La fine della scuola: cronache dalla crisi

I sindacati di base e i movimenti dei precari lanciano lo sciopero degli scrutini: due giorni di blocco delle operazioni di fine anno scolastico contro il taglio di altri 41mila posti di lavoro e le misure contenute nella finanziaria di Tremonti. La scuola italiana sta subendo una delle più grandi operazioni di ristrutturazione a cui il duo Tremonti-Gelmini la sta sottoponendo già da un po’ di tempo a questa parte. Ai tagli già effettuati quest’anno, che hanno cancellato 42mila docenti e 15mila Ata (personale ausiliario-tecnico-amministrativo), riportando la scuola elementare alla maestra unica, riducendo le ore alle medie ed aumentando ovunque il numero di alunni per classe, si aggiungono le misure previste dalla legge 133 del 2008 per il prossimo anno scolastico. A farne le spese saranno altri 26mila docenti e 15mila Ata, con una concentrazione dei tagli soprattutto nelle scuole superiori, dove sarà avviata una riforma dei corsi di studio all’insegna della riduzione generalizzata delle ore di insegnamento. A questi provvedimenti, già noti da tempo, si sommano le misure contenute nella nuova finanziaria presentata da Tremonti, che chiede al personale della scuola pubblica altri sacrifici per far fronte alla crisi economica. Questa volta a pagare saranno anche i lavoratori di ruolo, per i quali è previsto il blocco di tutti i contratti per tre anni (come per tutto il pubblico impiego), nonché uno slittamento di tre anni di tutti gli scatti stipendiali di anzianità. Una doccia fredda per una categoria che percepisce salari nettamente inferiori a quanto avvenga in altri Paesi europei. Argomenti per mettere in campo una forte opposizione alle politiche scolastiche governative non ne mancano, sebbene quest’anno la mobilitazione all’interno delle scuole sia stata bassa a fronte di un attacco di così vasta portata. A provare a ridestare i docenti sarà lo sciopero degli scrutini proclamato dai Cobas sulla spinta di diverse realtà del movimento dei precari della scuola (tra cui il Coordinamento Precari Scuola), a cui hanno aderito anche Cub Scuola, Usb, Usi e Unicobas. Non ha aderito invece la Flc-Cgil, anche se al suo interno si sono manifestate varie prese di posizione a favore dello sciopero, soprattutto tra i precari iscritti all’organizzazione. A questo proposito, molte polemiche ha scatenato una lettera, con un invito esplicito a non scioperare, inviata dal segretario generale dell’Flc-Cgil, Domenico Pantaleo, a tutte le sue strutture territoriali. Lo sciopero degli scrutini fa parte della storia dei movimenti scolastici. L’ultimo grande blocco delle operazioni di fine anno scolastico avvenne nel 1989, al termine di un lungo ciclo di lotte conclusosi con un contratto avanzato per i lavoratori ed un numero consistente di immissioni in ruolo di precari. Da allora, la legge 146 del 1990, voluta da Gino Giugni, ha fortemente ridimensionato tale strumento, limitandone la durata a soli due giorni ed escludendo la possibilità di scioperare nelle classi terminali, ossia quelle che andranno a svolgere un esame conclusivo del ciclo di studi. I Cobas tuttavia auspicano che i lavoratori della scuola sappiano riprendersi questo mezzo di lotta e provano a preludere ad un possibile prolungamento dell’iniziativa, precisando, come afferma il portavoce nazionale Piero Bernocchi, che «ciò che eventualmente succederà, al di fuori di quanto consentito dalla 146, dopo i due giorni convocati dai Cobas, verrà deciso insieme al movimento dei precari e ai docenti ed Ata che parteciperanno alla lotta, dato che la prosecuzione dello sciopero oltre i due giorni comporterebbe una responsabilità individuale che andrà calibrata con il livello di partecipazione e di incidenza dello sciopero».Il calendario degli scioperi è differenziato regione per regione (a seconda della fine dell’anno scolastico) e si articola in questa maniera:* 7-8 giugno: Emilia-Romagna, Calabria, provincia di Trento;* 10-11 giugno: Marche, Puglia, Veneto;* 11-12 giugno: Sardegna, Umbria;* 14-15 giugno: tutte le altre regioni e la provincia di Bolzano

Sinistra Critica