Il complesso rapporto scuola – società

Giovanna Rezzoagli

Crescere, maturare, diventare adulti sani, significa anche questo: imparare a dominare, selezionare e, talvolta, inibire i propri affetti e i propri desideri. La scolarizzazione serviva anche a questo, sino a qualche decennio fa. Il confronto continuo con i coetanei e con adulti autorevoli fuori dal contesto familiare favoriva lo sviluppo morale del bambino, concorrendo nel contempo a produrre la cosiddetta socializzazione secondaria, concetto che mi riservo di definire meglio in seguito. Volutamente, ho utilizzato nei due periodi precedenti l’indicativo imperfetto e non, purtroppo, l’indicativo presente. Perché la Scuola e, conseguentemente, la scolarizzazione, oggi sono molto diverse da ciò che erano in un passato non ancora remoto. La figura del Docente odierno è lontana anni luce da quella autoritaria conosciuta da chi oggi ha più di cinquant’anni, nel contempo appare molto diversa anche dalla figura autorevole ma rassicurante conosciuta da chi è nato negli anni settanta ed ottanta. Oggi la figura del Docente appare molto svilita nel suo ruolo professionale, delegittimata, come delegittimata appare l’Istituzione Scuola. Il Maestro prima, il Professore poi, viene percepito come  un personaggio con cui è obbligatorio avere a che fare sino ai sedici anni, poco più di un baby-sitter per i ragazzi. Esattamente come la Scuola viene spesso considerata dalle famiglie alla stregua di un parcheggio gratuito, in cui però i propri figli devono essere ben custoditi. Dunque non più una preziosa risorsa cui attingere con riconoscenza né, tantomeno, una palestra di vita in cui imparare ad affrontarla davvero. Solo un passaggio necessario, scontato. Perché si è verificato questo cambiamento di prospettiva? Premesso che le cause di un fenomeno sociale sono sempre molteplici, proviamo a fare delle ipotesi. La prima, molto tecnica: la socializzazione secondaria non si concretizza perché la socializzazione primaria è avvenuta in modo carente e/o incompleto. La socializzazione è una caratteristica ontologica, connaturata alla condizione umana. Non a caso si configura come  “primario” il bisogno di socializzare, necessario alla vita parimenti a quello di nutrirsi e di riposarsi. Per socializzazione primaria si intende l’insieme esperienziale costituito dagli scambi emotivi, affettivi e comunicativi, che il bambino mette in atto con i membri della sua famiglia, in primis con la madre, sin dai primi di giorni di vita e per tutto il periodo prescolare. Se questo scambio risulta appagante e  gratificante, con tutta probabilità il bambino svilupperà un atteggiamento fiducioso di fronte alle nuove esperienze e imparerà gradualmente a distinguere i propri bisogni e a conciliarli con quelli altrui. Per socializzazione secondaria si intende l’insieme esperienziale costituito dagli scambi emotivi, affettivi e comunicativi, che il bambino prima, il ragazzo e l’adulto poi, mette in atto con tutte le istanze che costituiscono la parte relazionale del vissuto. Di fatto, la socializzazione secondaria dura tutta la vita. Ma è nella fase di socializzazione primaria che il bambino impara che il mondo non gira tutto intorno a lui, che ci sono anche gli altri. Se in famiglia non si insegna al bambino che esistono regole e limiti, la scuola in seguito potrà fare ben poco. Seconda ipotesi, molto concreta: la Scuola ha perso credibilità. E’ possibile, quando l’eccellenza lascia spazio alla mediocrità. Rendere i diplomi accessibili a tutti, meritevoli o meno, sarebbe come voler vedere correre sulle nostre strade solo Ferrari Testarossa : politicamente corretto, socialmente un suicidio. Terza ipotesi, molto verosimile: la Scuola ha perso carisma. Inevitabile, quando un’ Istituzione non è integerrima e trasparente, quando il malcostume della raccomandazione e del nepotismo si dimostra il modello vincente, quando il compagno di classe appartenente alla cosiddetta élite va avanti a suon di spintoni, o il Docente vince il concorso ad hoc. Quarta ipotesi, molto probabile: la famiglia svilisce il ruolo della Scuola. Considerato che oggi la Scuola rappresenta (di fatto) per molte famiglie l’equivalente “ammortizzatore sociale” in passato costituito dalla famiglia patriarcale, che la scuola si sceglie per la comodità di Sede e dei servizi offerti e non per la qualità dei servizi stessi, che durante le assemblee il problema principale che emerge è dove organizzare il viaggio d’istruzione e non come contrastare il fenomeno del bullismo, come poter credere il contrario? Ultima ipotesi: la Scuola è agli ultimi posti tra le priorità della nostra società. Più che verosimile, quando si discute persino di allungare le vacanze ad evidente scapito della qualità della didattica, a tutto vantaggio del turismo. Sicuramente molte altre ipotesi potrebbero essere formulate, resta l’evidenza che il sistema Società si costruisce partendo dal sistema Scuola. Tuttavia il sistema Scuola sembra oggi fragile ed impreparato a relazionarsi con un sistema Società anch’esso fragile, certo, ma estremamente aggressivo. Il tutto ci riporta al nucleo sociale primo: la famiglia. Parte tutto dalla famiglia, dallo scatto di orgoglio che dovrebbe vedere i genitori complici del progetto educativo e non controparte. Oggi tanti genitori, immaturi ed impreparati ad affrontare il loro ruolo, sentono sulla pelle il fallimento scolastico dei figli, specchio fedele del loro fallimento genitoriale. Reagiscono con rabbia, aggrediscono, non solo verbalmente chi valuta i figli. Eccolo l’errore madornale: i Docenti non valutano, non dovrebbero valutare, gli studenti in quanto persone, ma il loro rendimento, anche sociale. La famiglia spesso fatica a comprendere questo passaggio. La speranza è offerta dagli scrutini imminenti: l’occasione per riacquistare credibilità, l’occasione, forse l’ultima, per dimostrare quella coerenza si cui la nostra società ha un disperato bisogno.

2 pensieri su “Il complesso rapporto scuola – società

  1. Intervento perfetto e condivisibilissimo, La Rezzoagli ha messo a nudo e senza veli la realtà della scuola italiana oggi. Al di là delle tentate riforme. E’ vero, oggi i genitori sono la controparte e non complici del progetto educativo. tutta colpa della soppressione del “maestro unico”?

  2. Gentile Signor Santino, grazie per il Suo commento. Io credo che i genitori siano spesso controparte e non complici, perchè in molti casi vivono il loro ruolo genitoriale in modo frustrato, una critica mossa ai figli viene vissuta come critica a se stessi. E’ questo il dramma grosso. I figli crescono troppe volte da soli, sentendosi già adulti a undici anni, in realtà mai veramente cresciuti. Troppa rabbia, troppa collera in giro, un veleno sottile per la società che verrà. Ne riparleremo.Ancora grazie, buonanotte.
    Giovanna Rezzoagli

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