Vita di Missione: i sogni di un missionario, viaggiare

Padre Oliviero Ferro

Non basta partire, bisogna viaggiare. E se è la prima volta che fai migliaia di chilometri in aereo, qualche domanda ti viene spontanea. Ma dove vado a finire? Certo, prima di partire, siamo andati in Francia per imparare meglio la lingua,conoscere un po’ le realtà dell’Africa. Insomma un po’ di preparazione. Ma poi, quando si parte e il viaggio comincia, tutto diventa nuovo. Non si sa cosa ci si può aspettare. Arrivi all’aeroporto di partenza, in questo caso Milano, cominci a imparare come ti devi muovere (biglietto, bagagli, seguire le istruzioni su come comportarsi in aereo). Poi, arrivati in Belgio, ti dicono che devi prendere un altro aereo. Già là sei fuori dall’Italia e devi mettere a prova la conoscenza del francese. Verso mezzanotte, ti imbarcano su un altro aereo:destinazione Africa. Si fa uno scalo in Kenia (controlli severi dei poliziotti di frontiera) e poi via verso il Ruanda, a Kigali. Ma non sei ancora arrivato. Ti conducono in albergo, perché l’aereo che ti porterà in Congo parte nel pomeriggio. Allora si mangia qualcosa, attorniati dalle colline della capitale del Ruanda. Al pomeriggio, via verso il piccolo aeroporto, dove ci imbarchiamo su un piccolo aereo. Sorvoliamo la savana e costeggiando il lago Kivu, arriviamo vicino alla frontiera (Cyangugu). Lì siamo attesi dai confratelli saveriani. Saliamo sulle landrover e ci avviamo alla frontiera. Controlli passaporti, persone…insomma, dopo un po’, passiamo il ponte e arriviamo all’altra frontiera. Solita liturgia di controlli e finalmente possiamo riposare nella casa sulle rive del lago Kivu. E’ stato l’inizio di un viaggiare continuo, per cielo, per terra e per lago. Non si può restare fermi. Bisogna viaggiare. E’ bello, ma è volto è anche faticoso. La strada può essere fangosa e si rischia di rimanerci; l’aereo può ballare un po’ a causa del brutto tempo; il battellino sul lago scivola sulle onde in tempesta. Ma bisogna viaggiare. L’avventura continua.