Salerno: Il Catalogo Presenta Carotenuto “La Mostra del Presidente”

 Sabato 2 ottobre, alle ore 19, i riflettori della galleria Il Catalogo si riaccenderanno sulle venti opere di Mario Carotenuto, esposte da Lelio Schiavone e Antonio Adiletta, in occasione della visita del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, al quale è stato donato un ritratto di Alfonso Gatto, firmato dall’artista salernitano. Ad illustrare le opere del decano della nostra scuola pittorica, saranno i critici amici della galleria, Massimo Bignardi e Diego De Silva, i quali si troveranno a discernere del segno nuovo e libero di Mario Carotenuto. Le diverse nature morte, in esposizione, condensano quel grande “ordine”, quella grande maniera a cui siamo affezionati, ma al tempo stesso ci rendono partecipi di quell’ inquietudine, di quell’erosione critica che l’assediano: un arduo, solenne equilibrio tra egemonia e scacco. Negli intensi paesaggi, invece, l’equilibrio tra memoria storica e presente entra in una dinamica aperta che li immette nella mobilità attuale. Il soggetto non è più tema di contemplazione assorta, di reperti ripristinati, ma questi, divengono tema di integrazione contemporanea di valori, di strumenti di indagine delle realtà umane, dei quali la contemporaneità stessa ha un bisogno vitale per essere piena, non mistificata a se stessa. La proprietà specifica del mondo dell’immagine in Carotenuto è dipingere come sognare e ricordare con le mani, cioè tramite una tecnica e, con questa, entrare nella buia tana dell’indicibile. Non il reale immediato, ma l’anima della realtà, attraverso la sua narrazione: questo è e vuole essere oggetto della mimesi: se in ogni grande figurativo l’immagine si configura con una caratteristica sua propria, in Carotenuto si può dire che lo spazio semantico specifico dell’immaginazione è formato sulla narrazione di ciò che sta dietro quella realtà che si offre, in prima istanza, come scuola del  vero. Anima mundi, dunque, nel senso platonico o, almeno qui, rinascimentale soprattutto, della magia nelle cose, attraverso cui esse parlano e mostrano tensioni, psichicità immanenti, simili o in continuità con quelle degli esseri umani. Ma come può cogliere un linguaggio pittorico questa sconosciuta dimensione del reale? Qual’è la sintassi pittorica di Carotenuto, funzionale allo scopo, se non quella che procede dall’attesa dell’inatteso, quella della forma aperta da dare al reale, quella che nasce dalla disponibilità assoluta alla cosa, quella che emerge dalla sospensione e dallo stupore che si genera al suo apparire e al suo accadere? E’ una sintassi che vuol cogliere, nelle cose e attraverso le cose, quello sguardo misterioso che esse sembrano lanciare, nell’atto di darsi all’occhio dell’artista: è il volere afferrare quell’esatto momento nel quale l’oggetto lancia una sorta di sguardo dionisiaco, con cui crea e costituisce lo spazio dei significati, consentendo la cattura del senso, nella sua realtà. Questa è la specifica mimesis dell’artista: mimesis, dove realtà e memoria coincidono, perché l’evento reale è caricato di memoria, e dove la realtà si piega all’immagine, diventando spazio semantico popolato di immagini e ricordi, quasi assumendo la specifica forma compositiva del ciclo, del trapassare e del traboccare del quadro, in quello successivo, diventando ‘racconto’.