Diario africano di due genitori in visita al loro figlio missionario

Padre Oliviero Ferro

(Ferro Beniamino e Gnappa Antonietta di Plello di Borgosesia-Vercelli, in visita al figlio padre Oliviero, a Luvungi in Congo RD dal 25 ottobre al 22 novembre 1989).Diario di un viaggio in Africa all’Equatore sotto il segno della Bilancia. Chi sotto questo segno è nato  ha il cuor contento e fa viaggi in aereo e in bastimento. Poiché sotto questo segno siamo nati, nell’aereo siamo saliti e in Zaire(ora Congo RD) siamo andati. 25 ottobre, ore 15,30 Partenza da Milano Linate con la Sabena (compagnia belga), scali a Brussell, Nairobi, Kigali. Meta Bujumbura, dove arriviamo il 26 ottobre alle ore 12. Sull’aereo, 400 persone, confortevole assistenza delle hostess. A Bujumbura, espletate le formalità doganali, con un quintale di rifornimenti, usciamo dall’aeroporto e troviamo il nostro missionario padre Oliviero Ferro in ansiosa attesa. Erano più di due anni che l’avevamo visto. E’ in buona salute. Carichiamo 4 valige sulla LandRover e partiamo per le frontiere. I doganieri del Burundi,fatti i controlli, ci lasciano passare e poco dopo fanno altrettanto quelli dello Zaire. Tutto in regola. Poi comincia l’avventura delle strade sconnesse e piene di buchi. Si giunge ad Uvira, capoluogo di Provincia e sede vescovile. Si pranza all’Economato dei missionari. All’interno del fabbricato, ci sono laboratori di falegnameria, meccanica, idraulica che,sotto la direzione e l’insegnamento di fratel Fumagalli, i giovani zairesi imparano un mestiere. Sono pagati e con diritto all’assistenza. Uvira si trova sulla sponda ovest del grande lago Tanganika, lungo 650 km e largo 70. Uvira, piuttosto che città, noi la chiameremo bidonville. E’ composta nella quasi totalità di casette fatte con mattoni cotti al sole e tenuti insieme con l’argilla, coperte da lamiere e di paglia. Si riparte per Luvungi per una strada impossibile che porta alla missione di padre Oliviero. Si arriva verso sera con le ossa rotte,ma contenti. Siamo ricevuti da padre Crippa, bergamasco, e padre Benedetti, friulano. Si cena e poi a letto. Il 27 ottobre mattina partiamo con la landRover. Il missionario va a trovare i suoi parrocchiani. Accolto come un fratello, visitiamo la Diaconia di Kamanyola, il mercato dei prodotti della terra, la quale è tutta proprietà dello Stato che la concede ai contadini previo pagamento annuale. Nel mercato si trova di tutto: manioca,papaia, avocado, mango,banane, coeurdeboeuf e tutte le qualità di verdure. C’è pure il sarto,il ciabattino,l’orologiaio che fanno le riparazioni,seduti per terra. Bambini,moltissimi bambini che ti assediano,ti dicono “jambo”,il nostro ciao,ti chiedono cadeau. Sono quasi tutte senza scarpe,stracciati. Alcuni portano sulla schiena quelli più piccoli. A guardarli,ci siamo commossi e ci sentivamo anche noi responsabili di questa miseria che colpisce più di tutti l’infanzia. Qui e in altri luoghi della terra dovrebbero venire i potenti e fare un esame di coscienza. Al ritorno ci fermiamo nella casetta di un direttore delle scuole elementari del posto. Lui,moglie e 5 figli,stipendio mensile 25mila zaires(sulle 65mila lire italiane). Che ne pensano i nostri insegnanti? Oggi nello Zaire ricorre una delle 5 feste nazionali. E’ la festa delle 3 Zeta. La prima Z vuol dire Zaire-stato; la seconda il fiume Zaire, lungo 4500 km.;la terza la moneta nazionale chiamata zaire. Lo Zaire è governato dal partito unico,denominato Mouvement Republicain de la Revolution (MPR). Capo dello Stato è il generale Mobutu SeseSeko. Il Paese conta 35 milioni di abitanti. La sua estensione è di 2,5 milioni di km quadrati. E’ una nazione giovane. Dal 1960 è indipendente. Il 70% degli abitanti è sotto i 40 anni. Parliamo un po’ della Missione di Luvungi, situata nella savana, dove 50 anni fa c’erano ancora gli elefanti, sterminati dai commercianti di avorio. La sede dei missionari si trova nella periferia del grande villaggio, composto da piccole casette e capanne. Siamo entrati in queste abitazioni (bisogna dire che i nostri animali stanno meglio!). La missione vera e propria si compone dell’abitazione dei missionari e di eventuali ospiti,della chiesa,della scuola catechistica,del dispensario(piccolo ospedaletto), diretto da una suora italiana, sr.Ines,con sr.Maria ostetrica, sr.Bernadetta, maestra di cucito e altre suore zairesi, dal laboratorio di sartoria,dall’officina dove padre Crippa, abile meccanico, tiene la manutenzione del 40 Rover del comprensorio e insegna il mestiere ai giovani del posto. Non mancano l’orto,il pollaio,il frutteto,le gru coronate. Ci sono due cani: Elfo e Simba. C’è il cuoco Gaston che prepara eccellenti pasti e bevande e fa il pane. Manca il vino che arriva dall’Italia con i parenti dei missionari. C’è anche Murega che lava e stira e accudisce il pollaio. E’ in costruzione nella missione un nuovo dispensario che comprende pronto soccorso,maternità, ricoveri con 10 letti. 