Università- tra trucchi veri e finta solidarietà- La Mannaia-Gelmini

Michele Ingenito

 Ecco perché la ‘filosofia’ della riforma universitaria in arrivo è cambiata. Per la Gelmini e per il governo-Berlusconi cessi una volta per tutte questo medioevo abominevole, di cui pagano il prezzo i figli di nessuno, quei giovani in gamba, ma che mai avanzerebbero per i loro meriti, se non previo precedenza assoluta agli eredi diretti dei baroni di vecchia generazione. Via, una volta per tutte, il valore legale del titolo di studio. Chi, infatti, come dalle nostre parti, ha ‘regalato’ per anni migliaia e migliaia di crediti formativi di discipline fondamentali, violando consapevolmente leggi e regolamenti senza il benché minimo pudore? Chi, e con la piena e convinta complicità di chi altro, ha avallato consapevolmente ‘regole’ da strapazzo, inventate di sana pianta, che hanno offeso ed insultato l’intera collettività locale meritevole di ben altri ‘piloti’ per la guida e la formazione dei propri figli? Chi, annacquando crediti formativi e lauree conseguenti, ha costretto il ministro a denunciare la gravità dei fatti, mettendo in discussione il valore legale dei titoli rilasciati e rilasciandi e su cui, ancora oggi, i protagonisti se la ridono accucciati, consapevolmente, dentro la loro unica e protettiva cassaforte: l’ombra? Chi ha archiviato con sospetta superficialità denunce sottoscritte, finite, guarda caso, sempre sugli stessi tavoli? Tanto possono i poteri forti di realtà locali? Forse perché certi illegali benefici sono stati condivisi da tutte le categorie sociali per i quali, indistintamente, “i figli so pezz’e core?” O, forse, perché qualcuno pensava di incrementare le immatricolazioni degli studenti attraverso simili ‘regali’ di benvenuto, con l’unico, vero obiettivo di auto finanziarsi attraverso le tasse universitarie, unica panacea per le università i crisi? O, forse, diciamoci la verità, si voleva incrementare il mercato privato di certe scuole assai disponibili nel rilasciare ‘pezzi di carta’ indispensabili per le medesime convalide di crediti formativi per criteri nonostante le palesi violazioni di legge e ancora peggio? E, poi, ci si lamenta della mannaia-Gelmini che sta per abbattersi spietatamente sul sistema universitario italiano, ‘sparigliando’ e rivoluzionando tutto? L’accademia è l’unica arte o scienza che non può essere trasmessa per gratuità o per vincolo ereditario, salvo casi degni che, per fortuna esistono, e pure numerosi. L’università non è un ufficio di collocamento. Gli infornati dei concorsi locali dell’ultimo decennio siano sottoposti a verifica selezionata di tipo internazionale, abolendo – comunque – la certezza a vita del ruolo. Non tanto in virtù della quantità della produzione scientifica, ma della sua effettiva qualità. Perché scopiazzare per pubblicare è fin troppo facile, per tutti. Ricercare invece, nel mondo, analizzare e produrre scientificamente, è cosa ben diversa. Passano anni, a volte, prima di potere mettere nero su bianco. Vengano, pure, per una verifica gli inglesi o gli americani o i tedeschi o scienziati di conclamato blasone e chiara fama. Chissà quante teste di legno blasonate dalle parentele sarebbero svuotate di ruolo e privilegi conseguenti, per fare spazio ai veri giovani talenti, oggi come oggi tenuti in disparte. La legge-Gelmini appare, quindi, come il meno peggio per chi oggi la contesta e la ripudia senza averla neppure letta. La grande abbuffata del tempo che fu è ormai alle porte, le ceneri del passato si disperderanno, la rivoluzione in atto renda merito, nel bene e nel male, con i suoi criteri e le sue novità, alle forze e ai cervelli degni di tal nome, assolvendo, solo per carità cristiana, il grande vecchiume morale, culturale e scientifico di un’accademia in buona parte superata nella mentalità e per questo bandita dal resto del mondo che avanza e che corre.