Quella norma transitoria

Angelo Cennamo

Nell’attesa che la sinistra dia segnali di vita e ci offra spunti di riflessione degni di approfondimento ( le ultime cronache danno il Pd impegnato nella commemorazione di Palmiro Togliatti) tocca occuparci nuovamente dei finiani, attualmente unica forza di opposizione all’esecutivo. Il presidente del consiglio ha inteso rilanciare l’azione di governo fissando cinque punti ineludibili : fisco, mezzogiorno, federalismo, sicurezza e giustizia. Si tratta, in realtà, di una mera elencazione di alcuni temi già inseriti nel programma elettorale del 2008, trasformatisi però, alla luce dei recenti sviluppi, in una sorta di diktat. Il prendere o lasciare di Berlusconi non è piaciuto ai finiani, i quali tuttavia lasciano intravedere spiragli di approvazione. Sì, ma al 95%. Sarà sufficiente la parziale apertura degli autonomisti a proteggere il governo da possibili imboscate? Cosa manca al programma enunciato in sala stampa dal premier per essere condiviso del tutto? Il vero nodo è il capitolo giustizia. In particolar modo quel ddl sul processo breve, oggi denominato, per ragioni estetiche, “di ragionevole durata”, che i finiani hanno già approvato al senato, ma che ora vorrebbero affossare alla camera. Per capirci meglio, occorre fare un passo indietro e ritornare ai processi in cui è imputato il presidente del consiglio, tre per l’esattezza : il primo riguarda i diritti televisivi di mediaset, il secondo quelli di mediatade, il terzo il caso Mills. Ed è quest’ultimo che tiene più di ogni altro in ambasce Berlusconi. I tempi per l’approvazione del lodo Alfano costituzionalizzato sono ancora lunghi, e lo scudo processuale attualmente garantito al premier dalla legge sul legittimo impedimento potrebbe infrangersi contro una pronuncia negativa della consulta, prevista per dicembre. Il processo Mills, invece, si concluderebbe a marzo  2011. C’è un buco. La toppa : l’approvazione in tempi rapidi del processo breve. E qui siamo al nodo decisivo. Il ddl, che è molto discutibile nel merito oltre che sul piano formale – ridurre i tempi dei processi con meccanismi esterni al processo stesso, sovrapponendo altri limiti temporali a quelli più naturali della prescrizione del reato – contiene al suo interno una norma transitoria che renderebbe applicabile la legge anche ai processi in corso, ergo anche a quelli che vedono imputato il premier. La conclusione sarebbe che il processo Mills non verrebbe solo congelato, come previsto dal lodo Alfano e dalla legge sul legittimo impedimento al vaglio della consulta, ma addirittura cancellato. Ora che sia opportuno concedere una forma di immunità al capo del governo, nel rispetto del mandato elettorale ricevuto, può essere idea condivisa e rispettosa della sovranità popolare. Ma che l’immunità si trasformi in impunità è francamente chiedere troppo, e non solo ai finiani. Berlusconi in queste ore sta cercando di sostituire i probabili no di Fli con i voti favorevoli dell’Udc, nonostante gli anatemi di Bossi. Basterà al Cavaliere risolvere il caso con questo mini “rimpasto”? 

 

2 pensieri su “Quella norma transitoria

  1. condivido, con piacere, il nodo della questione politica italiana cioè la necessità di riformare il paese. per prima una riforma costituzionale per aggiornare la carta alle esigenze del terzo millenio. poi l’esigenza di riformare il welfare, la giustizia, l’istruzione e la macchina burocratica. mettere in pratica il federalismo, già, a mio parere, chiaro della vigente costituzione e chissà quali altre cose. caro angelo (cennamo), hai colto nel segno: può ed è capace questa maggioranza e questo primo ministro fare questo? ovviamente se, come tu stesso rilevi, le questioni risiedono in una serie di questioni personali non credo che questo governo mangerà la colomba pasquale. credo che solo una caratura “costituente” e “unitaria” di questa legislatura possa ottenere questo risultato perchè altrimenti una sommatoria di esigenze partigiane, spesso all’atto pratico contrapposte e contradditorie, è destinata a fallire miseramente.
    un atteggiamento meno di pancia e più lungimirante sarebbe positivo e risolutivo proprio come fece togliatti, padre costituente – che insieme ad altri raccolse un paese distrutto, plagiato, tradito, umiliato e diviso dal fascismo – da ministro della giustizia quando promulgò l’amnistia.
    di sicuro prima di confrontarsi, alla pari, con l’opposizione questa maggioranza deve chiarirsi al proprio interno specialmente per quanto riguarda il programma di governo che avrebbero votato gli elettori. scusami ma se al proprio interno ancora non riescono a chiarirsi su cosa avrebbero promesso di fare mi spieghi come fa a capirlo la gente, ed in particolare tu, che mi sembri più addentro, mi dici anche per sommi capi che cosa prevede questo programma di governo? a me basterebbe che tu mi spegassi solo gli ultimi 5 punti irrinunciabili! ma forse e solo l’ultimo bluff comunicativo ed è solo un modo di accontentarsi di un brodino caldo.
    cordialità

  2. Intanto il federalismo fiscale, la riforma della scuola e della p.a. sono stati già realizzati.
    le riforme costituzionali, come saprai, necessitano o di una maggioranza semplice ( con referendum)o di una maggioranza di due terzi. Berlusconi non ha dalla sua parte i due terzi del parlamento. Nessuno li avrà mai. Ecco perchè riformare il totem del ’48 è complicatissimo.
    Il programma sul punto giustizia prevede la separazione delle carriere dei magistrati, semplificazione dei processi ed uno scudo processuale alle alte cariche dello Stato. Il processo breve fa parte del programma? E’ difficile dirlo, ma è stato già votato dai finiani al senato. Per come è stato scritto ( norma transitoria compresa), io non lo voterei.

    AC

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