Castel San Giorgio: ultimo spettacolo per “La Bella Compagnia”

Anna Maria Noia

Nel complesso della bella cornice – ideale per coniugare volontariato e impegno, allegria, divertimento e una sana cultura teatrale, il che non basta mai, specialmente ai tempi di oggi – rappresentata dall’area dell’associazione “S. Anna” in S. Maria a Favore (frazione di Castel S. Giorgio), si è tenuta domenica 6 giugno scorso l’ultima serata della sesta edizione della meritevole rassegna drammaturgica “Vivi il teatro”. Il tutto grazie ai validi collaboratori della “Bella Compagnia”, associazione culturale di recitazione amatoriale – “improvvisata” (nel senso buono e positivo del termine) ma allo stesso livello di altri grandi sodalizi artistici, anche professionisti.L’ultimo (ma solo per quest’anno) show della Bella Compagnia ha riscosso il favore e l’entusiasmo di un vastissimo, folto pubblico ben coinvolto e “stuzzicato”, che ha premiato l’impegno, l’entusiasmo e lo sforzo delle compagnie che si sono avvicendate sul palcoscenico realizzato in una “tensostruttura” (casereccia ma adatta all’uopo) grazie al contributo dell’umile e giovane parroco don Francesco Massa e del Comune di Castel S. Giorgio, i cui “rinnovati” vertici, giovani e cordiali ma anche preparati nei loro discorsi conclusivi, erano presenti alle varie serate come i loro predecessori –  sempre attenti all’immagine della propria cittadina – erano presenti durante le altre rassegne promosse dagli attori “in erba”. Alla fine dell’entusiasmante serata, realizzata con tanta passione ma poco denaro (il biglietto costava infatti 5 euro, un prezzo irrisorio e puramente simbolico, appena sufficiente per coprire le varie spese…), hanno “stregato”, letteralmente, il già di per sé vastissimo uditorio – attento e  partecipe – i due ospiti speciali (in Inglese si direbbe: “special guest”) Rosario Toscano, alias il meglio conosciuto “Gigino don Perignon”, gasato e graffiante, e il simpatico Thomas Mugnano, un mattatore e barzellettista di “La sai l’ultima?”, con il consueto “pancione” e tanta adrenalina: i due facevano parte anche dell’associazione “I matt…attori”, proveniente da Nola, che hanno interpretato domenica 9 maggio scorso la commedia in due atti: “Steveme meglio…quanno steveme peggio”,  scritta e diretta dal poliedrico ed eclettico Mugnano. Egli ha sviscerato tanta ilarità, producendosi in battute salaci ed esilaranti ricche di humour e ben all’altezza di cabarettisti più famosi. Intanto il “grande” Gigino don Perignon, nella veste e nei panni – scanzonati – del rude cafone (cafardo) o tamarro – a Roma si direbbe “coatto” – sicuro di sé e molto caricato ed accentuato ha fatto scompisciare dalle risate tutti gli astanti, gli intervenuti, scambiando frizzi e lazzi, commenti, battute e quant’altro con gli entusiasti spettatori, giunti da ogni dove, da molti paesi limitrofi. Ma non da meno è risultata essere la piece programmata dagli attori della “Bella Compagnia” – capeggiati dalla effervescente e dinamica Teresa Rescigno, stilista in capelli proprietaria di un accorsato negozio in Piazza del Galdo a S. Severino – che hanno chiuso la sesta edizione della manifestazione come si suol dire in bellezza, anzi: col…botto, non fosse altro che per la tradizionale pasta e fagioli da assaggiarsi insieme dopo lo spettacolo, le premiazioni, le parole dei politici e le performance degli ospiti…Infatti i “padroni di casa”, dopo aver ospitato per tutto maggio le varie compagnie provenienti dalla Campania e “specializzate” in commedie e farse eduardesche o comunque comiche – in quanto “la gente vuole ridere”, come afferma Teresa Rescigno, anche se lei stessa ammette che “anche la commedia è una parte di teatro impegnato e da professionisti” – hanno calcato le tavole del palcoscenico con una briosa commedia in un solo atto proprio di Eduardo De Filippo, il “maestro” della Napoletanità. Lo show presentato dalla “Bella Compagnia” era “Gennariniello”, un plot (copione) ironico e sornione, in cui la stessa Teresa Rescigno interpretava un ruolo e una parte che le è sicuramente congeniale: quella della “signorina”, della giovane procace e provocante affacciata al balcone; diciamo che tale ruolo le si addiceva e confaceva perché la Nostra è già naturalmente “dotata” dalla Natura di verve e pepe – per non dire di altro. Anche gli altri attori, comunque, erano all’altezza del grande Eduardo, soprattutto il personaggio principale del recital: Gennariniello, appunto, nei cui panni è entrato con maestria e aplomb, savoir faire e nostalgica eleganza Matteo Della Corte, anche alla regia. La trama, sviluppata in una semplice ma dignitosa location, una scenografia abbastanza curata, anche se un po’…artigianale, riguardava l’esistenza tra i tetti di una tranquilla famiglia composta da Gennariniello, la moglie Concetta, il figlio miope e stupido (diciottenne) Tommasino e la sorella di Gennariniello, innamorata di un professore di disegno. Accanto e attorno a tale nucleo familiare girano pochi altri personaggi, tra i quali appunto la signorina Anna Maria, prosperosa sciantosa che per gioco vuole farsi corteggiare dall’anziano Gennariniello, provocando la gelosia e le ire di Concetta. Poi nella breve rappresentazione – che all’inizio ha avuto qualche problema con l’audio – tutto si ricompone tra una serenata e una riappacificazione “consolatoria” alla fine, quando l’anziano torna dalla moglie e le canta “Uocchie che arraggiunate”. Grande successo quindi per questi bravi e volenterosi protagonisti del vivere il sacro fuoco dell’arte sul palcoscenico che abbinano al divertimento la solidarietà e i valori che sono stati loro instillati durante la frequentazione della loro chiesa.