Robot in sala operatoria

di Rita Occidente Lupo

“Io e Caterina” interrogativa pellicola, interpretata da Alberto Sordi. Enrico Menotti, carico Albertone, in crisi coniugale, alla ricerca d’una compagna senza pretese. Neanche l’amante riesce a rendergli la vita felice. La sana decisione di sostituire le sue presenze femminili con il robot Caterina, in sensuale vestitino nero, grembiulino immacolato, cerchietto con crestina tra i capelli e tanto di piumino all’occorrenza. Simbol di perfetta inserviente, obbediente senza pretese. Un robot che s’umanizza nel momento in cui Enrico invita un’avvenente signora per una serata sensuale. Caterina distrugge  stoviglie e sfascia mezza casa, prima che il suo padrone rinneghi l’avvenente conquista, per restarsene tranquillo tra le sue premure.  Un modo per riflettere sul ruolo della cibernetica attuale: a pie’ sospinto. Dal robot domestico, a quello ludico. Perfino nella Sanità! Infatti, oggi, anche in sala operatoria, per autonome biopsie. Un braccio meccanico, guidato da un’intelligenza artificiale, che decide le operazioni da effettuare. Un giorno, operazioni di routine, sotto il bisturi dei robot, con abbassamento di costi, visto che i componenti sono già tutti sul mercato. Camice bianco settico, dunque, anche per gli aggeggi meccanici che, partoriti dall’intelligenza umana, finiscono per prenderne il sopravvento. E per pareggiarne il prestigio!