Vita di Missione: alfabeto africano, a come ascoltare

Padre Oliviero Ferro

Ogni volta che si inizia a raccontare qualcosa,il narratore dice:”Ascoltate”. Ascoltare non è facile per noi che siamo distratti da tante cose. Ma in Africa è una cosa piacevole. Certo bisogna dare un po’ di tempo, di attenzione. Non è solo un segno di rispetto verso chi parla,ma è anche il desiderio di imparare cose nuove. Provate ad immaginare una sera intorno al fuoco, sulla spiaggia del lago. La luna si riflette sulle onde, dove i pesci vengono a danzare. Siamo tutti in cerchio. Qualcuno,come me, si appoggia a una delle piroghe. Qualche pescatore sta preparando le reti per la pesca. In una angolo qualche donna prepara qualcosa da mangiare. Ma tutta la nostra attenzione è rivolta a chi parla. Sembra di entrare in un mondo fantastico. Il nostro orizzonte si popola di animali, di personaggi misteriosi, di dolci fanciulle e di qualche stregone che cerca di rapire la felicità. Ogni tanto, il ritornello “ascoltate” ci ridà nuova forza per seguire le avventure. Piano piano altre persone,rapite dalla storia,si avvicinano al cerchio e fanno i loro commenti sottovoce,quasi a non voler disturbare quell’atmosfera di magia che si era creata. Piano piano la storia volge alla fine,quasi senza accorgerci. Non sentivamo più il nostro corpo. Eravamo da qualche parte,ma non sapevamo bene dove. Ora bisognava ritornare alla vita di ogni giorno. Ma un’ultima domanda ci era venuta spontanea:”A quando la prossima volta?”. E la solita invariabile risposta:”Non abbiate paura,ci penso su!”.