagli, vi è anche una certa confusione nel campo condominiale, cosa che un tempo neppure esisteva. Ma in questo campo mi sento davvero estraniato perchè vivo in un mini fabbricato dove non occorre avere tale rappresentanza. Quindi,sono felice di non dover scendere sul ring… Cordialità.

  2. Carissimo Signor Alfredo, non sa quanto sia fortunato a vivere in una casa tutta sua. Il problema delle liti in assemblea condominiale è tanto diffuso che in ambito psicologico è molto studiato, esiste addirittura un fenomeno che prende questo nome, riferito a chi difende la propria posizione a scapito del bene comune, semplificando al massimo il concetto.Racconto un piccolo aneddoto divertente che mi è capitato giusto un anno fa, quando ho presenziato all’assemblea condominiale del condominio di mia suocera come delegata. Nessuno mi conosceva, solite domande di circostanza su dove si vive, su che lavoro svolgo, appena rispondo “Counselor” cala il gelo, qualcuno timidamente indaga, io spero gentilmente rispondo. Arrivati alla nomina del Presidente nessuno lo vuol fare, dopo dieci minuti mi propongo io ed un signore salta su e dice “E no, lei no, se no ci manipola la mente e ci fa fare quello che vuole”. E’ finita che ho fatto da presidente ed il Signore è uscito esattamente con la testa con la quale era entrato. Questo per dire quanto sia grande la diffidenza in questi contesti. Sulla scuola nuovamente Le do ragione, sono tutte cose fatte per forma e poco per sostanza, aggiungo purtroppo. Comunque su questo devo fare esperienza, perchè il Signore “Io, io, io” quest’anno, povero lui, dovrà dividere onori ed oneri con la sottoscritta, eletta suo pari, pur senza aver talenti speciali. Però un “consiglio di classe” svolto con la serietà che gli conferisce la normativa, può essere il primo passo per proposte costruttive e serie. Comunque vada sarà interessante, viste le premesse. Un carissimo saluto da tutti noi tre.
    Giovanna Rezzoagli

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