Salerno: Fort Apache, le ragioni della legalità
In apertura della diciannovesima puntata della serie “Fort Apache” devo richiamare l’attenzione dei lettori su quanto ho scritto nella 14^ puntata pubblicata il 22 giugno scorso. Parlavo della “legalità” che il sindaco De Luca aveva assunto tanti anni fa a base del suo percorso politico e che lo stesso sindaco in un intervento di qualche giorno prima del 22 aveva definito a ““rischio di infiltrazioni di capitali poco puliti, tanto che se ci distraiamo per sei mesi Salerno è perduta””, alludeva in primis al commercio ed in secondo luogo alle imprese. Grido di allarme che, in verità, il sindaco aveva già lanciato in precedenza e per altre volte, sempre in considerazione che il suo simbolo ed anche il suo credo politico era stato ed è “la legalità”. E forse proprio questo è stato il suo punto di forza per tanti anni, ed è questo che ancora gli consente di reggere lo scontro e l’assedio del suo Fort Apache dalle tribù indiane agli ordini di Cirielli/Cochise che, secondo il bene informato Alfonso Buonaiuto, sarebbero incapaci di “porre alternative di merito all’incapacità amministrativa del centro destra”. E meno male per Buonaiuto se è così (ma io sinceramente ci credo poco!!). Dunque la legalità, della quale si fa scudo anche il presidente Cirielli quando, esasperando un po’ i toni, denuncia (conferenza di sabato 3 luglio) gli sperperi della precedente amministrazione ed accusando finanche il segretario provinciale del PD di aver incassato dalla provincia gettoni per un valore complessivo di circa 120mila euro. Su questo specifico argomento ritornerò con la prossima puntata di questa rubrica. Oggi voglio ritornare alla legalità per capire se e come questo concetto, che a volta appare come una cosa astratta, è stato sempre e comunque applicato nell’ordine pratico delle cose dall’Amministrazione Comunale di Salerno. Mi accingo, quindi, a fare una domanda pubblica non solo alla predetta A.C. ma anche al Sindaco in persona. Per porre la domanda è necessario, però, ricordare la storia cui la domanda stessa si riferisce. La storia riguarda la “piazzetta” che di recente il sindaco ha inaugurato di fronte all’ex polveriera La Carnale che ad essere sinceri e ligi al dovere deontologico devo ammettere trattarsi di un’opera di indiscusso abbellimento e ammodernamento dell’intera zona che si completerà con l’ìnaugurazione dell’ampio parcheggio e delle altre opere nelle vicinanze. A margine di questa constatazione c’è comunque più di qualche perplessità su come è stata gestita dal Comune la “riconcessione” degli spazi all’esercizio commerciale denominato “Perfugium” in forza, si dice, di una precedente concessione/convenzione che detto Perfugium aveva in atto da anni con le Ferrovie dello Stato. E’ sotto gli occhi di tutti che detta attività commerciale è passata da un terrapieno inquinato e pieno di topi ad una terrazza elegante che si affaccia su una piazzetta fiorita ed artisticamente illuminata. Insomma più di qualcuno, in zona e non solo, si chiede se il gioco valeva la candela. Vale a dire che non si riesce a capire il perché di questo eccesso di migliorie a vantaggio di una gestione commerciale che sembra non aver sborsato nulla per il godimento di queste opera veramente belle ed inattese. E veniamo alla domanda che, ripeto, rivolgo all’Amministrazione ed al Sindaco in persona: “Si dica quanto è costata l’opera, se Perfugium ha pagato qualche tassa per la miglioria e, soprattutto, l’esercizio commerciale a chi appartiene?”. Al Comune non dovrebbe essere difficile rispondere ed anche velocemente, lo chiede la gente non io, ed alla gente bisogna rispondere con fatti mostrando anche gli atti notarili e i passaggi di proprietà che l’A.C. ha certamente acquisito prima di dare il via ai lavori. Fort Apache si difende anche così.
Sarei curioso di conoscere anche il nominativo del proprietario dei locali terranei retrostanti la Q8 che oggi varranno almento 5 volte di più rispetto al valore di qualche anno fa. Oggi hanno visibilità mentre ieri erano noti ai soli abitanti del palazzo.
Si sa che quando si interviene per riqualificare una zona c’è sempre chi ne trae vantaggio e chi è svantagiato, ma l’importante che si facciano le opere per il bene della città.