Salerno: la Giselle sotto una luce nuova al Verdi

Serena Caracciuolo

Al Teatro Verdi di Salerno è possibile assistere, fino a sabato,  alla rivisitazione in chiave moderna del balletto romantico per eccellenza Giselle.Non aspettatevi tutù o ballerine sulle punte, poiché saremo testimoni di una nuova nascita della Giselle, da ammirare sotto una nuova luce grazie all’abile lavoro del maestro Mats Ek. Presentata già nel 1982 la sua versione della Giselle, Mats Ek ha fatto sì che questo balletto diventasse un punto di riferimento per la nostra epoca, estraendo da questa favola popolare degli elementi che potessero rispecchiare la società attuale. Ciò si nota soprattutto nel secondo atto, dove la povera Giselle, tormentata dalla scoperta del tradimento di Albrecht, invece di portare lo spettatore nella foresta per dare inizio alla vendetta delle Villi, si ritrova in un ospedale psichiatrico, metafora della condizione precaria delle donne ed in questo caso delle artiste stesse, sue compagne di vita e di arte. Giselle, interpretata con grande sensibilità dalla ballerina Alessandra Veronetti,  è una contadina semplice chiusa nel suo mondo, che esprime la sua gioia di vivere attraverso la danza, lontana dalla convenzioni sociali dell’epoca, che diverrà incompresa e respinta a causa della sua stessa fragilità. Albrecht invece, interpretato da Roberto Bolle, proviene da quel mondo sconosciuto alla stessa Giselle, un mondo nobile, dettato dal bon-ton, dall’educazione e dall’apparire ed è proprio da queste restrizioni che il giovane Albrecht cerca di fuggire rimanendo affascinato dalla semplicità e ingenuità della giovane Giselle. Il maestro, con l’ausilio della musica di Adolphe-Charles Adam, ha voluto esaltare soprattutto il loro lato umano, mettendo in evidenza anche quell’amore erotico e passionale che era impensabile nel balletto romantico. Grazia, volteggi, salti e gran pliés, definiscono la personalità di Giselle, ma nei momenti di difficoltà ecco che la ritroviamo accasciata su se stessa, con le braccia penzoloni e la schiena piegata, tutti rimandi alla precarietà della vita. L’aspetto sensuale si riscontra sia nella scenografia mediante una natura quasi selvaggia, ma anche attraverso la nudità dei corpi e l’ingresso in scena di grandi uova simbolo della fertilità. Non volendo stravolgere la trama, il balletto è rimasto fedele alla storia d’amore tra Giselle e Albrecht, lui di nobile origini, lei semplice contadina, contrastata dalla presenza di Hilarion, Edmondo Tucci, è un contadino anch’egli innamorato di Giselle. Quest’ultimo fa di tutto per far confessare ad Albrecth il suo amore per Bathilde, provocando così la pazzia di Giselle con conseguente perdita di ragione. Nel secondo atto, la ritroviamo in una clinica psichiatrica insieme ad altre donne, colpevoli anche loro di aver amato troppo, dove vengono gestite dalla intransigente Myrta, che indica loro la strada più giusta da scegliere. Sia Albrecht che Ilarion andranno a trovare la perduta Giselle, la quale non riuscendo a superare il suo passato, cercherà rifugio nelle sue compagne di sventura. Uno spettacolo da non perdere, per poter riscoprire sotto un’ottica diversa, il mito della Giselle.