Salerno: lungoirno, stazione e grandeur di De Luca

Aldo Bianchini

Aggressivo più che mai Vincenzo De Luca. Approfitta della presentazione dei lavori dell’ultimo tratto della Lungoirno (quello che dall’ex mercato generale porta davanti al Grand Hotel passando sotto la rete ferroviaria) per spararne un’altra delle sue. Per descrivere i lavori di perforazione della massicciata ferroviaria finalizzati alla creazione del tunnel usa parole grosse, quasi storiche, nell’ottica della “grandeur” salernitana, parlando di tecnologie recentissime. L’attonita platea ovviamente non risponde e non pone domande, applaude soltanto. Si tratta, semplicemente, di martinetti idraulici che spingono un monolite di calcestruzzo (una sorta di tombino)  di mt. 5 x 5 x 70 per un peso di 3000 t. sotto i binari senza interrompere minimamente il traffico ferroviario.  Nella sua megalomane visione delle cose De Luca non sa, ovvero nessuno glielo ha spiegato, che la tecnologia descritta non è affatto recente ma risale già ad una trentina di anni fa e viene utilizzata un po’ dappertutto. La tecnica veniva descritta addirittura nel progetto Fondovalle Calore dagli ingegneri Galdi e Amatucci. In provincia di Salerno è stata già utilizzata nel tratto autostradale Eboli-Campagna dall’impresa salernitana Schiavo (di Vallo della Lucania) per sottopassare il tratto ferroviario Eboli-Sicignano. In quel caso si trattò di un monolite di calcestruzzo dalle dimensioni veramente gigantesche: mt. 35 x 10 x 150 (circa) e per un tonnellaggio spaventosamente più grande del piccolo tunnel/tombino di Salerno. Nel monolitei della Schiavo passano ben sei corsie autostradali con servizi, aiuole spartitraffico e cunette e in quanto a traffico non fu interrotto né quello ferroviario e neppure quello autostradale. Il “buco di Salerno” sembra uno scherzo ed impallidisce al confronto. Ma in quel caso non ci fu un impazzimento mediatico come quelli che riesce a mettere in atto il comunicatore De Luca in una  città che ancora stenta a svegliarsi nonostante il frastuono, soltanto rumoroso, di questi annunci tanto eclatanti quanto fasulli. Ma l’impresa che collocherà definitivamente De Luca nella storia è quella della nuova localizzazione della stazione ferroviaria a monte di quella attuale. Una totale riqualificazione studiata congiuntamente dal Comune e da Trenitalia che verrà realizzata negli anni a seguire, così ha detto il sindaco senza indicare quanti saranno gli anni a seguire. Giunsi a Salerno, ragazzetto, nel settembre del 1959 e mio padre (alunno capostazione nello scalo ferroviario di Salerno) mi spiegò che le FF.SS. e il Comune stavano studiando un progetto per la delocalizzazione della stazione ferroviaria a monte, cioè verso la valle dell’Irno, progetto che tra l’altro prevedeva anche l’abbattimento del casello ferroviario sul lungomare di Torrione. Sarebbero stati evitati decenni di spinta (all’epoca i treni venivano spinti da Salerno a Cava e da Nocera a Cava) e i miliardi spesi per la galleria Santa Lucia.  Mio padre è morto da diversi decenni ma sia la stazione che il casello stanno ancora lì, a perenne ricordo. Riuscirà De Luca in questa titanica impresa? In caso positivo il suo nome, anche fra trecento anni, verrà ricordato nella famosa processione di San Matteo, in caso negativo scomparirà nell’oblio della storia. Peccato che, per rimanere nella realtà, l’altro giorno in occasione dell’inaugurazione del nuovo parcheggio di Torrione (opera sicuramente meritoria) nessuno gli abbia ricordato che proprio di fronte a Lui potrebbe presto configurarsi un altro piccolo scempio-abuso urbanistico rappresentato dalla baracca situata tra il parcheggio e la stazione carburanti Q8, i cui contorni di responsabilità non sono stati ancora del tutto chiariti, contorni che potrebbero coinvolgere direttamente anche il Comune di Salerno. E tutto questo accade nella “città europea” proprio sotto gli occhi del mitico sindaco De Luca che va avanti, come un treno, verso la festività di San Matteo con una miriade di inaugurazioni e poche, anzi pochissime, chiusure di lavori.

