I nuovi Istituti alberghieri

Aurelio Di Matteo*

Finalmente ci siamo! Dal prossimo primo settembre gli Istituti alberghieri cambiano nome, identità, percorsi e collocazione giuridica. Il loro rinnovamento non può essere colto interamente se non all’interno della dimensione europea, come già definita dal Consiglio di Lisbona del 2000, e dal Quadro Europeo delle Qualifiche che ha come obiettivo ladozione, da parte di tutti gli Stati membri, di sistemi nazionali per la comparazione dei titoli e delle qualifiche, con riferimento ai risultati di apprendimento e non al numero di anni o alle modalità didattiche. Come dire: quali competenze sono state acquisite e quale persona si è formata indipendentemente dal percorso seguito. È questo l’esito di tutto il percorso al quale è necessario che si adegui il contenuto disciplinare integrato e la metodologia di coordinamento didattico dei nostri Istituti professionali.   La riforma degli Istituti professionali, in particolare quella dei Servizi per l’Enogastronomia e l’Ospitalità Alberghiera (questo il nuovo nome), ha avuto come criterio guida la costatazione che i nostri giovani, rispetto ai coetanei di altri Paesi, incontrano il lavoro in età troppo avanzata e, per di più, con conoscenze poco spendibili, soprattutto per l’assenza di un vero contatto con il mondo del lavoro in ragione del noto pregiudizio che vuole che chi studia non lavori e che chi lavora non studi. Quasi del tutto assenti sono stati il ricorso all’alternanza Scuola-Lavoro e l’Orientamento  in modo da agevolare una più celere transizione verso il mercato del lavoro e consentire alle istituzioni scolastiche la continua riprogettazione, l’adattamento dell’offerta formativa e un costante contatto con il territorio in cui operano. In questi anni, nonostante i lodevoli tentativi di qualche Ministro (pensiamo alla Moratti) il sistema educativo di istruzione e di formazione ha mantenuto la sua accentuata autoreferenzialità e ha inciso negativamente sulle prospettive occupazionali dei giovani escludendoli o mantenendoli ai margini del mercato del lavoro con occupazioni e professionalità di scarsa e bassa qualità, con un vistoso scollamento tra percorso scolastico e percorso lavorativo. La prima svolta della riforma dei nuovi Istituti Alberghieri è l’abbandono da parte dei Docenti della loro consolidata autoreferenzialità che, indipendentemente dalla competenza didattica, li ha fatti sempre più somigliare a delle Vestali messe in un patetico tempio a guardia di un moccolo spento. Le Linee guida emanate dal Ministero ben esprimono questa nuova caratterizzazione: “ Lintegrazione con il territorio e il mondo produttivo non è solo un metodo di lavoro, è un fattore imprescindibile per l’elaborazione del piano dellofferta formativa degli istituti professionali. Gli strumenti per intrecciare la progettazione didattica della scuola con i piani di sviluppo locali e le esigenze formative degli studenti sono quelli offerti dall’autonomia didattica e organizzativa, arricchiti dalle opportunità messe a disposizione delle scuole dal regolamento sul riordino.” La necessità e la validità del rapporto con il mondo del lavoro e con il territorio si avvertono soprattutto oggi che il processo di globalizzazione richiede alla scuola una decisa funzione sociale e economica basata sulla competitività, sull’innovazione e su livelli elevati di conoscenza all’interno della identità territoriale come patrimonio della persona. Per concretizzare il rapporto con il territorio, oltre allo strumento della riprogettazione continua, la Riforma ha offerto anche la possibilità di istituire presso ogni Autonomia un organismo tecnico a ciò finalizzato, il Comitato Tecnico Scientifico (CTS), per dare, attraverso gli esperti che lo compongono, soluzioni e supporti organizzativi all’area d’indirizzo, alla flessibilità e rafforzare il rapporto con il mondo del lavoro. La costituzione del CTS, con la presenza a titolo gratuito di rappresentanti del mondo produttivo e professionale, di esperti e di ricercatori del settore, consente il continuo adeguamento del curricolo in relazione all’intera filiera produttiva attraverso una specifica progettazione integrata. E le opportunità offerte con esplicita possibilità giuridica riguardano sia la diffusa alternanza Scuola-Lavoro, sia le metodologie partecipative, sia, in particolare, l’adozione di una didattica laboratoriale estesa alle discipline dell’area dell’istruzione generale che per consolidata prassi ed errata visione culturale tendono a operare separatamente dalle discipline dell’area d’indirizzo. Ma l’opportunità giuridica maggiore offerta dal Regolamento è l’ampia flessibilità oraria connessa alla possibilità di stipulare convenzioni con la Regione al fine di continuare a rilasciare qualifiche professionali in conformità del Quadro europeo delle qualifiche per l’apprendimento permanente (EQF) secondo una struttura articolata in otto livelli alla quale anche la regione Campania dovrà uniformarsi entro il 2012. La flessibilità, infatti, è scelta che si aggiunge alla possibilità di mutare la consistenza oraria secondo una quota percentuale, che ne costituisce il limite, e consente un’offerta coordinata di istruzione e formazione professionale sul territorio, coerente con le scelte compiute dalle singole Regioni nell’esercizio delle loro competenze costituzionali. In tal modo gli Istituti professionali statali, che l’insipiente e precipitosa modifica al Titolo V della Costituzione aveva privato della potestà giuridica di rilasciare qualifiche, potranno continuare ad attivare percorsi finalizzati al conseguimento di qualifiche triennali e quadriennali. Se dovessimo definire in sintesi l’identità dei nuovi Istituti alberghieri essa è da ricercare nell’esito finale richiesto ai giovani che lo frequenteranno: “accertare non ciò che lo studente sa, ma ciò che sa fare consapevolmente con ciò che sa”. 

* Comitato per la razionalizzazione della formazione per il Turismo – Ministero del Turismo