Italiani…brava gente!
I contini tagli alla scuola, alle Università, alla Sanità…e chi più ne ha, più ne metta, flettono un Paese che non sa più i soldi dove tirarli fuori. Coperta troppo corta, anche se plaid, per non naufragare in un’economia che vede in picchiata i modesti risparmi della famiglia borghese italiana, passata dalla tv in bianco e nero, al maxi-schermo al plasma. Giovani allo sbando delle proprie attese: una disoccupazione demotivante, che anzichè potenziare le molle della competitività, li annienta nel marasma d’una incertezza flagellante. Tranne che per i corridoi politici, scorciatoie d’ogni tempo. Così reggono ancora gli assedi a questo o a quel papabile di turno: a personaggi squallidi, che francamente hanno poca stoffa sia culturalmente, che moralmente, ma che fanno la politica del nostro tempo. E quindi, tracciano le sorti del Paese. Di un’Italia che non tira a sorte, coi dadi, il proprio destino, perché già lo conosce. Tra trans alla ribalta e gay pride ovunque, escort sulla cresta dell’onda e bancarotte fraudolenti, una giustizia imbavagliata per tanti aspetti: più di quella che sta crocifiggendo il potere mediatico. Il ruolo giornalistico, ancora così diatribato, ma voluto, preteso, pur senza esser, la quarta colonna del Paese. E poi si pensa ad espatriare…ancora posto in Europa per Italiani, brava gente, ricchi di sogni e di poesie, in cerca di nuovi mari, al di là dell’Isola dei Famosi, dove approdare la zattera d’una sana esistenza?
Gentile Direttrice,
mi permetto una osservazione critica sui contenuti espressi. Si enfatizza continuamente sui “tagli” ma a nessuno viene in mente di cercare (e punire) coloro che portarono l’Italia allo stato attuale? Eppure (l’antipatico)Ministro Giulio Tremonti ha dato voce ai sordidi pensieri di tanti comuni cittadini che ascolto con attenzione quando bevo un caffé, accusando di “cialtroneria” gli amministratori del sud per avere speso “male” i fondi europei. Mi avrebbe confortato un suo commento su questa fenomenologia. Tremonti lo ha fatto con estrema chiarezza e senza mezzi termini. D’altra parte sarebbe un’offesa alla “logica” non concludere che “se tanto entra, tanto deve uscire”. Direttrice, si ricorda di Marcinelle? Quando s’era preso atto che in Italia non c’era lavoro, con un patto Italo-Belga sull’acquisto agevolato di carbone, si formarono interi treni straordinari di minatori diretti in Belgio, uomini che per anni fecero vita di “randagi” con casa e famiglia in Italia. E’ l’Italia di “brava gente” di allora che ci ha dato l’Italia indolente e parassita di oggi. E meno male che i nostri giovani cervelli li esportiamo senza troppa fatica, riprendendoci in casa “con legge ad hoc” qualche “figlio di” senza neppure titolo per rientrare.
Cordialità
Salvatore Ganci
Italiani, gente ballerina non per scelta!
L’investitore non deve concorrere al rischio d’impresa!
C’è una carenza di fondo che riguarda la mancanza di garanzie reali verso coloro che investono capitali liquidi in prodotti finanziari, quali le azioni o le obbligazioni!
Questo tipo di investimento è estremamente rischioso e non gode assolutamente di garanzia!
Stessa cosa accade nei sudati risparmi che vengono depositati in banca senza alcuna garanzia reale che assicuri la restituzione dei denari liquidi ai legittimi proprietari, quale il pegno o l’ipoteca.
Questa è una macro lacuna alla quale non è mai stata data una spiegazione adeguata!
Lacuna che a volte costa molto cara!
In caso di fallimento o di cattiva sorte della banca, inizia una serie di azioni legali di recupero dei propri soldini, se va bene, fino ad arrivare a perdere tutto se va male!
Con il servizio di custodia la banca viene legittimata a speculare sul denaro altrui, senza pagare alcun compenso al proprietario, il quale si fa carico anche del rischio della cattiva sorte della banca!
In effetti concorre al rischio d’impresa!
L’Antitrust dovrebbe intervenire per dare una giusta normativa, atta a porre rimedio a questo eterno abuso, che le banche si permettono arrogantemente di esercitare!
Se i risparmiatori avessero una garanzia reale come il pegno o l’ipoteca, non avverrebbe la corsa all’oro o al mattone e gli investimenti sarebbero sicuri!
L’investitore comunque non deve concorrere al rischio d’impresa!