Mercato San Severino: scoperta targa al maestro Corbisiero

Sabato 26 giugno 2010, l’Amministrazione Comunale ha commemorato la figura di un cittadino illustre, il poeta e maestro Franco Corbisiero, padre di Antonio, responsabile del Centro studi per la letteratura d’emigrazione “Pascal D’Angelo” e della casa editrice “Il Grappolo”. La cerimonia ha avuto inizio nel pomeriggio, a S. Eustachio, dove viveva il poeta e dove e’ stata scoperta una targa in suo ricordo. Presente in rappresentanza dell’Amministrazione Comunale  il VicePresidente del Consiglio Comunale della Città di Mercato S. Severino, Nicola Ferraioli e l’Assessore alle Politiche Culturali Assunta Alfano. “Di Franco – ha detto il parroco, don Marzio Napoli– mi colpivano soprattutto la sua umiltà ed il suo amore per i bambini. Una lezione per il mondo di oggi, in cui spesso la superbia prevale. L’umiltà unisce e fa progredire, senza di essa c’è la disgregazione”. Di seguito, presso la sala consiliare del Palazzo Vanvitelliano, un convegno, nel corso del quale è stato presentato il volume “Franco Corbisiero”, che raccoglie alcune poesie dell’autore sanseverinese, curato da Giuseppe D’Errico e Francesco D’Episcopo (“Il Grappolo” edizioni). Hanno relazionato: Giovanni Romano, Sindaco di Mercato S. Severino ed Assessore regionale all’Ambiente, Antonio Corbisiero, la giornalista Anna Manzi, Giuseppe D’Errico, già dirigente scolastico dei Licei “Imbriani” di Avellino, Francesco D’Episcopo, docente di Letteratura italiana e Letterature comparate presso l’Università “Federico II” di Napoli, Lucio Nastri, già docente presso i Licei “Virgilio” di Mercato S. Severino. L’attore Gaetano Fasanaro ha letto alcune  liriche di Franco Corbisiero.“Il volume – ha commentato il Sindaco Romano – rende onore ad un intellettuale, un maestro vero, appassionato del suo mestiere, amava la sua terra e lavorò senza poter beneficiare degli strumenti tecnologici di oggi. Seppe mantenere il senso di fanciullezza, proprio di chi non è condizionato dall’amenità. La sua vita non è stata facile, fu segnata da una lunga gavetta e da valori veri. Egli insegna che nella vita le cose vanno conquistate col sudore e con i sacrifici, una lezione per il mondo d’oggi che, spesso, vuole tutto e subito”.“Papà – ha sottolineato il figlio Antonio – fu un poeta ambientalista, che girava con la sua bici e che non volle mai prendere la patente. Fu un cantore della civiltà contadina, un grande maestro, che seppe lasciare il segno nei suoi alunni. Propongo di istituire, all’inizio di ogni anno scolastico, una giornata da dedicare ai bravi maestri della scuola, come mio padre, il poeta Carmine Manzi, Ovidio Serino, Corbis e tanti altri”.“Corbisiero – ha evidenziato Giuseppe D’Errico – fu un maestro-bambino, un cittadino solerte e diligente, guidato dall’amore evangelico. Aveva nel cuore l’eco dei bambini: per insegnare, bisogna essere un po’ come loro. Se l’amore lega gli uomini, esso dura per sempre ed i legami non finiscono mai”. Secondo Francesco D’Episcopo, “Corbisiero fu un poeta vero, un uomo fortunato che diceva ciò che sentiva e pensava. Tale caratteristica lo condannava anche a soffrire. In lui c’erano incanto e stupore, l’incanto di sentirsi parte di una meraviglia qual è il mondo. E’ un poeta apparentemente semplice, che scopre collegamenti sorprendenti. Era di una spiritualità francescana, aveva bisogno di poco per costruire il tutto”.“Il mio ricordo di Franco – ha detto la giornalista Anna Manzi – è legato agli anni giovanili, quando mi accingevo a fare le mie prime supplenze nella scuola. Attraverso i racconti dei bambini e dei colleghi mi feci un’idea completa e precisa di lui. In alcune sue caratteristiche, ad esempio la semplicità e la timidezza, mi rivedi in lui. Il prof. Corbisiero aveva un animo fanciullo e coltivò, attraverso lo scorrere della sua vita, i valori della fede e della famiglia. Oggi, sembrerebbe una persona fuori dal mondo”.In conclusione, c’è stato l’intervento del prof. Lucio Nastri: “Ci sono incontri – ha detto – che determinano la vita di un uomo. Ciò avvenne per me conoscendo Franco, di cui fui pure alunno. Come uomo, era la bontà personificata, come maestro, era il canale attraverso cui l’arte si realizza. La sua casa era ricca di giornali, lì ci riunivamo e egli ci aiutava nello svolgimento dei compiti. La sua casa era una prima forma di associazione culturale di stampo cattolico, lì molti dei giovani di allora si formarono. Franco era paziente, concepiva la vita come un impegno, una mentalità che derivava dalla sua formazione contadina. Per lui, l’ascesa sociale voleva dire crescere, soprattutto, in umanità e non in potenza. La sua poesia parla alla coscienza, per la ricostruzione della società”.