 

4 pensieri su “Salerno: lungoirno, stazione e grandeur di De Luca

  1. Gentile Dr. Aldo Bianchini,
    Il Suo articolo mi fa ricordare com’era la lungomare tra l’attuale Piazza della Congordia fino a Mercatello.
    Lei è giunto a Salerno, come Lei stesso asserisce, nel 1959. Io , invece, sono nato a Pastena nel 1933 e ricordo con una certa precisione quando transitavano i treni su tratto appena citato.
    Allora, oltre ai binari ferroviari, ai suoi lati vi erano anche i pali che trasportavani decine di fili d’acciaio adatti alla trasmissione telefonica, che venivano sospesi con grossi pomi di ceramica. Ricordo anche che noi ragazzi strofinavamo quelle pietre accanto ai binari per vederne scaturire le scintille e sentire l’acuto odore che si liberava da esse. Noi ragazzi eravamo anche tentati a lanciare pietre su quei pomi che anch’esse, strofinandole , liberavano delle scintille.
    Un giorno, subito dopo il secondo conflitto mondiale, una grande mareggiata si mangiò un bel tratto di binari. Fu dunque, l’occasione per spostare la linea ferroviaria laddove la vediamo adesso.
    Fu nel 1948 quando il Comune di Salerno decise di dare appalti differenziati a tre grosse aziende (Un chilometro circa ciascuno)per creare due enormi fogne parallele, larghe e profonde, più di due metri di profondità che, partendo dall’attuale Piazza della libertà , dovevano raggiungere Mercatello ed oltre.
    Aquell’epoca avevo solo quindici anni, e siccome la mia famiglia era indigente , mi feci assumere dalla ditta che aveva avuto in dota
    il tratto da Pastena fino a Mercatello. Ero un ragazzo esile; pesavo non più di cinquanta chili, ma il lavoro era duro perchè occorreva scavare con la grossa pala fino ai due metri di profondità. Allora non esistevano i mezzi meccanici come ora.Talvolta dovevo trasportare sulle esili spalle anche due sacchetti di cemento armato per un chilometro e sopra i mucchi di terra scavata . La sera, finito di lavorare, avevo il compito di cucinare i mastri che erano di Napoli. ( sapevo cucinare solo spaghetti alla marinara) e questo mangiarono per un anno intero.
    Ogni sabato il ragioniere che veniva da Napoli, si presentava al Lido di Mercatello con le buste paga da distribuire ai circa trenta operai. Io, essendo molto bravo in matematica, anche se avevo frequentato solo le elementari, gli davo ogni sabato fili da torcere, perchè trovavo all’istante gli errori di calcolo che aveva commessoil ragioniere.
    Finiti che furono i lavori fogniari,si iniziò a fare la copertura con grosse pietre come ossatura, infine la perfetta asfaltatura. Benchè giovanissimo, la ditta diretta da un Conte napoletano, lasciò solo me per le ultime rifiniture che durarono qualche mese, finito che fu il lavoro, dovetti iniziare, io per primo, un altro lavoro fogniario in via Duca Gugliemo al Carmine, ma siccome pioveva copiosamente ogni giorno , quel poco di lavoro che riuscivo a fare durante la giornata se lo trascinava la pioggia, tanto è vero che ci fu un giornalista, stanco di tranzitare in quella strada affossata, scrisse: Che succede in via Duco Gugliemo? quel ragazzo con la carriola che pone tre pietre a tappabuco al giorno, chi ce l’ha mandato?” Così la ditta napoletana iniziò ben presto i lavori e si lavorava notte e giorno e guadagnai una bella sommetta con gli straordinari.
    Spero, Dottore che non me ne voglia, ma certi ricordi soffusi di sofferenze mi spingono a manifestarli. Cordialità

  2. Caro Aldo,complimenti per il tuo articolo.Come sempre dimostri di avere coraggio e di essere un giornalista libero.
    Anch’io sono d’accordo nel ritenere positiva l’opera di via Torrione e di tutte quelle tese a migliorare la qualità di vita della comnità salernitana.Ma,non può essere taciuto,come giustamente hai evidenziato :”il slilenzio ” di De Luca di fronte al presunto manufatto abusivo insistente proprio sull’area in oggetto. Infatti,De Luca presumibilmente su suggerimento del suo stesso staff ha tenuto l’inaugurazione sul lato opposto al manufatto, non si voleva che le telecamere potessero riprendere l’ordinanza di sequestro della Guardia di Finanza in riferimento al manufatto. Sarebbe quindi interessante chiedere al “nostro” sindaco il perché di tale atteggiamento,cosa c’è di poco chiaro e se l’amm.ne ed i suoi organi hanno vigilato sul corretto operato degli edificatori.Io che ho provveduto alla denuncia del suddetto manufatto sollecitato dai residenti,ho molti dubbi e vorrei tanto sbagliarmi.

    Presidente Circoscrizione Irno
    Pietro Abate

  3. Aggiungo che Berlusconi una volta ha fatto un’opera del genere con paletta e secchiello (il secchiello glielo reggeva Fini quando erano ancora amici)!

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