Turismo durevole: ipotesi per Paestum 3

Aurelio Di Matteo*

Con le premesse di riferimento al turismo integrato, è bene, allora, cominciare a riflettere sull’insufficienza ed inadeguatezza dell’offerta turistica e delle relative politiche di sostegno e promozione fin qui attuate dall’Ente comunale. Il turismo di Paestum ha bisogno di cercare strade nuove e soluzioni al passo con la domanda: non sempre il mare, il sole, la cultura e l’archeologia bastano a vincere la concorrenza ed essere punto di attrattiva e di arrivo dei flussi turistici. Non basta più potenziare e promuovere il turismo culturale; non basta più costruire meravigliose strutture di ricezione alberghiera e ristorativa; non basta più disseminare il territorio di piccole e medie aziende agrituristiche o di produzione agricola etnica. Senz’altro è la premessa indispensabile – e per alcuni aspetti a Paestum in questo ci siamo – ma tutto questo è destinato prima o poi a rimanere isola disabitata nel silenzio e nel deserto di una sopravvivenza fatta di soli incentivi pubblici a perdere o di celebrazioni di ricorrenze conviviali, pur esse prima o poi non più appetibili dal consumatore. Sostanzialmente si vuol fare riferimento a un modo nuovo e diverso di progettare e stimolare lo sviluppo dell’industria del turismo e dell’ospitalità. Più che una metodologia di programmazione è una logica di progetto e di gestione del territorio, dei prodotti turistici, del contesto, degli aspetti immateriali, dei beni relazionali e delle funzioni strategiche. Entro questa logica è decisivo e fondamentale per lo sviluppo del turismo a Paestum tutto ciò che non è turismo, dai trasporti allo star bene, dai servizi quotidiani e normali alla sicurezza, dal piano commerciale a quello culturale, dalla difesa del suolo al recupero del centro storico, dalle strutture sportive a quelle ludiche, dalla valorizzazione dell’area pinetale alla riqualificazione di agglomerati a tipologia da casbah, e così via. In questa prospettiva va ripensato il ruolo, la funzione e gli obiettivi dell’azione dell’Ente Comune e soprattutto il suo compito essenziale che s’identifica con la Pianificazione territoriale comunale. Il modo di fare turismo oggi richiede soprattutto all’Ente Comune la capacità di sviluppare politiche di governance di un territorio non più limitate alla promozione delle bellezze naturali, dell’enogastronomia e delle sedimentazioni archeologiche e/o culturali. Dal momento della decisione di una vacanza e di un viaggio a quello della conclusione e del ritorno, il turista s’imbatte di necessità in una serie di “organizzazioni” le quali fanno capo ad attori indipendenti e a settori importanti che per costituzione e per funzioni con il turismo hanno poco a che vedere. Per la pianificazione dello sviluppo turistico urge una progettualità da parte dell’Ente Comune che finalizzi, integrandoli, gli obiettivi di promozione e miglioramento dei tanti settori, economici e infrastrutturali, di competenza. Il successo di alcune aree, quale quella della Riviera romagnola, che oltre la naturale simpatia dei residenti oggettivamente non ha attrattori di rilievo, trova spiegazione nel fatto che essa si è mossa secondo la logica di un “sistema territoriale”. La Pianificazione del “sistema territorio”, unito alla creazione di un’Agenzia-Osservatorio per il Turismo, come luogo di monitoraggio e coordinamento, sono nuovi strumenti che possono promuovere lo sviluppo locale dell’area pestana che allo stato si presenta in grave crisi e in condizione disarticolata come struttura territoriale e come governance amministrativa. È necessario attivare un’interazione coordinata tra le attrattive primarie (naturali, artistiche, archeologiche, umane, culturali, artificiali), le infrastrutture che ne consentono l’accessibilità e la fruizione, i servizi che lo rendono godibile, le imprese turistiche di settore con standard di qualità, di efficienza e di economicità, le industrie complementari che siano di supporto costante, le produzioni tipiche e la cultura materiale/immateriale quali identità di uno spazio antropologicamente significativo, una cultura dell’ospitalità e dell’accoglienza quale modalità relazionale della popolazione residente. È una competitività che si può costruire solo progettando il territorio in funzione delle finalità turistiche per uno sviluppo economico complessivo. L’impatto economico del turismo è diventato un fatto rilevante. Esso permea tutta la comunità di un territorio per le sue implicazioni sociali, civili, ambientali e culturali. Altra fondamentale caratteristica del turismo, oltre all’invasività