Eutanasia sì e no!

di Rita Occidente Lupo

Dichiarazione choc, quella di Ray Gosling, presentatore televisivo Bbc qualche tempo fa: in diretta, la confessione d’omicidio. Il suo compagno, da anni affetto d’Aids, soffocato con un cuscino. Rilanciato il dibattito sull’eutanasia, nel Paese coronato, giacchè in Gran Bretagna, l’assistenza al suicidio, crimine punibile fino a 14 anni di carcere. La dichiarazione, nel corso d’un programma televisivo a tema, a distanza di anni dal decesso. Una leggerezza televisiva? Un motivo di ulteriore audience? Per Gosling, il candore nel narrare i fatti, come se avessero avuto a monte un’intesa naturale con la vittima. Come se la morte fosse stata richiesta dallo stesso compagno, per liberazione. Scattato l’allerta della Polizia, interprete dei fatti come omicidio intenzionale, più che suicidio assistito. La miccia per continuare ad esaminare i limiti del problema: nel Regno Unito  si parla di crimine, anche se le linee guida, emesse in settembre dalla Procura generale, indicano in quali casi occorre perseguire chi assiste, e in quali no. L’eutanasia dai suoi mille risvolti. Una dolce morte, eufemistica voluta la soppressione dell’esistenza volontaria, fin dalla sua genesi, tra legalizzazione e libera volontà. Per amore, capaci di tutto! Questo, l’alibi di Gosling: a costo di liberare l’altro, della vita diventatagli insostenibile! Uccidendola!