La madre Patria è al nord. Noi siamo una colonia

Diffusamente e in forme più o meno esplicite, molti media riportano dichiarazioni di politici,storici che invitano a considerare nel bene e nel male l’esistenza di una Patria che accomuna le varie parti d’Italia.Inutile recriminare su ciò che è stato,guardiamo al presente e ad un comune “prospero”futuro. Abbiamo una Patria e quindi teniamocela ben stretta anche se questa Patria,quasi una madre snaturata presta poca attenzione ai suoi figli che hanno avuto la sventura di nascere oltre il Garigliano. Molto bene ha scritto Veneziani accusando di supponenza e infingardaggine la pletora di storici di regime incollati alle loro cattedre e che continuano a produrre senza mai sfiorare il nocciolo del problema. Questi cattedratici di regime,hanno semplicemente interrotto la storia di una parte di questa Patria e hanno fatto sì che un Popolo,quello del Sud,si sentisse come portatore di un peccato originale. Da 150 anni siamo il fardello che pesa e rallenta lo sviluppo del Nord. Viviamo una storia negata,dove un Borbone viene considerato uno straniero dal quale conviene liberarsi per finire sotto un  Savoia arciitaliano, ma incapace di parlare la lingua di Dante e valletto delle diplomazie anglo-francese. Per amor di patria  il Sud ha dovuto subire continue spoliazioni in cambio di promesse mai mantenute. Promesse e mazzate. Scorre il tempo,cambiano i metodi ma non il risultato se oggi leggo, che la disoccupazione al Sud ha raggiunto l’11%. E con gli inoccupati a quale percentuale  si arriva? Il 25-30%? Naturalmente i figli del Sud obbligati ad emigrare non vengono conteggiati. Alle promesse di un “re galantuomo” e di un “fine tessitore” seguirono dieci anni di mazzate, allora la vita di un terrone lombrosianamente incasellato nella genia dei delinquenti abituali dipendeva dal capriccio di un caporale piemontese. I metodi di oggi, sono quelli che ad ogni approssimarsi di elezioni, cominciano a circolare sempre grazie all’egemonia che alcuni hanno sui media  e alla collaborazione dei soliti ascari. Basterebbe leggere le dichiarazioni di ogni parte politica: Vendola passa dalla poesia alla “rivolta del Sud”, Fini novello messia parla del Sud come la sua terra promessa, Casini ha il mezzogiorno nel cuore  e lo stesso dice il premier Berlusconi in un suo messaggio, Di Pietro pronto a scendere in piazza,Fitto novello Martin Lutero, affigge i suoi otto punti inaugurando la Fiera del Levante. Otto punti e 100 miliardi al Sud, programmati oggi,stanziati forse domani  ma quanto alla effettiva erogazione…. Tutti sembrano aver dimenticato l’editto di Scaroni (amm.deleg. ENI) lanciato in quel di Cortina: “..non è conveniente investire al Sud,l’assenteismo raggiunge il 10%, meglio al Nord o in altri Stati…”. E Moretti (amm.deleg. Ferrovie Italia), ci fa capire che: “ … nelle priorità della sua azienda il Sud non compare”. La storia del Sud sembra cominciare il 5 maggio del 1860, il passato di un Popolo ignorato. Se apprendisti storici,cultori e studiosi non cattedratici e quindi non titolari della “verità” si confrontano nella ricerca di quegli avvenimenti  che mirano a colmare quel vuoto della storia, se l’ottimo giornalista Aprile si cimenta con una cronaca particolareggiata e veritiera del “buio risorgimentale”, ben vengano i soloni della storia  e che trovino il coraggio  di un confronto sereno con quel passato fino ad oggi travisato. In cinque pagine di un suo libro, un ex PdR, Einaudi, in forma molto velata, ebbe l’ardire di accennare ad una larva della verità  che è alla base dello sviluppo del Nord e della provocata “ questione meridionale”.-“ Peccammo, è vero di egoismo quando il settentrione riuscì a cingere di una forte barriera doganale il territorio nazionale e ad assicurare alle proprie industrie il monopolio del mercato meridionale. Noi riuscimmo così a far affluire dal Sud al Nord una enorme quantità di ricchezza. Ma è giusto ricordare che noi settentrionali non saremmo riusciti a consumare il nostro peccato di egoismo protezionista,se non fossimo stati aiutati dai grandi proprietari di terre a grano del mezzogiorno” (Il Buongoverno pagg.147/151).  Eravamo nel 1886, in 26 anni le industrie del Sud erano state distrutte, non avremmo più esportato noi del Sud, le locomotive che Pietrarsa fabbricava e vendeva al Piemonte già nel 1843, eravamo diventati e ancora siamo il mercato del Nord,una colonia ai cui abitanti,viene rivolto l’invito ad intraprendere un pellegrinaggio al museo Lombroso.

Antonio Perrucci

 

 

 

5 pensieri su “La madre Patria è al nord. Noi siamo una colonia

  1. In 150 anni,se ci fosse stata la volontà politica,il Sud sarebbe stato rivoltato come un calzino,purtroppo in Italia la coperta è stata sempre troppo corta e quindi il Sud è stato usato come mercato per la produzione del Nord. Al Sud è toccata emigrazione e le industrie presenti nel 1860 furono eliminate a vantaggio del Nord. Nel 1856 il Sud era il terzo paese in Europa più industrializzato.

  2. I nordisti piangono e fottono, sono diventati grandi industrialmente grazie ai nostri soldi, con l’annessione ci hanno saccheggiato, ci hanno massacrato e poi ci hanno colonizzato. E’ inutile aspettarsi che qualcosa cambi se 150 anni non son bastati, anzi dopo essersi preso l’ORO del Regno Delle Due Sicilie, hanno continuato a derubarci e a sfruttarci anno dopo anno, a tutt’ora non ci sono infrastrutture al sud e mai le faranno, senza quelle non c’e’ possibilita’ di far nascere imprese, il nord non vuole la concorrenza, noi siamo il loro mercato e anche quando compri prodotti meridionali, come quelli dell’agro nocerino sarnese, l’azienda ha sede a bologna, roma o parma e i soldi delle tasse vanno alle agenzie delle entrate di quelle regioni…l’unica soluzione e’ L’INDIPENDENZA DEL SUD.

  3. RISARCIMENTO di 150 di ruberie e non solo , questa deve essere la parola d’ordine nei confronti dei nordisti della Lega che vogliono dividere l’Italia!
    Restituire il Mal Tolto o più semplicemente il Malloppo con cui hanno abbandonato il Sud!

  4. Massimo D’Azeglio: ” per portare la libertà nel Meridione d’Italia ci sono voluti 50 battaglioni di bersaglieri”(probabilmente di quella libertà non sapevano cosa farne).
    Montanelli: “Sono stati fatti più morti in tre anni(1861/1863) nel Meridione d’Italia che in tutte le guerre risorgimentali”.

    Quei morti erano i nostri bisnonni, le donne violentate da li “francisi” erano le nostre bisnonne, i conventi bruciati, gli ordini monastici aboliti, i contadini trucidati(Bronte e non solo)fu opera dei garibaldini.
    Diciamo ai nostri figli, non dovete emigrare, restate per LOTTARE.

    L’Italia al GARIGLIANO.

    In bocca al lupo

  5. Gentile Civetta, sarà anche vero quello che scrive, ma oggi vorremmo una separazione, possibilmente consensuale. Trovo immorale dovere pagare i mille sprechi del sud, appalti di opere inutili, parassitismo sociale e malasanità. Ho dimenticato qualcosa?
    saluti
    Myriam

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