29 ottobre, ore 7 (domenica) Santa Messa nella chiesa della Missione. Oltre 2mila presenti. Entra dalla sacrestia la processione. In testa la croce astile, seguita dai chierichetti, lettori, diaconi, padre Oliviero e un sacerdote zairese concelebrante. Il corteo fa il giro del tempio, alternando canti e danze, guidato da una efficiente corale con vari tamburi,nacchere e pianola, marca don Luigi (che l’ha regalata). Durante la funzione in lingua swahili, 40 battesimi. Dopo i segni, il celebrante irrora tre abbondanti ciotole d’acqua sul capo dei battezzandi: una per Il Padre, una per il Figlio e una per lo Spirito Santo. Alle ore 10,giungiamo al Campo dei militari zairesi a Luberizi, per un’altra messa celebrata in lingua lingala. Presenti i comandanti del Campo e i loro familiari. Noi siamo seduti al loro fianco. Anche qui canti e danze. Tutto questo ci commuove. Alle 11 siamo ospiti nella bella casa del comandante del reparto, ove ci viene offerto un eccellente rinfresco,caratterizzato dai prodotti della terra africana e squisitamente cucinati dalla formosa padrona di casa. Alle ore 15 siamo invitati di nuovo ad un altro rinfresco. L’invito ci è stato rivolto dal presidente dei “chefs d’etablissement de la Paroisse”. Gradevoli fresche bevande e specialità africane. Ringraziamo e ricambiamo l’invito in francese. 30 ottobre Si lavora nell’atelier sartoriale con le BINTI, ragazze zairesi. Nella missione l’energia elettrica è ricavata dai pannelli solari e da generatori a nafta. L’acqua viene presa dal vicino fiume e mediante pompa a motore, convogliata in grandi serbatoi. C’è pure la radiofonia per comunicare tra le varie missioni per un raggio di 100 km. Con la radio a pile si ricevono notizie dall’Europa, ma non quelle dell’Italia. Le notizie italiane si hanno alle ore 22, trasmesse da Radio Svizzera. Arrivano però “Il Corriere Valsesiano, Il Monte Rosa, L’Eco di Bergamo, L’Amico del Popolo di Udine, L’Eusebiano di Vercelli”. 31 ottobre Si lavora in sartoria 1 novembre Aiutati dal giovane Mayanga,trapiantiamo 75 piantine di Granvilea Robusta. Ore 15:si va con padre Benedetti nella savana, dove c’è il camposanto. Tombe disadorne,qualche piccola croce di legno. Il missionario celebra la messa sotto un grande albero. Anche noi ricordiamo i nostri morti. Al ritorno, ospitiamo nella Rover un anziano lebbroso. Qui alla missione è un continuo via vai. Passano padri e suore a portare la posta e a prelevare quella in partenza che verrà impostata a Bukavu o a Bujumbura. Sono passati 2 genovesi che sono impegnati nella costruzione di un acquedotto sulle montagne circostanti. Arrivano operai e tecnici di una impresa di Milano (Astaldi9 che allarga e asfalta un centinaio di km di strada fino al lago Tanganika. L’opera è finanziata per il 67% dal governo italiano e il resto da quello zairese. Padre Oliviero, oltre ad essere parroco,è anche economo della comunità e paga lo stipendio ai maestri delle scuole. Padre Benedetti tiene i collegamenti con le diaconie e cura l’anagrafe. Qui gli anziani non sanno di precisione quando sono nati. Padre Crippa con i suoi operai ripara tutte  le macchine e segue il funzionamento della missione. Sono arrivati dall’Italia(con provviste) la signora Valeria e il marito signor Emilio, parenti di padre Crippa. 2 novembre Permanenza nell’atelier. Al pomeriggio siamo andati con padre Crippa con un motocarro a caricare sabbia nel cantiere dell’impresa stradale. Il cantiere è composto da officine, magazzini, abitazioni. E’ ospitato nei locali degli ex Cotonifici Coton-co della ex amministrazione belga. I dintorni erano una grande pianura tutta coltivata a cotone,servita da una ferrovia. Ora c’è solo savana. Beviamo la birra fresca nella direzione del cantiere. Qui ci sono 3 cuochi e 2 bois. Gli italiani sono alloggiati con ogni confort.

