Questione meridionale e questione dei Sud del mondo
La questione meridionale ed oggi, nella visione globale del mondo, la questione dei Sud del Pianeta Terra, è una questione purtroppo aperta e lontana da ogni possibile soluzione. Fa parte del villaggio globale e deve trovare le risposte risolutive nella visione globale dl mondo. Tante le soluzioni irrisolte; tanti i problemi che necessitano di essere affrontati e risolti. Si tratta di una vera e propria necessità non solo del Mezzogiorno nel caso Italia, ma dei Sud del mondo nella visione ampia del Pianeta-Terra. Malessere, sofferenze e ritardi nello sviluppo, nel cambiamento possibile, non giovano a nessuno. Oggi è tempo di protagonismo globale, di presenza di ciascun uomo in difesa non solo della propria dignità e dei propri interessi, ma più in generale dei comuni interessi dell’umanità globale. Non bisogna alimentare nel Mezzogiorno e nei Sud del mondo parassitismi e forme di assistenzialismo diffuso senza sviluppo. Non serve la subalternità silenziosa e/o forme di servilismo strisciante che non portano da nessuna parte. Il Mezzogiorno d’Italia ed i Sud del mondo necessitano di protagonismo e di attiva programmazione; necessitano di un modo nuovo di fare e di proporsi. Occorre in modo diffuso il gusto per la sfida e la volontà di rimboccarsi le maniche per cambiare. Occorre mettere da parte il clientelismo familista, il senso diffuso di una rassegnazione e di una condivisione basata sul principio che non c’è niente da fare. Tutto accade perché così è, perché deve accadere. Per cambiare, per una soluzione globale, occorrono regole nuove; occorre rispetto umano; occorre una grande solidarietà tra gli uomini vittime dei poteri forti della politica e sempre più spesso del malaffare legato alla criminalità. Occorre pensare ad un’economia sana; ad un’economia di sviluppo fortemente voluta dal protagonismo territoriale meridionale e dei Sud del mondo. Dicendo basta all’assistenzialismo, ai compromessi, alle violenze sui deboli, può cambiare la condizione sia del Sud d’Italia che dei Sud del mondo. Non serve lo statalismo, non serve la carità; serve la cultura del fare e dell’impegno nel fare. È la sola che può sconfiggere il Sud piagnone ed i tanti Sud rassegnati del Pianeta-Terra che vivono o meglio sopravvivono mancando di tutto. Cancellando la rassegnazione, nella gente può nascere la speranza di un diverso domani e di un cambiamento possibile per sé e per quelli che verranno. Bisogna partire da qui per una nuova condizione umana nel mondo globale del Terzo Millennio. Ciò non avverrà per concessione gratuita dei poteri forti; ciò dovrà essere il frutto della conquista di una nuova condizione umana basata sul protagonismo e sulla consapevolezza del proprio essere da parte di ciascun uomo che, da rassegnato, vive in silenziosa sottomissione la sua vita sulla Terra, delegandone agli altri il corso, le scelte, le decisioni che contano e che poi fanno la differenza tra chi comanda e chi ubbidisce, tra chi ha il potere della ricchezza e chi da sempre indossa gli abiti cenciosi della povertà sia morale che reale. Svegliarsi si deve il Sud ed i Sud del mondo! Con forza bisogna chiedere e farsi avanti rivendicando per sé il diritto alla vita dignitosa che gli altri, quelli dei privilegi, negano per egoismi che vanno contro l’umanità e ne diventano crimini della vita anche se apparentemente di pace.