Una catena di delitti a Bargagli parte dalla “resistenza” dell’ultima ora

Salvatore Ganci

Se vi trovate a passare nella centralissima via XX settembre di Genova, proprio sotto al cosiddetto “ponte monumentale”, noterete impressi sul marmo i nomi dei partigiani morti per la libertà. Ma … che amara ironia trovare tra questi nomi quello di Carmine Scotti, carabiniere in quel di Bargagli, un paesotto dell’immediato entroterra genovese, colpevole di avere svolto il suo lavoro e di avere fatto condannare alcuni “Borsari” (ovvero macellatori al mercato nero) durante l’ultimo conflitto. Già, quando l’Italia era allo sbando, nel ‘44, questo carabiniere mise in salvo la famiglia e salì sui monti tra i partigiani “bianchi”. La storia ha quasi del banale. Attirato con l’inganno a Bargagli viene prelevato da un gruppetto di partigiani di diverso colore, torturato brutalmente, gli occhi cavati, legato ad una stufa ben accesa e alla fine del divertimento, finito con un pietoso colpo di grazia. Del fatto ne venni a conoscenza solo nel luglio del 1983 (se la memoria non mi inganna ero Commissario di Maturità in un Liceo di Genova) quando un coraggioso procuratore si occupò del caso, interessandosi proprio al gruppo di questi gloriosi partigiani e ad una scia impressionante di morti ammazzati. Il 6 luglio vengono eseguiti i primi sei mandati di cattura nei confronti di Buscaglia, Spallarossa, Calvelli, Ferrari, Amedoro e Attilio Cevasco per omicidio premeditato e pluriaggravato nei confronti dell’appuntato Carmine Scotti. L’indomani parte una nuova comunicazione giudiziaria diretta a Angelo o “sceriffo” Cevasco, anche lui ex partigiano. Tre giorni dopo Emma Cevasco, lontana parente della stessa famiglia, non si sa perché, si uccide buttandosi giù dalla finestra. Abitava proprio di fronte alla casa di Carmine Scotti. La battaglia giudiziaria (già persa in partenza, si sa) prosegue fino a quando i difensori degli imputati non sono costretti ad appellarsi all’indulto voluto (da Einaudi o da Togliatti?) nel 1953 dal Presidente della Repubblica Luigi Einaudi per i reati commessi fino al 18 giugno 1953. E vengono liberati … Ma se volete toccare con mano “di che lacrime grondi e di che sangue” questo particolare aspetto della resistenza sono istruttivi i seguenti link che trattano del “caso Bargagli”: http://www.ilgiornale.it/genova/cosi_pci_salvo_mostro_bargagli/03-05-2007/articolo-id=175271-page=0-comments=1 http://www.ilgiornale.it/parola_lettori/al_partigiano_moranino_killer_partigiani_non_si_nega_via/10-01-2010/articolo-id=412682-page=0-comments=1 Sono certo che saprete da soli acculturarvi oltre ogni umana immaginazione scoprendo tanta altra documentazione e per di più non di parte … Dimenticavo: il numero “ufficiale” di assassinii a Bargagli per un “fatterello” legato a un bottino sottratto a una pattuglia tedesca in ritirata (e massacrata) è 23. Già, così il Partito Comunista Italiano d’allora salvò il cosiddetto “mostro” di Bargagli. Ovviamente, anche allora ci fu chi gridò allo scandaloso revisionismo: succede anche oggi, ma sempre meno.