3 novembre Al mattino presto partiamo con la Rover turbo di padre Crippa per le missioni di Kidoti e Mulenge,situati sulle montagne. La prima a 1500 m,la seconda a 2000 m slm. Si percorre una strada di 60 km, costruita dai belgi e resa transitabile a cura dei missionari. Paesaggi incantevoli, dolci colline, piantagioni di banane, caffè, rafia, manioca, cocco, palme da olio. Laghi pieni di pesci, villaggi caratteristici e tanti bambini. A Kidoti c’è padre Antonino, suore italiane e zairesi, catechisti. C’è la chiesa, la casa del padre, il dispensario, atelier per le giovani costruito da volontari genovesi, la scuola costruita da volontari bergamaschi. A Mulenge: casa, chiesa, scuole e le rose portate dall’Italia da padre Caselin, alpino della Tridentina, reduce dalla Russia. 4 novembre Andiamo a Uvira. Costeggiamo il lago Tanganica e giù vicino al porto. Piroghe,barche e battelli a motore. Qui arrivano dall’Italia i container, sbarcati a Mombasa e dopo centinaia di chilometri, in camion, terminano il loro viaggio nel traghetto. Pescatori con prede da mezzo metro, un’infinità di pesciolini posti a seccare al sole e poi venduti al mercato. Dopo aver superato diversi corsi d’acqua, ci fermiamo a un guado impossibile e facciamo dietro front. Pranziamo sulla collina dalle suore di S.Gemma. Bella veduta sul lago ove nella parte paludosa vivono i coccodrilli e gli ippopotami. 5 novembre (domenica) Andiamo con padre Oliviero nella diaconia di Luberizi per la santa messa che dura 2 ore circa col solito cerimoniale africano. Durante il rito,si celebra un matrimonio. All’uscita siamo assediati dai bambini. Distribuzione di bonbons ai più piccoli e toscanelli agli anziani. Lungo i 20 km del ritorno donne che vanno al fiume per la provvista d’acqua. I bidoni di 25 litri li portano sulla testa. Si vedono centinaia di caprette,maiali,mucche dalle corna enormi. 6 novembre Ore 9, arriva la Polizia dell’immigrazione. Ricontrollo dei passaporti. Tutto in regola. Qualcuno ha segnalato l’arrivo del valsesiani. Pomeriggio:35 gradi all’ombra. Andiamo a Lubarika, una delle diaconie(settori) di Luvungi. Un migliaio di abitanti, capanne circolari, coperte di frasche, tanti bambini. C’è la scuola. Mentre padre Oliviero fa un incontro con i giovani, visitiamo la chiesa che è cadente. Al posto dei banchi, travi e assi. Nella scuola pavimenti sconnessi di terra, soffitti dondolanti, qualche banco e anche mattoni per sederti. Al posto della lavagna il muro lisciato. Lungo la strada ci siamo fermati alla sorgente bollente, chiamata “Maji-moto”(acqua di fuoco),un tempo sfruttata dai belgi. Ci sono ancora le rovine di un albergo,tenuto da un italiano. Per questo la località si chiama “Mino”.  Attraversiamo un tratto di foresta, sotto una volta di verde. Poi una grande piantagione di caffè che impiega 400 addetti. Il padrone è un greco. Al ritorno acquistiamo un sacco di squisite papaie. Oggi è giunto dall’Italia padre Sisto, capomastro,che riprende i lavori del nuovo grande dispensario. 7 novembre

Ore 6. Partiamo per Bukavu sulla Rover alla cui guida si alternano padre Crippa e il signor Emilio. Bukavu. 250mila abitanti. 