Vita di Missione: alfabeto africano, a come acqua
Tutti la cercano. Tutti la vogliono. Senza di essa non possono vivere. E’ l’acqua,dono del cielo e bene prezioso per ogni uomo. Per noi è semplice. Basta aprire il rubinetto e l’acqua scende in quantità. Ma proviamo a pensare a persone che abitano qualche migliaia di chilometri da noi,cosa devono fare per avere l’acqua. Basta guardare fuori dalle finestre della stanza e vedrai che al mattino presto,dopo il levar del sole, c’è tutta una processione di donne che scendono verso il fiume. Hanno in testa dei bidoni di plastica. Chiacchierando del più e del meno, si fanno compagnia. Vanno verso il fiume. Forse non lo sapete,ma i fiumi in Africa servono a tante cose. Si può prendere l’acqua, ci si lava, si lavano le pentole e si fanno delle belle nuotate. Tutto nel medesimo fiume. E’ il grande padre per tutti. Si riempiono i bidoni che naturalmente cominciano a diventare un po’ pesanti. Ci si aiuta a metterli sulla testa (20-25 kg) e piano piano si risale. Naturalmente non c’è molta fretta. Anche se la strada è lunga, c’è sempre il tempo di fare quattro chiacchiere. Ci si ferma,sempre con il bidone in testa, e via a parlare. Mi sono chiesto tante volte se non faceva loro male la testa. Ma vedendole sorridere e intente nello scambio di notizie,penso che la risposta era chiara. Poi, finalmente, si riprendeva la strada di casa. L’acqua veniva fatta bollire per preparare il “bugali”(una specie di polenta di manioca). Richiedeva molta fatica,perché,come per la polenta,bisognava girarla. Ma lo facevano cantando. Era il loro lavoro e attraverso quello, davano da mangiare alla famiglia. Naturalmente poi bisognava lavare la pentola e tutto il resto e ritornare al fiume. E così ogni giorno. L’acqua continuava a scorrere. Chissà quante cose avrebbe da raccontarci!