Salerno: ensemble dissonanzen, man ray movies

 La sezione dedicata alla più pura sperimentazione della terza edizione di Arti di Maggio, ispirata alle Nuances novecentesche, promossa dall’Associazione Seventh Degree dell’ Università di Salerno, con il contributo del Comune di Salerno – Assessorato Beni Culturali e Portualità Turistica – in collaborazione con il ministero Beni Culturali e le Soprintendenze per i B.A.P. e B.S.A.E. di Salerno e Avellino e il Conservatorio Statale di Musica “G.Martucci”, presenta mercoledì 19 maggio nella Chiesa dell’Addolorata del Complesso di Santa Sofia, alle ore 21,30, il prestigioso Ensemble Dissonanzen. Tommaso Rossi ai flauti, Marco Sannini alla tromba, Marco Cappelli alle chitarre e Ciro Longobardi al pianoforte, realizzeranno la sonorizzazione di alcuni film dadaisti di Man Ray “Le retour à la raion”, “L’etoile de mer”, “Emak Bakia” Il progetto, Man Ray Movies , ben collaudato  risale al 2002, vuole essere un commento sonoro libero che, partendo da alcuni originali pianistici di Erik Satie eseguiti da Ciro Longobardi al pianoforte, si sviluppa attraverso l’uso dell’elettronica, nonché dell’improvvisazione da parte di flauto, tromba, chitarra elettrica e dello stesso pianoforte. Il concerto, ironico omaggio al ruolo storico delle avanguardie artistiche che costituiscono un imprescindibile riferimento per l’artista di oggi, vuole anche introdurre la dimensione della multimedialità nella moderna fruizione musicale contemporanea. Il genio creativo di Man Ray, lo porta utilizzare come “vettori espressivi”, tutte le forme possibili: pittura, fotografia e cinema. Dopo gli inizi pittorici al circolo artistico anarchico Francisco Ferrer e con Alfred Stieglitz alla Galleria 291, dove ammirava Picasso e Czanne, il grafico Radnitsky, poco più che ventenne, iniziò il suo studio sulla luce come strumento e fine compositivo, cambiando il nome in Man Ray: Uomo Raggio. Per le sue creazioni fotografiche utilizzò sempre una comune Kodak portatile, inizialmente usata per la riproduzione delle sue opere pittoriche, diventò poi la fedele compagna di tanti capolavori, insieme alla luce elettrica, che gli consentì un agevole controllo di luci e ombre. Con questi strumenti divenne il vero creatore dello stile e della tecnica ritrattistica, fino ad allora relegata ad una semplice registrazione meccanica della realtà a fini documentaristici o celebrativi, creazione di forme e stati d’animo partendo da oggetti comuni, studio della luce e delle ombre, composizioni in multiesposizione tali da dare effetti di surreale estraniamento. Il rapporto di Man Ray con il cinema nasce quasi per gioco, come egli stesso scrive nella sua autobiografia, per dare movimento alle sue fotografie. Nel clima di rivolta contro la tradizione delle arti figurative che il Dada esprimeva, Man Ray aveva scoperto attorno al 1921 il rayograph, cioè la fotografia senza macchina fotografica. I rayogrammi così ottenuti, al di là della suggestione e del fascino delle immagini astratteggianti che definiscono, costituiscono un precedente significativo per l’affrancamento della fotografia sia dalla tecnica tradizionale, sia soprattutto dall’estetica che ne determinava i caratteri formali.  Le musiche d’accompagnamento alla proiezione sono concepite come improvvisazioni condotte secondo uno studio sulla reazione alle immagini attraverso la tecnica della libera associazione di idee, che riflette, se non in senso storico, in senso più strettamente programmatico uno dei punti cardine dell’estetica Dada e surrealista. Tali improvvisazioni partono sempre da un’ossatura centrale, che percorre l’intera performance, per la quale è stata scelta la musica di Erik Satie, in particolare le sue pagine pianistiche, recuperando così il suono della sala di proiezione dell’epoca, che prevedeva, nella maggior parte dei casi, la presenza del solo pianoforte.