Il Papa straniero? Fini

Angelo Cennamo

In Italia, l’unità della sinistra è sempre stata una chimera, una specie di utopia transgenerazionale che ha attraversato quasi un secolo di storia. Dallo strappo del giovane Gramsci, che in quel cinema di Livorno inventò il Pci da una costola del partito socialista, alla cellula libertaria ed ecologista di Niki Vendola – ultima speranza del vivaio progressista – di acqua sotto i ponti ne è passata. Eppure c’è qualcosa che rende questa storia sempre uguale a se stessa, e la caratterizza, in modo ossessivo, fino quasi a vanificarne gli scopi. E’ una strana vocazione all’autodistruzione, un sadomatico logoramento delle proprie classi dirigenti che trova la sua sublimazione nel fagocitamento della leadership. L’universo rosso è alquanto frastagliato, camaleontico anche nell’autodenominazione : comunisti, dossettiani, diessini, ulivisti, margheritini, popolari, asinelli, arcobalenisti, pacifisti, antagonisti, no global, palavobisti, verdi ecologisti, girotondini, popolo viola, carriolisti aquilani, sono solo alcune delle sigle prescelte dai militanti della sinistra negli ultimi anni. Non è mai stato facile tenere insieme così tante anime, istintivamente portate all’anarchia, piuttosto che ad una militanza disciplinata ed ossequiosa della gerarchia. A parte Berlusconi, sono davvero pochi coloro che sono riusciti nell’impresa di compattare questa galassia di fazioni, da sempre combattuta tra l’antagonismo e il ruolo di governo. Proviamo a contare i leaders che ha avuto il centro sinistra negli ultimi sedici anni, ovvero da quando Berlusconi è sceso in campo  : Occhetto, Prodi, D’Alema, Amato, Rutelli, di nuovo Prodi, Veltroni, Franceschini, Bersani. Una fila interminabile che non ha eguali. E se l’attuale legislatura dovesse interrompersi, con quale candidato il centro sinistra si presenterebbe alle urne? Questo sì che è un vero rompicapo. Da quando esiste il bipolarismo, la scelta non è mai caduta sul segretario del maggiore partito della coalizione, ad eccezione di Achille Occhetto. Al contrario, si è sempre optato per un moderato, un papa straniero che riuscisse a tenere insieme tutti i pezzi dello schieramento, e da rottamare al momento opportuno, senza tanti complimenti. Alla sinistra, in questo preciso momento, servirebbe un leader nuovo di zecca, una figura di prestigio mai proposta prima. Già, ma chi tra le sue fila possiede il giusto pedigree? Quali dovrebbero essere i requisiti del candidato ideale? Servirebbe, ad esempio, qualcuno capace di coniugare il laicismo libertario delle frange estreme con la moderazione dei cattolici. Un liberale, che però non disdegni l’intervento dello Stato nelle politiche industriali. Un politico sensibile al tema dell’immigrazione, che sappia dialogare con la comunità islamica ed accogliere le sue istanze più pressanti : lo studio del corano nelle scuole e la concessione del diritto di voto. Un progressista della bioetica, bravo a difendere i diritti della famiglia nella sua composizione naturale, e non solo. Un paladino del costituzionalismo ed uno strenuo difensore dell’azione penale. Un leader sul quale l’universo sindacale possa contare; caparbio nella difesa delle minoranze in fabbrica, e impavido nel tenere botta alla spocchia di amministratori delegati zelanti di globalizzazione. Ma soprattutto un vero antiberlusconiano, uno che sappia dare del filo da torcere al caimano, costringendolo alla resa anche nelle battaglie più ostili. Insomma, uno come Gianfranco Fini.  

 

