L’O. M. n° 44 del 5 maggio

Salvatore Ganci

La notizia e la breve intervista a una docente sono passate impietosamente veloci in uno dei TG di Mediaset, ma il “succo” è semplice: in barba all’ordinanza del Ministro Gelmini si vogliono ammettere all’esame anche gli studenti con insufficienze. Rifletto sul fatto che un Preside può anche ignorare (a suo rischio) una circolare che “interpreta una norma”, ma non può ignorare o disattendere un’ordinanza che “esplica le modalità con cui applicare la norma”. Eppure già da giorni sento che in una scuola media una docente afferma davanti ai suoi allievi che “dovremo fare dei falsi per ammettervi all’esame”. Attendo l’ennesima prova di incoerenza e di fallimento dell’azione educativa: “Sarà ammesso l’allievo che ha frequentato in media un giorno su venti e non risulta classificato in quasi tutte le materie?”. La notizia televisiva è stata troppo breve e non mi ha lasciato il tempo di riprendermi dallo stupore, per le argomentazioni contra Gelmini della docente intervistata che suonavano più o meno come “… non è possibile in un anno colmare alcune lacune”. Poiché la violazione di un’ordinanza è per me una novità, cerco nella stampa e trovo un delizioso articolo sul “Corrierone” che riporta: “Veloci, i professori del liceo scientifico Vittorio Veneto di Milano. Battendo sul tempo i colleghi di mezza Italia, hanno giа pubblicato i tabelloni di ammissione alla maturità. Veloci e coerenti: il loro preside, Michele D’Elia, aveva annunciato che nessun ragazzo sarebbe stato lasciato fuori dall’esame per colpa di un unico cinque in pagella, «checché ne dica il ministero». E così è stato: su 180 studenti iscritti all’ultimo anno di liceo, solo quattro non potranno accedere agli scritti. L’anno scorso erano stati dieci.” Quest’anno, per i 500.694 “maturandi” italiani, oltre all’esame c’è uno scoglio in più: l’ordinanza ministeriale 44 del 5 maggio scorso. Quella che dice: «Sono ammessi solo gli alunni che conseguono nello scrutinio finale una votazione non inferiore a sei decimi in ciascuna disciplina o gruppo di discipline». Come sempre l’ambiguità sta nell’espressione “gruppo di discipline”. Un periodo che ha scatenato apprensione tra allievi e genitori. Ed ecco, al Vittorio Veneto di Milano hanno scelto si seguire la strada dell’interpretazione dell’ordinanza che pare essere poco interpretabile anche se la mancanza di coerenza che per trenta anni ho visto negli scrutini, mi lascia un piacevole cinismo. Come il Ministro Angelino Alfano scatena “a raffica” Ispettori nelle Procure, Ministro Gelmini, che ne direbbe di inviare “a campione” qualche sedentario Ispettore con il compito di un confronto incrociato tra voti delle verifiche scritte e orali e voto ratificato in sede di scrutinio? Il caso del Vittorio Veneto di Milano è una sfida allo Stato. Se il preside del Vittorio Veneto accampa i motivi di una “norma inapplicabile”se ne prenderà la responsabilità, ma allora il Ministro abbia il coraggio e l’onestà civile di andare fino in fondo. Di occasioni di perdere credibilità, il Ministro ne ha già accumulate, per cui meglio non emettere ordinanze se non si ritiene “opportuno” verificarne la piena applicabilità.