1500 m slm. E’ capitale della regione del Kivu. E’ adagiata sulle sponde del lago omonimo. E’ un grande lago,poco pescoso,causa esalazioni gassose,essendo zona di vulcani. E’ sede arcivescovile,sede di consolati,banche,radio trasmittente, fabbriche di birra,la Pharmachina(industria farmaceutica). Si pranza alla missione saveriana con magnifica veduta sul lago. Attraversiamo il mercato affollatissimo e giungiamo alla missione di Chimpunda,balconata sulla città. Essa si compone di una vasta chiesa,casa dei missionari,scuole,cooperative di consumo,centro della sanità tenuto da suore italiane, francesi e zairesi. Indi partiamo per il parco nazionale di Kauzi-Biega o dei gorilla. Entriamo nella foresta di bambù,mogano,ebano,eucalipti. Proseguiamo per altri 50 km per la missione di Bunyakiri. Prendiamo un caffè e ci affrettiamo al ritorno per evitare di essere rinchiusi nel parco dalle sbarre dei militari. E’ quasi sera quando ne usciamo non senza aver incontrato stormi di uccelli di ogni tipo,branchi di babbuini e grossi serpenti che attraversavano la strada. Pernottiamo a Bukavu e ritorniamo a Luvungi con tante emozioni e souvenir. Abbiamo percorso circa 400 km. E’ necessario ricordare la grande centrale idroelettrica,costruita dall’impresa Cogefar di Milano con una potenza di 40 MW. L’impianto è stato realizzato mediante sbarramento sul fiume Ruzizi che esce dal lago Kivu e delimita il confine tra Zaire,Ruanda e Burundi e sfocia nel lago Tanganika. 9 novembre Parliamo un po’ della vita e delle abitudini degli indigeni. La sposa viene “comprata” con 2 mucche,3 o 4 se è molto bella. La donna più fa figli, più è stimata. Lavora i campi,accudisce la famiglia. L’uomo, avendola “comprata”, se ne serve come vuole. Nei tempi passati l’uomo si occupava di caccia, faceva la guerra contro le altre tribù. Ora trovandosi senza questo lavoro, è diventato indolente e per farlo muovere,deve essere sempre spinto. Da giorni non piove. La temperatura si mantiene sui 35 gradi all’ombra. Nello Zaire,oltre ai cattolici, ci sono protestanti, metodisti, stregoni, animisti, pentecostali,musulmani. A Uvira c’è una grande moschea che è stata finanziata da Gheddafi(anche a Bujumbura). I Testimoni di Geova non sono ammessi. L’aborto è proibito. E’ proibito portare la cravatta, perché ricorda la dominazione belga. Il  portarla è un’offesa al governo. Gli scolari delle elementari hanno l’obbligo di indossare durante le lezioni la divisa nazionale bianca e blu. 10 novembre Con padre Oliviero per strade fangose siamo andati nella diaconia di Nyamutiri. Siamo assediati da un nugolo di bambini. Distribuiamo bonbon,ma ce ne vorrebbero un sacco per accontentare tutti. Ci guardiano all’intorno, ma ci piange il cuore a vedere tanta miseria. Al pomeriggio siamo all’atelier a cucire casacche per i lettori parrocchiali con le ragazze. C’è Laurence, Benita e Amour che ci incaricano di trovare un garçon italiano. 11 novembre

Parliamo della Congregazione dei Missionari Saveriani. Essa è stata fondata nel 1895 da mons. Guido Conforti, vescovo di Parma. Prende il nome da san Francesco Saverio,evangelizzatore dell’Oriente. Si compone attualmente da circa 1000 persone fra padri missionari e fratelli coadiutori. Essi sono presenti in Ciad, Camerun, Sierra Leone, Zaire, Burundi, Messico, Stati Uniti, Colombia, Brasile, Giappone, Spagna, Indonesia, Bangladesh, Inghilterra e Italia. Sono stati anche in Cina, ma furono espulsi insieme a tutti i religiosi da Mao Tse Tung. La sede centrale è a Parma. Ci sono anche le suore Saveriane, dette Missionarie di Maria. L’istituzione avvenne nel 1946. Fondatrice  Celestina Bottego, nipote dell’esploratore Bottego di Parma, che affiancano i Padri,aiutando e curando i bambini e adulti e insegnando nozioni di cucito. 