Vita di Missione: i sogni di un bambino africano, libertà

Padre Oliviero Ferro

Forse è ancora un sogno troppo grande per un bambino. Non riesce a capirlo, perché è protetto dalla famiglia. Ma qualche volta, si intrufola nei discorsi dei grandi e sente tante cose. Come quella volta nel gennaio 2008, quando in Camerun molte città sono state bloccate per una settimana. I prezzi della farina, del riso e di altri generi di prima necessità erano aumentati così tanto che la gente rischiava di morire di fame. Avevano deciso di bloccare le strade con i copertoni bruciati, con le pietre e chi passava, rischiava di essere trattato poco amichevolmente. Era quasi impossibile procurarsi da mangiare. I negozi e il mercato erano chiusi. Nessuno poteva andare a fare la spesa. Allora i bambini si facevano delle domande, visto che, tra l’altro, non si poteva neanche andare a scuola. Cominciavano a sentire le parole “libertà, giustizia, diritti”. Non capivano bene. Però ne vedevano le conseguenze. Qualcuno cominciava a finire in prigione. Altri venivano feriti o uccisi dalle forze di sicurezza, perché “volevano la libertà”. Dopo una settimana di paura, tutto si è calmato. Si è incominciato a contare i morti, visitare i feriti negli ospedali e fare la fila alle porte della prigione per chiedere perché i loro familiari erano stati trattenuti. Ed era sempre la parola “libertà” che si sentiva. Ma non più ad alta voce, perché era pericoloso. Forse qualcuno, nel sogno, avrà pensato che quando sarà grande, anche lui combatterà per la libertà.