Capitalismo da escremento!
E Paul McCarthy si spinge oltre. Quelli che ormai son diventati dei riferimenti soliti della sua arte, connotata da provocazione e fiction. Parodia e farsa. Attraverso video e sculture, a volte perfino choccanti, con quel tocco che agguerrisce anche la critica insipiente. Statunitense, con opere che solcano l’oceano, grazie ai materiali più disparati, in ossequio alle correnti espressioniste del nostro tempo, alla Biennale di Carrara, un suo cimelio molto diatribato: un enorme escremento in travertino di Rapolano, ben visibile dinanzi alla Cassa di Risparmio della città. Una sfida al capitalismo imperante, all’economia singhiozzante, al risparmio svalutato. Anonimi, nel cuore della notte, hanno tentato di bilanciare la sfida: appellandosi all’igiene! Una mega scopa e una paletta di ferro di 2 m., a corredo dell’opera! Operai comunali hanno fatto piazza pulita dello spazzolone con paletta, lasciando la scultura orfana di provocazione. Sociale. Sufficiente quella lanciata senza mezzi termini da McCarthy, a cui ormai il pubblico è avvezzo. Può mai l’arte identificarsi col cattivo gusto, svilendosi dell’alta fruizione sociale, è quanto gl’indici puntati alla Biennale traslano come messaggio, riandando al kitch, ormai bypassato.
Dal gusto al disgusto lo spazio
s’accorcia: la sazietà disgusta.
Il vero artista non vuole l’appagamento
ma il desiderio, non vuole il profitto
ma la grazia di Madonna povertà,
e della luce che mai (si) consuma.