12 novembre (domenica) La signora Valeria e il marito Emilio sono partiti per Bujumbura. Prenderanno l’avion per l’Italia. Ore 7,30. Ci rechiamo alla diaconia di Kamanyola. La voce dei megafoni,piazzati sulla rover annunciano l’arrivo del missionario. Le cloches del grazioso campani letto suonano a festa. La chiesa è colma,circa 3000 fedeli. Rituale africano con canti e danze. Caldo soffocante. Dura 2 ore. All’uscita solita distribuzione di bonbon e toscanelli. Se non stiamo attenti, ci toglierebbero anche i vestiti. Al ritorno,ci fermiamo ad ammirare (proibito fare foto,ma padre Oliviero riesce lo stesso!) il monumento che ricorda il 25° anniversario della vittoria dei soldati del generale Mobutu sui ribelli che si opponevano al Mouvemnt Populaire de la Rèvolution. Ci sono stati centinaia di morti. Il monumento è stato costruito dai Coreani del Nord con il marmo di Carrara. Sulle colline di Kamanyola, un’impresa francese sta costruendo con gli aiuti internazionali un grande acquedotto per oltre 20mila persone. Siamo stati ospiti della casa di un insegnante. Omaggio di bevande e pietanze africane, compresa la manioca. Buona. Abbiamo incontrato una bambina africana con la pelle bianca e i capelli biondi, occhi azzurri, figlia di genitori negri. E’ un’albina, fatto assai raro. 13.14.15.16. novembre Facciamo del giardinaggio 17 novembre Oggi in Zaire è festa delle Forze Armate. Nella capitale Kinshasa c’è la parata militare alla presenza del maresciallo Mobutu. Arriva la malaria. Febbre 39,40. Brivid, sudori, vomiti. Per 4 giorni stiamo a letto. Le premurose cure delle suore del dispensario ci salvano.(è il papà che cade ammalato) Ore 21. Assistiamo a una rappresentazione teatrale,tenuta dalle donne di Luvungi in lingua swahili. Non abbiamo capito una parola, ma i loro gesti espressivi ci hanno colpito e fatto comprendere quello che esprimevano. 18.19(domenica).20 novembre Lavoriamo nell’orto. Trapiantiamo i pomodori,seminati 15 giorni prima. Con il prezzemolo, i peperoni prepariamo il bagnetto valse siano(salsa verde). 21 novembre Con padre Oliviero ci rechiamo al mercato, distante 20 km. La missione ha bisogno di fare acquisti di carne. Si sceglie una mucca, la quale viene presa per le gambe e le corna, buttata per terra e sgozzata con un grosso machete, in barba a tutte le forme di igiene. Squartata, si acquistano 2 posteriori, 40 kg di carne per 30mila zaire (90mila lire italiane). 22 novembre Si preparano le valige per la partenza del 23, dopo aver pagato 15 dollari a testa per il reimbarco. Così sono le leggi di laggiù. Appena ti muovi, paghi. Riepiloghiamo,ricordiamo per quel poco che abbiamo visto. La miseria dei bambini, le case di fango, le donne trattate dal marito come bestie da soma,le strade impossibili, le sante Messe seguite devotamente da migliaia di persone. In mezzo a tutto questo lavorano i missionari e le missionarie. I primi fra la gente e le seconde nei dispensari e negli atelier. Essi sono laggiù a combattere,come disse san paolo,la buona battaglia. Preghiamo il Signore,perché mandi tanti operai nella sua vigna. 24 novembre, ore 4,30 Milano Linate. Termina felicemente il nostro peregrinare. Abbiamo descritto,solo in parte e con semplicità, quello che abbiamo visto. Il resto lo faremo al prossimo viaggio. Linate. Manca una valigia, la quale arriva con il successivo aereo. Ci viene recapitata a cura del corriere dell’aeroporto che ringraziamo. Un’ultima riflessione. Come fanno i missionari a svolgere la loro opera nel terzo mondo? Affermiamo che dietro di loro c’è un esercito di salmerie, formate da migliaia di benefattori e amici che continuamente mandano i loro aiuti in nome della fraternità cristiana. Kwa heri. Arrivederci, Africa. N.B.: Come figlio, mi ha fatto piacere ricopiare quello che mio padre e mia madre(ora in paradiso) hanno scritto 21 anni fa. Come passa il tempo. A loro, come a me, l’Africa è rimasta nel cuore e lo rimarrà per sempre.