Scuola antimeridionalista?
Battenti chiusi, al termine d’un anno scolastico connotato da tanti risvolti gelminiani. Apertosi sulle mitragliate di tagli e riforme. Dal prossimo anno, si cambia musica. Ma non in meglio! Economia, unico slogan che sembra accomunare tante categorie e personaggi. In sala operatoria, tutti! O quasi! Infatti, diverse categorie mortificate da una costante vessazione nei propri diritti. A tal punto da sfigurarsi nell’identità. La scuola, un tempo detentrice di saperi e di formazione, fucina d’intelligenze e di talenti, recentemente sempre più svilita dalle se potenzialità. Non sono i 5 o i 6 in condotta che ne rimarcano la qualità! Né tantomeno l’orario curriculare o l’abrogazione di questa o quella disciplina dai curricula. L’agenzia che vuol esser al passo coi tempi, deve vantare professionalità analoghe, da incentivare e non mutilare via facendo, con contentini mortificanti. O con contrazioni organiche sbaraglianti continuità didattiche. Per far fronte ai tagli della riforma, la Regione Piemonte ha lanciato la sfida, contro il precariato agonizzante: assunzioni di personale con proprie risorse, ma solo se residente. Sì da garantire l’apertura delle scuole di montagna, piccoli comuni, la cui docenza in tali edifici, un tempo corrispettiva del doppio punteggio, come per le piccole isole. La sfida, marcata Lega, tinta d’antimeridionalismo, ha sollevato nei giorni scorsi notevole protesta. Se, un tempo, il Settentrione l’approdo di tanti aspiranti alla docenza, in tale ottica precluso un circuito per il Sud, affannante sempre ulteriormente per la disoccupazione stagnante.