Nascere da chi?

di Rita Occidente Lupo

Dalla parte dei piccoli. La omo coppia senese, tramite inseminazione artificiale danese, presto allietata da un bebè. La notizia, ovviamente nel giro cronachistico per gli risvolti innovativi. Non tanto sull’inseminazione, un tempo per le coppie sterili, ma panacea anche per casi atipici ormai, quanto sull’aspetto meramente psicologico. Si concepisce per il proprio volere: si mette al mondo un figlio, per sentirsi genitori! La coppia etero, nella sua complementarietà genitoriale, da sempre archetipo della vita. Oggi in discussione nelle sue stesse radici. Manipolata e plasmata a proprio piacimento. Si gioca con la vita. La si solletica, scegliendone perfino l’aspetto esteriore, se si opta per occhi azzurri o incarnato olivastro. Se si decide di sopprimerla sul nascere con la Ru o di soffocarla in un sacchetto di cellophan, su un piazzale da discoteca. Si decide arbitrariamente quando e come farla esistere! Ed in quali termini! La scelta, sempre discrezionale al bisturi decisivo dei singoli. Un vezzo per alcuni, perfino giocare con bebè finemente siliconati! Ma dalla parte dei nascituri, non si schiera ancora alcuno. Che riesca ad urlare, non per campagne strumentali referendarie, il proprio voto ad essere al mondo con tanto di dignità. E nel modo giusto! Senza togliere nulla ai pii desideri genitoriali, un bebè in una famiglia omo, al di là della flagellante educazione impartita a Tel Aviv, soddisfatto di nascere nella confusione dei ruoli? Da genitori, omo,  altro che icona della legalità domestica! Ormai tutto confuso. Spacciando per normale e naturale anche ciò che non lo è. Nascere da un uomo e da una donna, biblicamente “In principio Dio li creò maschio e femmina…” per la crescita armoniosa del fanciullo, senza traumi o forzature di personalità. Bandendo una visione manichea, possibile riuscire a scindere ciò ch’è giusto e ciò che non lo è, in clima di diritti dell’infanzia? Ai pedagoghi, ai filosofi e semplicemente agli uomini saggi, se ancora esistono nel nostro tempo, l’ardua sentenza!