Offese in rete? Non punibili!
Discutibile la sentenza della Cassazione, in soccorso degli amanti del web. Alla luce dei costanti assalti telematici, che impazzano per gl’internauti, una sentenza che sembra quasi annullare l’illegalità di offese e contumelie. In una sentenza “la posta elettronica non comporta un’intrusione diretta nella sfera delle attività del destinatario” contrariamente ad sms e telefonate, severamente punibili. Spesso, quando c’è l’opportunità di commenti, lettori e visitatori di siti, si sbizzarriscono, lanciando fiele e veleni nell’anonimato. Senza ritegno, anche il turpiloquio, calpestando ogni minimo decoro dialogico, canale privilegiato per rancori e livori. Il filtro, dicono molti, la cernita, per evitare che finiscano anche su un quotidiano, spiacevoli asserzioni poco edificanti. Ma c’è chi s’affida al buongusto, offrendo l’opportunità di commentare liberamente, senza per questo ledere la dignità altri. Ma non sempre le orecchie son tese a tale ascolto!Il bavaglio ai media, finisce di cooptare il giornalismo libero, già da tempo in picchiata nel nostro Paese. Ora, con l’ulteriore aggravio di un’ennesima cerniera dall’alto, l’insicurezza dei produttori mediatici, non velinari d’occasione. Eppure il presidente Berlusconi inveisce contro la cattiva stampa. Invita i lettori a defilarsi dal consumare la vista dietro fregnacce! Occorrerebbe conoscere quali siano i parametri per stimare valida l’informazione. Sotto quale cielo, inquadrare i fatti, in ossequio all’imparzialità, ormai chimera d’altri tempi. In quanto alla non appartenenza politica poi, favole di Babbo Natale! E chi tenta d’ergersi al di sopra delle parti, di’inseguire solo la verità dei fatti, nel libro dei cattivi, senza fondi di sopravvivenza! Andar contro corrente, ha il suo caro prezzo!
commentare ,non da giornalisti,sorridere di una notizia ,esporre le proprie idee,nel tempo e’ stato sempre rischioso. ma privare il sogetti di tale liberta’ e’ assurdo .piuttosto insegnare il dialogo e’ gratificante ,socialmente condiviso ,e si auspica sempre piu’ voluto .
Carissima Direttrice, nel mio piccolo, anch’io sono rimasta sgomenta di fronte a questa sentenza, che di fatto pone nella non punibilità i tanti “Signor Nessuno” abitanti il nostro Paese. Mi chiedo se esistono cittadini di serie “A”, di cui non si potrà neppure pronunciare il nome se non inchinando il capo, e cittadini di serie “B”, da insultare ed offendere senza remore. Siamo d’accordo che la sentenza riguarda la posta elettronica, ma ingiurie ed offese sempre tali sono anche se non sono pubbliche. L’ansia ed il timore con cui convivere di fronte a questi gesti non contano nulla? L’aggressività di chi si affida alle ingiurie ed alle minacce non conta nulla? Domande a cui nessuno risponderà. Il mio timore è che questa sentenza contribuisca a rendere il web ancora più giungla di quel che già non è. Come la mettiamo con i vari forum o siti che permettono di pubblicare qualsiasi schifezza, permettendo a chicchessia di sputare veleno ben protetto nel cono d’ombra dell’anonimato? I forum sono spesso visibili a tutti e non è forse offensivo e lesivo della dignità personale vedersi apostrofare con “apprezzamenti” di vario genere dal primo imbecille, o dall’ultimo troglodita che dir si voglia? Nessuno, ma proprio nessuno tutela chi sceglie di non nascondersi dietro nickname o pseudonimi vari, esponendosi alla cattiveria gratuita di chi invece non possiede il coraggio di esporsi con nome e cognome. D’altronde, non si è ciò che non si ha…
Con tutta la mia stima
Giovanna
E’ incredibile (ma non tanto) quanti “signor nessuno” navigano in rete al solo scopo di infierire contro qualcuno, nascosti nell’anonimato. Forse si sentono più liberi di offendere impunemente persone a loro invise, mentre offendono soltanto il loro vero nome, quello che non hanno il coraggio di scrivere a chiare lettere. Come se dietro alla loro maschera non ci fosse nessuno. E infatti è proprio così. “Non ti curar di lor….” direbbe ancora il buon Virgilio dantesco. Quanto ai parametri per distinguere la buona dalla cattiva informazione, credo che esista ancora da qualche parte un codice deontologico del giornalista. O la deontologia è anch’essa diventata, per taluni pennivendoli, una parolaccia da espungere dal vocabolario del giornalista “per bene”, magari con una bella legge ad hoc? Ogni riferimento all’attualità è puramente casuale. Con i miei rispetti.
Fulvio Sguerso
Secondo la suprema corte, l’offesa (nella sua accezione più comune) diventa punibile se scritta, verbale, via SMS o via telefonica. Ma se la modalità cambia sotto forma di e-mail (magari certificata in modo da indurre sicuramente alla lettura) non è punibile? Povero delle raffinatezze giuridiche non riesco a capire la ratio di questa sentenza e la cosa mi spaventa. Non capire il confine tra la “birichinata” e il reato mi fa rimanere tremendamente serio. Se la ratio della legge non è comprensibile con semplicità il buon Confucio non l’avrebbe proposta… Concordo con Confucio