4 pensieri su “Il Papa straniero? Fini

  1. è forse il tuo miglior articolo da quando ho l’occasione di leggerti sei riuscito, guardando dall’altra parte – dall’esterno, a focalizzare il vero problema degli antagonisti a questa strana “destra” italiana. davvero complimenti: mi sei garbato! sei fantanstico nella tua conclusione: addirittura fini papa, chapeau!
    ovviamente, ma questo ti è ormai chiaro, credo che la tua analisi sia difettosa, perchè il tuo pensiero patisce di questo difetto, tutto italiano, quasi genetico – anche se io spero e voglio cambiare le cose e quindi in qualche maniera anche te – di trovare le proprie ragioni nelle debolezze degli altri. questo modo di ragionare io lo trovo poco maturo e tipico dell’infanzia. hai avuto modo di affermare che a te ti piace turarti il naso, qualche anno fa questo agire portava i commentatori e gli analisti a parlare di “zoccolo duro”, cioè un insieme di elettori che comunque non avrebbero mai cambiato bandiera, anche di fronte all’evidenza, è la sindrome italiana della RSI. ora caro giovane angelo (cennamo) io vorrei introdurti a un grande cambiamento che è avvenuto in Italia e cioè che i tuoi avversari, l’altro campo a cui tu hai guardato con grande curiosità, è cambiato: è da molte elezioni che da quella parte un numero sempre maggiore di persone non si tura più il naso e o non va a votare oppure vota persone di cui ha fiducia. mi meraviglia che questo tu non lo registri.io credo che l’evoluzione della politica italiana si avrà quando, autonomamente -anche se effettivamente è più lento- lo stesso fenomeno succederà anche a destra.
    io mi rifiuto di farti da specchio, e come me tanti altri, e ti lascio alle tue scelte e alle tue contraddizioni fino in fondo. arriverà il giorno, spero presto, che ti chiederai ma io qui che ci faccio? e allora sceglierai la cosa migliore per te, per il tuo paese e pera la tua città.
    ecco io credo che fini, più che papa, possa avere esattamente una funzione di catalizzzatore, cioè accellerare il fenomeno di presa di coscienza, di autonomia e idealità per ora assente nella destra.
    poi per quanto riguarda berlusconi più che compattatore credo che sia un coperchiatore, nel senso del coperchio, interessato e pure un poco affabulatore.
    cordialmente. michele zecca

  2. Pregiatissimo Angelo Cennamo, lei deve dire la verità: questo suo intervento è frutto dell’articolo scritto solo due giorni orsono su “Il giornale” da Marcello Veneziani?
    “Fini, un recipiente vuoto, pronto ad essere riempito di ogni contenuto”.
    Qualche giorno addietro il sottoscritto disse:” Fini, sotto l’impermeabile niente”.
    In un articolo scritto qualche anno addietro osai commentare un suo discorso tenuto all’università di Salerno: “ha parlato tanto…. non ha detto niente”.
    Ancora, in un mio articolo ospitato dal “Salernitano” osservavo, parlando dell’allora segretario di A.N., che era ammissibile cambiare opinione, La Tradizione, la Fede,la Moralità(ricordiamoci le visite inopportune alla Farnesina di giovani avvenenti ragazzette, durante la sua funzione di ministro degli esteri/oppure quando diceva che un omosessuale non avrebbe mai dovuto insegnare in una scuola pubblica/ancora…. svendere -regalare al fratello della sua compagna un’ appartamento non suo a Montecarlo..e…eccccc.) Rinnegare le “Radici”, ma gli chiedevo se avesse una idea di cosa volesse fare da “grande”.
    La risposta fu data, prima di Veneziani e prima di lei sig. Cennamo, dal direttore de “il Riformista” Antonio Polito, che ad una domanda di un giornalista su chi potesse essere il nuovo capo cordata della sinistra dopo Bersani, lui in maniera chiara e con una lucidità disarmante esclamò: “Gianfranco Fini”.
    Quindi la sua analisi è condivisibile e veritiera.
    Da oggi, per carità cristiana, non lo si identifichi più come uomo di destra, moderna destra, conservatorismo europeista e via discorrendo…. ma solo un camaleonte, anzi…un “lombrico”.
    in bocca al lupo

  3. lo trovo un gran bel commento il suo, sig Michele. Rende un poco dell’orgoglio perduto a me elettore della sinistra. E trovo che sia anche un gran bel messaggio al Cennamo attestato sulla sponda dei devoti al sultano. Per inciso, io che mi reputo di sinistra, ho letto le più lucide e condivisibilile critiche al Cavaliere ascoltando Montanelli di destra, e poi Travaglio suo continuatore. Penso che da loro abbia capito qualcosa in più sul funzionamento della democrazia.
    Aggiungo di mio un poco di invidia per i risultati raggiunti da Fini: sembra aver fatto più lui contro il sultano, che i balbettii dei capoccioni della mia ex sinistra. Avrà colto il momento?… (che i lustrini della pubblicità hanno pure successo, ma non funzionano in eterno, quindi i tempi son ormai maturi). Sarà bravo di suo?… (ma non mi sembra venga da una lunga tradizione democratica). Avrà capito che una volta mancato l’imperatore, al suo schieramento non rimaneva neppure uno straccio di valore a cui aggrapparsi?…

  4. Per chi conosce bene Fini,non possono esserci che le parole dell’intervento di Ciarrapico: chi tradisce una volta tradisce sempre.
    Fini è tanto vuoto e con tante poche idee che sarà opera della sinistra riempirlo, e il nostro onesto Fini pur di accedere a qualche più alta carica sarà disposto a vendere tutto.

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