dell’impatto economico, sono la frammentazione, la varietà e l’autonomia delle attività ad esso connesse. Natura, cultura, infrastrutture, trasporti rientrano nella  competenza degli Enti locali ma diversificata a vari livelli in verticale e in orizzontale. Le strutture ricettive sono gestite da imprese private, per di più nel caso di Paestum di piccole dimensioni e difficilmente inseribili nei circuiti dei grandi Tour operator. La comunicazione e il marketing sono disseminati tra pubblico e privato; nel nostro caso è inesistente o gravemente inadeguato quello pubblico, disarticolato e approssimativo quello privato. C’è un lodevole tentativo di coordinamento solo da parte del Consorzio di albergatori “Paestum in” che avrebbe bisogno di supporti pubblici di riferimento. Da qui discende la necessità che il Comune si assuma la responsabilità di un coordinamento e di un’integrazione delle attività e degli interventi connessi al turismo attraverso una globale pianificazione dello sviluppo dell’intero territorio nei suoi vari aspetti. Una pianificazione finalizzata allo sviluppo economico e sociale di Paestum, avendo a riferimento gli interventi per un turismo durevole, dovrebbe coordinare i seguenti ambiti, affinché i responsabili amministrativi e gestionali dei settori di competenza siano nella propria autonomia convergenti al complessivo obiettivo. La scelta degli ambiti, sulla base delle teorizzazioni del Williams, è proposta con riferimento ad alcuni obiettivi di fondo: a) identificazione degli sbocchi fondamentali e delle linee d’intervento del turismo nazionale e regionale; b) definizione regolamentare di un quadro di azione entro il quale le imprese private possano pianificare e coordinarsi; c) adeguarsi sia al profilo del turista fidelizzato sia ai nuovi profili per attrarli, prima, e fidelizzarli dopo; d) ampliare i benefici turistici sia dal punto di vista spaziale attraverso l’individuazione di nuove aree e settori oltre quelli della tradizionale zona balneare; sia dal punto di vista temporale, attraverso una decisa e articolata destagionalizzazione che si affianchi all’attuale concentrazione nei due mesi estivi; e) cura, salvaguardia, conservazione e valorizzazione delle risorse paesaggistiche e archeo-culturali che sono alla base del tradizionale turismo di Paestum; f) creare le condizioni normative e strutturali per altre forme di turismo: scolastico, religioso e della terza età; g) organizzare eventi significativi nei periodi di bassa stagione; h) sviluppare e promuovere i collegamenti con gli attrattori dell’entroterra rurale; i) curare la rinascita e il recupero sociale, urbanistico e architettonico del borgo antico anche in funzione di albergo diffuso; l) creare una rete organizzativa per l’accoglienza e l’assistenza ai visitatori; m) basare il sistema turistico sulla consumer satisfaction; n) promuovere una organica attività di marketing. La pianificazione turistica coincide con la progettualità generale per lo sviluppo del territorio poiché a Paestum può rappresentare l’identità produttiva e la complessità sociale dell’organizzazione civile, l’elemento sul quale far convergere tutte le attività e le iniziative. Essa può apparire come un master plan, ma di fatto è un piano incrementale in quanto, a differenza di quella metodologia, è variabile e flessibile con riferimento alla mutabilità della domanda del turista. Gli ambiti della pianificazione unitaria che tenga conto della filiera di interventi e di realizzazione, nel tempo lungo come in quello breve, nascono dai settori fondanti il tessuto della comunità comunale: fisico (controllo pubblico e privato sull’uso del suolo, localizzazione dei servizi, sviluppo del sistema dei trasporti e dei servizi pubblici);  economico (distribuzione sia spaziale sia settoriale dei piani d’investimento, creazione dei posti di lavoro, formazione professionale e cultura dell’ospitalità, distribuzione dei sussidi e degli incentivi); socio-culturale (ospitalità e accoglienza, zone ricreative, identità antropologica, archeologia e cultura, tradizioni e costumi locali); ambientale (identificazione delle aree da salvaguardare, tutela dei siti archeologici e storici, dell’assetto architettonico tipico e dei paesaggi, tutela dell’ambiente naturale); commerciale e marketing (definizione di piani commerciali funzionali ai residenti e ai turisti, classificazione e marchio di qualità dei prodotti tipici, strategie promozionali, pubblicità e predisposizione dei servizi d’informazione turistica, creazione di un portale dedicato).

 (3.continua) *Società Italiana di Scienze del Turismo